Il Presidente Fia: “Bisogna superare i retaggi culturali retrogradi quali l’abbandono scolastico e i matrimoni combinati”
Farmacisti in aiuto – “L’accoglienza e la generosità delle persone è una cosa straordinaria, inaspettata. Convivono con condizioni ambientali spesso ostili e vivere lì tutti i giorni è davvero difficile” racconta una volontaria.
Quando si nomina l’India o si sfoglia un catalogo di viaggi, si viene inondati da colori, paesaggi meravigliosi, città convulse e tanta, tantissima, gente. Elefanti, terra, vegetazione rigogliosa, spezie e meditazione, popolazione semplice.
Ma l’India è tutta qui?
Lo abbiamo chiesto a Federica che lo scorso ottobre ha partecipato al viaggio di ricognizione nelle zone dove opera Farmacisti in aiuto in partenariato con Namaste Wings to Fly, Organizzazione locale riconosciuta dal governo indiano.
“Mentre preparavo la valigia, non sapevo cosa mi avrebbe aspettata” – racconta la giovane biologa. “Era la prima volta che sarei uscita dall’Europa per scoprire un piccolo pezzo di un nuovo Continente” – prosegue. Una scelta di viaggio maturata, forse, in tanti anni. Si perché la mamma di Federica sostiene Farmacisti in aiuto sin dalla sua fondazione, oltre 12 anni fa.
“Capita di frequente di confrontarci e parlare di famiglie indiane, di progetti, della ragazza che sostiene a distanza e non c’è stata una volta in cui non mi ha detto ‘quando mi portate in India che vorrei andarci con mia figlia?’” aggiunge Tullio Dariol, presidente di Farmacisti in aiuto.
L’occasione c’è stata ed il viaggio è “difficile definirlo con un aggettivo” riprende Federica.
“Lì la vita è difficile, anche l’aria è completamente diversa da noi. Non se sarei riuscita a rimanere più di due settimane in quei villaggi. Non è solo una questione di adattarsi, ad essere diverso è quasi tutto: dalla terra polverosa (se non fangosa) e accidentata su cui si cammina, alle abitazioni – fin troppo spesso precarie e umide – ridotte all’osso. Il bagno è quasi sempre fuori e l’igiene non è sempre il primo pensiero di chi di acqua ne ha veramente poca e la deve centellinare anche per cucinare”.
“Qui la Onlus fa un lavoro fantastico e di lavoro da fare ce n’è davvero tanto – aggiunge il presidente di Farmacisti in aiuto, anche per sradicare cattive abitudini e retaggi culturali retrogradi quali l’abbandono scolastico, la scarsa attenzione nei confronti della donna, i matrimoni combinati.
“Mi è rimasto impresso un villaggio in cui gli uomini non facevano veramente nulla – continua Federica -. Alla mia domanda sul perché ci fosse quella situazione, i referenti locali mi hanno spiegato che purtroppo c’è un alto tasso di depressione tra gli uomini che li porta spesso all’alcolismo e all’apatia. Per questo gli aiuti mirati all’educazione e all’inserimento lavorativo credo siano fondamentali e da potenziare”.
“In questo viaggio ho finalmente avuto l’occasione di conoscere di persona Soorya, che mia madre ha sostenuto per tanti anni e di cui continuiamo a ricevere notizie, foto e disegni, nonché tutto il resto della sua famiglia, compresa la mamma alla quale mia madre nel 2007 ha permesso di essere operata al cuore (avendone sostenuto le spese), operazione che gli ha salvato la vita. Una emozione grandissima aver conosciuto tutta la famiglia ed essere potuta entrare per la prima volta nella loro casa.
Abbiamo ricevuto un’accoglienza che mi ha davvero sorpresa. La generosità delle persone ti mette quasi in imbarazzo: hanno usato quel poco che avevano per accoglierci e i bambini poi sono meravigliosi; ti rendi conto di quanto la vita che fanno sia completamente diversa dalla nostra e di come siano capaci di accontentarsi e di apprezzare ogni piccola cosa. Un’esperienza veramente forte – conclude Federica – di cui ricorderò ogni attimo e che mi ha fatto capire tante cose”.
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(Il Faro on line)