Ostia, Acilia e Dragona: i nomi degli arrestati. Uno scontro tra clan armati e spietati
Secondo la DDA e la Polizia sul litorale romano è in atto uno scontro tra clan: da una parte la famiglia Sanguedolce e dall’altra i Costagliola. I fatti descritti dalla magistratura
Acilia – Secondo La DDA di Roma c’era uno scontro tra clan. Spietato, cruenti, armato. Tutto per controllare il redditizio traffico di stupefacenti.
Per questo motivo sono finiti in carcere in sei e altri due hanno ricevuto un avviso di garanzia. Il procuratore vicario Michele Prestipino è categorico: si tratta dell’arresto dei capi di due organizzazioni criminali, facenti capo alle famiglie “SANGUEDOLCE” e “COSTAGLIOLA”, che si stavano da tempo fronteggiando per l’egemonia territoriale, in particolare nel settore dello spaccio di sostanze stupefacenti.
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata eseguita a carico di: COSTAGLIOLA Gerardo (Napoli, 56 anni), COSTAGLIOLA Emanuele (Napoli, 30 anni), COSTAGLIOLA Emanuele (Napoli, 30 anni), MAZZEI Michael (Roma 26 anni), SANGUEDOLCE Alessio (Roma , 35 anni), TIROCCHI Gianluca (Roma, 26 anni).
Destinatari di avviso di garanzia e contestuale decreto di perquisizione sono: SANGUEDOLCE Daniele (Roma, 22 anni) e ANTONACCI Valerio (Roma 46 anni). Tutti quanti risiedenti tra Acilia, Ostia, Dragona e Dragoncello.
I fatti contestati a vario titolo vanno dalle lesioni personali, al sequestro di persona fino ad arrivare al tentato omicidio, e rappresentano il culmine di un conflitto, che andava avanti da tempo, tra due fazioni rivali nel controllo delle zone di spaccio di droga sul triangolo territoriale di Acilia, Ostia, Dragona e Dragoncello.
GLI SCONTRI TRA CLAN
Nello specifico si sono verificati due violenti scontri nella giornata del 7 giugno 2018, allorquando, a seguito di una lite avvenuta la settimana antecedente, che ha sempre come sfondo lo smercio dello stupefacente, i due gruppi antagonisti, facenti capo alle famiglie dei SANGUEDOLCE e dei COSTAGLIOLA, sono arrivati ad affrontarsi in modo diretto ed in contrapposizione armata.
La prima serie di violenti scontri, si esaurisce in rapida successione, pressappoco in un’ora, a partire dalle ore 20 circa del suddetto giorno davanti al bar Grease, sito in località Dragoncello, di proprietà di C.D., romano dell’88, con precedenti di polizia specifici nel settore degli stupefacenti, peraltro arrestato dalla Squadra Mobile il 30.10.2018, poiché trovato, dentro un magazzino tra Ostia e Dragona, in possesso di 600 kg. di hashish pronta per essere spacciata.
I fratelli Sanguedolce, Alessio e Daniele, insieme ad Antonacci Valerio, arrivano in auto davanti al bar e si avventano contro Tirocchi Gianluca, intento a parlare lì davanti con altri soggetti, e subito Daniele lo colpisce violentemente con diversi pugni al volto, facendolo cadere rovinosamente a terra; la vittima si rialza e fugge verso il bar, rincorso da Alessio che nel frangente gli spara con l’arma che è andato a prendere dentro l’autovettura, la pistola si inceppa, nonostante il tentativo di riarmarla, consentendo così al Tirocchi di rifugiarsi all’interno del bar; a quel punto i due fratelli dopo aver discusso con la moglie del Cossiga ed un altro uomo presente, A.P. se ne vanno, mentre Antonacci Valerio, che sebbene giunto con loro non partecipa materialmente agli eventi lesivi, rimane a discutere sul luogo del pestaggio.
Dopo le numerose telefonate fatte da Tirocchi arrivano in suo ausilio i Costagliola, Gerardo con il figlio Emanuele (classe 88) ed il nipote Emanuele (classe 89), insieme a Mazzei Michael: tutti si dirigono verso l’entrata del bar per cercare i Sanguedolce, Emanuele (88) pistola alla mano e Gerardo nascosta all’interno dei pantaloni, ma non trovandoli rimangono a discutere con i presenti tra cui sempre Attilio Petrucci e la moglie di C.D.; Emanuele, con un forte gesto dimostrativo ed intimidatorio si porta al centro del piazzale ed esplode un colpo in aria, poi insieme agli altri e portando via Tirocchi, ripartono a bordo delle due auto con cui erano giunti.
All’incirca dieci minuti dopo, il sodalizio Costagliola, detto dei “napoletani”, ritorna davanti al bar, Emanuele (88) sempre con la pistola in pugno; non avendo trovato i Sanguedolce o cercando di sapere dall’Antonacci (intento insieme al Petrucci a dare una mano per chiudere il bar) dove possano trovarsi, lo aggredisce prima verbalmente e poco dopo fisicamente; questi cerca di rifugiarsi all’interno di un ristorante-pizzeria adiacente al bar ma viene raggiunto dal gruppo che lo continua a picchiare pure all’interno del locale; poi lo trascinano fuori e lo sequestrano per qualche minuto all’interno di una delle loro autovetture, continuando il brutale pestaggio; infine lo fanno uscire e dopo averlo scaraventato a terra ed ulteriormente percosso anche con calci, se ne vanno.
Ma i fatti violenti non si concludono in quella giornata. Il 6 settembre 2018, J.L.M., amico di Sanguedolce Daniele, viene materialmente sequestrato dai Costagliola, al fine di farsi rivelare dove si trovi quest’ultimo; viene costretto, sotto la minaccia di una pistola, a condurre il gruppo in una nuova ed ignota abitazione del Sanguedolce, trasferitosi a Fiumicino proprio per porsi al riparo da eventuali azioni ritorsive nei suoi confronti; non riuscendo a rintracciarlo, costringono il malcapitato a fare una telefonata esca al Sanguedolce per dargli un appuntamento presso il locale di Ostia dove questi si trovava per festeggiare il compleanno del figlio di suoi amici, noti pregiudicati locali; arrivati sul posto, i Costagliola, dopo aver bucato le gomme della macchina di Sanguedolce Daniele, ivi parcheggiata, facevano ingresso all’interno del complesso dirigendosi verso l’uomo il quale, vedendoli, si dava repentinamente alla fuga nascondendosi nei bagni del cinema, sfuggendo agli aggressori armati solo grazie all’intervento della madre e della zia, che si erano frapposte tra lui e gli assalitori, avendo capito quello che stava per accadere. A quel punto i Costagliola se ne vanno.
LE INDAGINI
Le riprese delle telecamere, le intercettazioni telefoniche degli indagati e quelle ambientali collocate presso il bar Grease, l’analisi del loro traffico telefonico, tutti gli accertamenti posteriormente effettuati, hanno permesso di ricostruire sinergicamente e dettagliatamente i fatti oggi contestati agli indagati.
Gli episodi, avvenuti in una piazza attorniata da diversi palazzi, quando ancora vi era luce solare, durati per quasi un’ora, con colpi di arma da fuoco esplosi, non sono stati oggetto di denuncia, ciò fa comprendere il clima di omertà imposto dal terrore che le due organizzazioni criminali autoctone incutevano, in conseguenza del livello di pericolosità e della autorevolezza che i loro componenti avevano raggiunto nell’ambiente in cui sfrontatamente ormai operavano.
All’accertamento dei fatti si è invece giunti attraverso una meticolosa attività investigativa svolta dalla Squadra Mobile romana coordinata dalla locale Procura Distrettuale Antimafia, per mezzo delle immagini registrate dalle telecamere da tempo installate nelle piazze e dalle conversazioni ambientali captate.
Secondo gli investigatori “entrambe le fazioni criminali hanno voluto dimostrare in forma eclatante e scenografica la loro forza egemone sul territorio, utilizzando sulla via pubblica e senza alcuna esitazione le armi da sparo, sparando volutamente per uccidere ed esplodendo colpi in area, sequestrando una persona all’interno di un’autovettura, il tutto senza curarsi della presenza di persone, anche minori, che erano presenti nelle vicinanze”. “Anche l’omertà dei soggetti coinvolti nei vari episodi raccontati, alcuni dei quali sentiti a verbale nelle varie fasi investigative posteriori – proseguono gli investigatori – dimostra lo spessore criminale dei medesimi, che sono soliti non collaborare con le forze dell’ordine ritenendo di doversi occupare personalmente dei regolamenti di conti in sospeso”.
Stando alle evidenze investigative, risulterebbe evidente, pertanto, la pericolosità dei due gruppi criminali: quello autoctono dei Sanguedolce, legati anche a vincoli di parentela col noto pregiudicato ostiense ESPOSITO Marco, detto Barboncino, il quale, dopo l’Operazione Eclissi, che ha portato a sgominare il clan Spada, insistente su Ostia, con l’esecuzione di 32 misure cautelari nel 2018, controllava più piazze di spaccio ad Ostia Lido nel vuoto creatosi per gli arresti effettuati, prima del suo recente arresto; quello dei Costagliola, conosciuti come “i napoletani di Acilia”; il cui fratello del capo famiglia Gerardo, Carmine Costagliola, è stato vicino alla N.C.O. di Raffaele CUTOLO già in contrasto con la Nuova Famiglia di Carmine Alfieri.
A conferma della caratura criminale di tutti i soggetti indagati o in qualche modo partecipi agli eventi descritti, rilevano i loro precedenti penali ed i pregiudizi di polizia, che vanno, a vario titolo, dal traffico internazionale e dallo spaccio di sostanze stupefacenti al sequestro di persona, dalle rapine alla ricettazione, dal porto abusivo di armi da sparo ai furti, dalle lesioni personali alle minacce, dalle risse al porto di oggetti atti ad offendere.
Continua, pertanto, dopo l’Operazione Regina (che ha visto l’esecuzione di 12 misure cautelari, su Ostia, nei confronti di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti), dopo l’Operazione Eclissi che ha sgominato il clan Spada e dopo vari arresti fatti su quei territori a seguito di eventi criminosi accaduti, la costante ed incisiva azione di contrasto della Procura Capitolina e della Polizia di Stato sulla litoranea, nei confronti dei sodalizi criminali presenti sul territorio di Ostia, Acilia e dintorni.
Naturalmente tutte le persone coinvolte sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva: le prove contro di loro si formeranno nel corso del processo e la sentenza di terzo grado sancirà definitivamente la loro eventuale colpevolezza.