IL PERSONAGGIO

Ei Fu. Napoleone Bonaparte, il destino dell’Imperatore sulle rive di Sant’Elena

5 maggio 2024 | 07:00
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Ei Fu. Napoleone Bonaparte, il destino dell’Imperatore sulle rive di Sant’Elena

Il 5 maggio 1821, Napoleone esalò l’ultimo respiro sull’Isola di Sant’Elena. Colui che fu tante cose, ha lasciato un’eredità di cui il mondo ancora oggi si serve

Il 5 maggio 1821 Napoleone Bonaparte esalò l’ultimo respiro. Morì sull’Isola di Sant’Elena, dove venne esiliato. Un tumore allo stomaco, come accertato dall’autopsia successiva, lo portò via. Le notizie all’epoca, per ovvie ragioni, circolavano molto più lentamente di adesso. Passarono diverse settimane quando gran parte del mondo scoprì della morte dell’uomo più influente della sua epoca.

Quando lo seppe, quello stesso mondo fu scosso, a tratti si fermò. Non c’è da stupirsi: qualcuno lo credeva immortale, qualcun altro un semi-dio. Nonostante fosse ormai malato, impotente e lontano dal mondo, la morte dell’ex Imperatore di Francia fu talmente forte da indurre Alessandro Manzoni a comporre un’Ode in suo onore, il 5 maggio, successivamente tradotta in tedesco da Goethe.

Oggi, oltre 200 anni dopo, la figura di Napoleone suscita passione, curiosità, interesse. Il suo nome è su tutti i libri di Storia. Ma di lui, gli storici parlano non solo come di qualcuno che ha plasmato la Storia, ma come qualcuno che l’ha cambiata. Un privilegio che spetta a pochi, pochissimi.

Simbolo della Rivoluzione Francese scoppiata il 14 luglio 1789, fu il più grande dei nemici per l’Ancièn Regime francese ed europeo. Tutte le grandi potenze si coalizzarono contro di lui, e dunque contro i rivoluzionari. Napoleone Bonaparte, in principio un generale della rivoluzione, ben presto si distinse per le sue straordinarie doti da condottiero. Ne diede prova durante la prima Campagna d’Italia del 1796-1797 in cui, con un esercito poco numeroso e sprovvisto di mezzi adeguati, ne conquistò una gran parte. Ma non c’è da stupirsi, a posteriori. Alcuni storici lo ritengono il più grande condottiero della storia: più di Giulio Cesare, più di Alessandro Magno.

Napoleone Bonaparte

Ritratto di Napoleone

Napoleone fu abile non solo ad esaltare le sue vittorie, ma fu un maestro nel nascondere le sue sconfitte, grazie al carisma e alla credibilità ottenuta nel tempo. Ne è un esempio la Campagna d’Egitto, avvenuta nel 1798, dove le truppe francesi vennero sconfitte da quelle anglo-turche. In quell’occasione, Bonaparte cedette persino il comando: doveva tornare in Francia, dove le potenze straniere erano entrate per “liberare” la Francia dai rivoluzionari.

Napoleone Bonaparte: Imperatore di Francia e rottura con Papa Pio VII

Tornando alla Campagna d’Italia ad aprirgli le porte del potere. Tornato in Francia nel 1799 a furor di popolo, quest’ultimo era convinto che fosse tornato dal Medio Oriente per mettere ordine e gestire la crisi. Ed effettivamente, era proprio quello il suo obiettivo. Napoleone organizzò un colpo di Stato insieme ad altri 2 personaggi importanti, Sieyès e Ducos, e vennero nominati Consoli di Francia. Il Direttorio, il massimo organo politico nell’ultima parte della Rivoluzione Francese. Pochi anni dopo, nel 1804, il Senato lo proclamò Imperatore di Francia.

Napoleone Imperatore di Francia

Perchè non si fece incoronare dal Papa?

Il 2 dicembre del 1804, nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi, fu celebrata la cerimonia di incoronazione. Napoleone era intenzionato a legittimare il proprio governo imperiale, con una nuova famiglia reale e una nuova nobiltà. Per questo proposito, egli predispose una nuova cerimonia d’incoronazione, differente da quella in uso presso i re di Francia, dove veniva enfatizzato il valore “sacro” della consacrazione del sovrano con l’unzione conferita dall’arcivescovo di Reims nella cattedrale di Reims. La cerimonia d’incoronazione di Napoleone avvenne infatti nella grande cattedrale di Notre-Dame di Parigi alla presenza di Papa Pio VII, da cui però non si fece incoronare. Un gesto forte, fortissimo, di rottura con l’Ancièn Regime. Per completare l’opera, nel 1805, si auto-proclamò Re d’Italia.

Le riforme

Napoleone mise in campo numerose riforme passate alla storia. Ne citiamo solo alcune,  quelle più importanti.

Su tutte, quella che spicca è il Codice Napoleonico del 1804, ovvero il codice civile attualmente in uso in Francia. Esso fungerà da modello per tutti i codici successivi, ed eserciterà una notevole influenza sulle analoghe raccolte di numerosi paesi al mondo. Napoleone, dunque, fu il padre del diritto civile moderno.

Il Codice Napoleonico

Per quanto riguarda la sanità, Napoleone organizzò un Comitato di Medici che doveva predisporre dei centri di vaccinazione gratuiti contro il vaiolo in diverse zone di Parigi, mettendoli a disposizione di tutti i cittadini.

A livello di istruzione, una legge del 1802 prevede l’istituzione di tre ordini di scuole: scuole primarie, ginnasi e licei, università.

Lipsia e i Cento Giorni

Come per tutti, arriva il momento delle sconfitte, degli insuccessi. E, più avanti, della fine. E’ un discorso che vale per chiunque. Anche per Napoleone, anche se all’epoca era difficile da credere.

La Battaglia di Lipsia, avvenuta nel 1813, è stata uno degli scontri più importanti delle guerre napoleoniche. Conosciuta anche come la “Battaglia delle Nazioni”, essa vide l’esercito francese di Napoleone affrontare una coalizione di forze europee composte da prussiani, austriaci, russi e svedesi. La battaglia si concluse con una decisiva vittoria delle forze coalizzate, che inflissero una pesante sconfitta a Napoleone e costrinsero l’esercito francese a ritirarsi.

La Battaglia di Lipsia

La sconfitta di Napoleone a Lipsia segnò una svolta significativa nelle guerre napoleoniche e indebolì notevolmente il suo dominio in Europa. Questo evento segnò l’inizio del declino di Napoleone e aprì la strada per la sua successiva abdicazione e l’esilio all’isola d’Elba.

Tuttavia, Napoleone riuscì a fuggire dall’Elba e tornò in Francia per un breve periodo di tempo noto come i “Cento Giorni”. Durante questo periodo, cercò di riconquistare il potere e riorganizzare il suo esercito. Tuttavia, la sua ultima grande sconfitta arrivò nella Battaglia di Waterloo, combattuta il 18 giugno 1815.

I Cento Giorni di Napoleone

Waterloo, Sant’Elena e la morte di Bonaparte

La Battaglia di Waterloo fu un confronto tra l’esercito di Napoleone e le forze della coalizione guidata dal duca di Wellington e dal generale prussiano von Blücher. Nonostante l’intenso combattimento, Napoleone subì una sconfitta definitiva che pose fine al suo secondo regno e alla sua ambizione di dominare l’Europa. Dopo la sua sconfitta a Waterloo, Napoleone fu esiliato all’isola di Sant’Elena, dove trascorse i suoi ultimi anni prima di morire il 5 maggio 1821.

L’esilio di Napoleone a Sant’Elena

Napoleone Bonaparte: fu vera gloria?

“Fu vera gloria?” si domandò Manzoni, nella sua Ode citata all’inizio. Non è questa la sede adatta per rispondere ad una domanda secolare. Ma quel che si può affermare è che Napoleone, nel bene e nel male, ha segnato un’era. L’Era Napoleonica, appunto. C’è un pre ed un post Napoleone Bonaparte. Non solo metaforicamente, ma anche a livello storico.

Il Congresso di Vienna in un dipinto di Jean-Baptiste Isabey

Con la morte di Napoleone Bonaparte ebbe inizio il periodo della Restaurazione. Le grandi potenze tentarono di cancellare le tracce di Napoleone con il Congresso di Vienna, durato un anno (1814-1815). Qui venne ridisegnata la cartina dell’Europa e ripristinato l’Ancien Règime. E, per cominciare, i Borbone tornarono sul trono di Francia, con Luigi XVIII che venne proclamato Re. Tornò la Monarchia, dunque. Ma nonostante il tentativo di eliminare l’influenza napoleonica e rivoluzionaria, essa ormai era penetrata nel cuore pulsante della società europea. I popoli avevano fame di libertà. Non vollero più essere sudditi al servizio di qualche Re o Imperatore più o meno tirannico, ma cittadini.

Fare un…quarantotto

Nel 1820-21 iniziarono i primi moti rivoluzionari. Nacquero in Spagna, per poi diffondersi in tutti gli altri paesi europei. Tra cui l’Italia. O meglio, la Penisola, dato che l’Italia ancora non era ancora uno Stato Unitario. Per quello si sarebbe dovuto attendere ancora 40 anni. Ma il 20-21 fu solo un assaggio di quello che successe nel 1848, periodo conosciuto come la “Primavera dei Popoli“. L’ondata di moti rivoluzionari scosse l’Europa, a tal punto che ancora oggi si dice “fare un quarantotto” o “andare a carte quarantotto”.

Le Cinque Giornate di Milano

I regimi assolutisti vennero abbattuti, con i Sovrani ormai incapaci nel contenere l’ondata di sollevazione popolare (di natura liberal-democratica). Gruppi di clandestini si riunirono in società segrete rivoluzionarie, per pianificare gli attacchi alle monarchie assolutiste. La più famosa è la Carboneria, che nacque nel Regno di Napoli. Furono proprio quei moti a scatenare le guerre d’indipendenza contro l’Austria, che occupava la Penisola. Fino al 17 marzo 1861, quando nacque il Regno d’Italia.

La Rivoluzione Francese prima, e l’Era Napoleonica poi, cambiarono il corso della storia europea. E chissà, forse senza di ciò, non vivremmo nel mondo che conosciamo. O per lo meno, nel Continente che conosciamo.

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