Si gira Suburra 2, ancora location a Ostia per la serie Netflix
Ostia scelta dai registi e dalla produzione Netflix come location per i nuovi episodi di Suburra 2. Riprese notturne sul lungomare
Ostia – Il mare di Roma come scenario per i loschi affari dello zingaro Spadino e dello spietato Samurai. Si gira Suburra 2 e il primo ciak lidense c’è stato stanotte in lungomare Caio Duilio, nei giardini davanti allo stabilimento e ristorante “La vecchia pineta”.
Dopo il grande successo dei primi dieci episodi di Suburra – La Serie trasmessi su Netflix (a fine 2018 in onda anche su Rai 2), i produttori (la stessa Netflix con Cattleya e Rai Fiction) ci riprovano. E intrecciano le storie dei protagonisti ancora una volta a Ostia, epicentro degli affari sporchi tra politica, criminalità comune e settori della Curia romana.
A calcare la sabbia e le location di Ostia, tornano così Aureliano (Alessandro Borghi), Spadino (Giacomo Ferrara), Lele (Eduardo Valdarnini), Sara Monaschi (Claudia Gerini), il politico Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro) e lo spietato boss Samurai (Francesco Acquaroli). Alla regia ci sono Andrea Molaioli, già regista della prima stagione di Suburra La Serie e di La ragazze del lago, Il gioiellino, e non c’è più Michele Placido ma la new entry Piero Messina (L’attesa).
Stanotte si è girato davanti al ristorante-stabilimento “La Vecchia Pineta” che appare già in Suburra 1 e nel film originario diretto da Stefano Sollima: nella pellicola portata nelle sale, il ristorante fingeva addirittura da casa nel Numero 8, Aureliano, appunto. Come segnalato in questo articolo, altre location ostiensi adottate nella prima serie sono via degli Aliscafi all’Idroscalo (impiegata come scenario anche nelle recenti pellicole “Come un gatto in tangenziale” e “Fortunata”), la palestra di pugilato via Cardinal Ginnasi al Park Lido e la piscina della Spa nello stabilimento “Bagni Vittoria”.
Una scelta quella di Ostia riconoscibile tra le location della fiction, dettata dalla scrittura che tratta di affari legati al porto turistico di Roma e del rilancio del lungomare ma che lascia l’amaro in bocca per la rappresentazione che ne deriva del tessuto sociale ed economico.