“Discriminazioni retributive tra uomo e donna, servirebbe una legge”

3 febbraio 2009 | 01:19
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“Discriminazioni retributive tra uomo e donna, servirebbe una legge”

L’intervento degli esponenti “rosa” del Partito democratico del Circolo Territoriale di Ladispoli

l Faro on line – “Mentre salutiamo con entusiasmo l’approvazione della legge sullo stalking (atti di persecuzione contro le donne) vorremmo gioire nel contempo per la firma di una legge che proibi-sca anche in Italia le discriminazioni retributive, come ha fatto il Presidente Usa Obama premiando la lotta di una ex dipendente della Goodyear, Lilly Ledbetter, promotrice  e attivista della campagna per l’equità salariale. La titolare al Governo per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, ha ereditato dall’ex omologa Barbara Pollastrini la legge sullo stalking”.
E’ la riflessione delle esponenti del Partito democratico del Circolo Territoriale di Ladispoli che sottolineano come la prima legge firmata da Obama ponga fine “all’odiosa discriminazione” sul lavoro. “Nel nostro Paese il divario uomo-donna nelle retribuzioni medie è del 16% (per gli uomini oltre 28.000euro contro 24.000 per le donne), ci sono 10milioni  di donne in età lavorativa che nemmeno cercano un impiego (soprattutto al Sud) contro la metà uomini, e a parità di mansione per la donna l’inquadramento è inferiore. Nelle professioni scientifiche, dove l’apporto femminile è i-dentico a quello maschile, la differenza di salario è del  18,8%, 42.800euro all’uomo, 36.000 alla donna. Uno degli obiettivi del trattato di Lisbona prevede il 25%   di donne nei posti di responsabi-lità nella ricerca pubblica: può migliorare l’innovazione, la qualità e la competitività. Nelle profes-sioni tecniche, in cui si concentra il maggior numero di lavoratrici (quasi 1,9milioni) si passa dai 30.930euro di un uomo ai 26.280 per la donna, la disparità è del 17,7%. Non stanno meglio le imprenditrici  se la Ue ha calcolato che il 30% trova più difficoltà degli uomini ad ottenere finanzia-menti. E per le donne il rischio povertà per interruzione di carriera è più alto che per gli uomini: so-no pochi quelli che prendono congedi parentali”.