Livia Drusilla: imperatrice femminista

27 gennaio 2013 | 20:20
Share0
Livia Drusilla: imperatrice femminista

Il Faro on line – Livia Drusilla fu la moglie di Ottaviano Augusto. Ebbe la fortuna di vivere a lungo, raggiungendo gli ottantasei anni in un’epoca in cui l’attesa di vita era di appena la metà. Un’epoca in cui oltre il 50% delle donne perdeva la vita durante il parto e Livia ebbe due figli, Druso e il futuro imperatore Tiberio.Tacito e Svetonio la presentano come una donna intrigante e senza scrupoli, il marito, Gaio Ottavio Cesare Augusto, primo imperatore di Roma, invece la propose al popolo, come rappresentante della virtù romana, come matrona, quasi vestale, da contrapporre al vizio alessandrino e a donne come Cleopatra, traditrici seducenti e lascive.

Sulle monete, splendidi e rari dupondi, a lei dedicate, da Tiberio, Livia appare come la personificazione della Pietas, della Iustitia, della Salus Augusta. Virtù che vanno ben oltre le parole, come la pietas che sarebbe traducibile oggi, forse col termine ampio di solidarietà, mentre la Salus con il benessere collettivo. Furono eretti templi in tutto l’impero dedicati a lei come Cibele, divinità della terra, e come Giunone, madre degli Dei. Gli furono tributati onori, quali la Sacrosantitas, che la ergevano a livello anche superiore delle vestali.

Ma su Livia grava il sospetto storico delle morti e delle disgrazie dei figli e nipoti di Augusto, delle quali forse fu moralmente responsabile. Ad uno ad uno, Marcello, Gaio, Lucio, Germanico, tutti eredi diretti designati al trono, caddero in circostanze assai sospette. E tutte queste morti non fecero altro che spianare la strada all’elezione di Tiberio, figlio naturale di Livia, ma non figlio di Ottaviano Augusto.

Dunque chi fu Livia Drusilla? E quale fu il suo ruolo sociale nella storia?Come da usanza romana, secondo la quale all’età di quattordici o quindici anni, le ragazze potevano essere gettate nella tempesta dei matrimoni, Livia, appena quindicenne, fu data in sposa a Tiberio Claudio Nerone un nobile idealista repubblicano oppositore di Cesare e dunque un nemico di Ottaviano Augusto. Ma poiché, appunto, i matrimoni, oltre che fusione di eredità, erano anche occasione di pacificazione e accordi politici tra Gentes, ecco che Livia fu offerta in sposa ad Ottaviano Augusto dallo stesso marito allo scopo di salvare il proprio patrimonio e la propria vita.La propaganda imperiale però ci racconta di un colpo di fulmine reciproco tra lei e Ottaviano. Ma tutto fa pensare ad opportuno calcolo politico per entrambi i personaggi e per entrambe le famiglie.

Ottaviano Augusto ottenne l’appoggio politico da parte della aristocrazia senatoria. Livia si trovò moglie del futuro imperatore, sul Palatino, con entrambi i figli  e con tutta la proprietà, sia la sua che quella del marito, salvo dalle liste di vendetta che pendevano sul palatino. Una delle conseguenze più evidenti per tutti i romani fu la pacificazione visto che Ottaviano Augusto, che era stato sanguinario e crudele, sicuramente sotto l’influenza di Livia, divenne, d’ora in poi, clemente, comprensivo e tollerante.

Dal suo punto di vista Ottaviano Augusto aveva anche guadagnato una consorte che, secondo la tradizione, obbediva ciecamente a tutti i suoi desideri anche filando e tessendo con le proprie mani gl’indumenti che indossava, accudendolo in ogni necessità, affiancandolo in ogni momento. In casa, Livia impostò una vita di massima severità, all’antica, militaresca, repubblicana, non concedendosi nessuna distensione, nessun esonero dagli impegni giornalieri, nessun lusso, nessuna mondanità.Impose a se stessa la fedeltà totale in un’epoca di costumi corrotti, impose rispetto e parsimonia oculata.

Livia sicuramente studiò i punti deboli della psiche del marito, e decise di sostenerli. Augusto non amava spendere, di gusti semplici e debole con le donne. Livia rispose con la parsimonia alla sua avarizia, appagò attentamente i suoi gusti e chiuse sempre gli occhi alle sue avventure galanti. Ma restava sempre lei, la moglie fedele e non uggiosa, capace di comprenderlo. Col tempo prese anche la decisione di accompagnarlo negli spostamenti nelle varie parti dell’impero.

Ottaviano Augusto, di salute debole, d’indole abitudinaria, deve aver provato un’infinita riconoscenza per la moglie che alleviava le sue pene e gli faceva sentire anche in capo al mondo il calore delle abitudini romane. Per questo la ritenne sempre indispensabile e unica; non oggetto di ulteriori scambi; non la ripudiò mai pur avendone motivo, l’incapacità di procreare un erede; e la riempì di onori. La volle vicino nei trionfi. Nella vita pubblica, non le permise di partecipare alle sedute del Senato, ma accettò i suoi intervenenti alla moderazione.

Per questo Livia fu sempre presente alle manifestazioni popolari, in momenti di grande responsabilità; si racconta anche della sua presenza durante gli incendi, vera piaga di Roma, mentre, di persona, da’ ordini ai “pompieri”, e segue le fasi di spegnimento e salvataggio dei superstiti.Si comincia a delineare la figura di Livia; certamente fu una donna molto scaltra, una “Ulisse in gonnella”, come la definì il nipote Caligola, capace di usare, oltre alla psicologia, anche l’arsenico e il complotto per eliminare gli eredi diretti al trono e raggiungere il suo scopo, cioè quello di incoronare il proprio figlio Tiberio imperatore di Roma; ma fu anche una donna colta, perfino naturalista e salutista. Continuò a mantenersi in buona salute fino a ottantasei anni, morigerata da sempre, attenta a bere vino secco, il Pucinum, e a mangiare spesso insalata di enula campana, dalla radice tozza come barbabietola, ma amara, ancora oggi celebrata per le sue qualità medicinali, contro la tosse, raffreddore ed altre disfunzioni interne. Insomma, seppe guardarsi la salute.

La sua vicenda privata, fatta anche di sofferenza e di sopportazione, in un mondo prepotente e maschilista era tuttavia volta al raggiungimento di una sorta di parità tra uomo e donna. Il suo vero scopo era quello di riscattare la sua condizione femminile, fino a pretendere il riconoscimento della sua presenza imperiale accanto al consorte. Una presenza paritaria che, se non legale, fosse almeno morale, politica e religiosa.

L’ultima frase di Ottaviano Augusto morente, che deve averla amata sicuramente, è rivolta a lei : “Ti saluto Livia mia adorata moglie”. Lasciò l’Impero in eredità a Tiberio, figlio di Livia. Lei stessa fu adottata e divenne, allo stesso tempo, consorte e figlia del divino Augusto.Nei 50 anni di vita con Augusto, Livia aveva costruito la carriera della propria progenie e della propria gentes, influenzando profondamente l’azione del primo imperatore di Roma.

Ma la sua personalità aveva anche cambiato per sempre la concezione della donna romana, vista quasi come oggetto, presente solo per la sua fisicità e come materia di scambio matrimoniale. Si può affermare che con Livia la donna assume una funzione sacra, di divinità benefica e salutare per i popoli, di fondatrice e protettrice dell’impero. La matrona Romana sarà, grazie a Livia, quell’elemento di equità familiare non riscontrabile nemmeno nella rappresentazione cristiana. Livia Drusilla fu dunque, la prima imperatrice di Roma e, certamente, esempio dell’avanzata delle donne nella storia del genere umano.
Numismaticus