‘Li Romani in Russia’: i mille volti della guerra descritti da Elia Marcelli

6 febbraio 2009 | 03:07
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‘Li Romani in Russia’: i mille volti della guerra descritti da Elia Marcelli

Sabato 7 febbraio presso il ristorante La Conchiglia a Fregene

Il Faro on line – La guerra si può descrivere nei suoi mille tragici volti. Elia Marcelli (1915-1998), poeta romano, ha raccontato la propria esperienza nella guerra di Russia (che costò la vita a più di 200.000 italiani), con lo strumento che più gli sembra vicino a esprimere la verità: il dialetto, il suo dialetto romano colloquiale e schietto, l’unica lingua capace di raccontare fino in fondo l’immane tragedia di quella vicenda. così nasce il poema Li Romani in Russia, che ricostruisce, con la forma tipica del genere epico, e cioè le ottave classiche (circa 1.200), la campagna di Russia, e che è da considerare una delle opere più importanti della letteratura italiana della seconda metà del novecento (al pari delle coeve opere di Rigoni Stern, Revelli, Bedeschi, autori ormai entrati nel ristretto numero degli scrittori fondamentali del novecento), e scritta in un dialetto colloquiale e medio, di forte impatto emotivo, assolutamente comprensibile ovunque, e anzi semmai, proprio perché scritto nella lingua parlata degli stessi eroici protagonisti, più “vero” ed emozionante.
La biblioteca Gino Pallotta ha organizzato per sabato 7 febbraio alle ore 18:30, presso il ristorante La Conchiglia a Fregene la presentazione del libro Li Romani in Russia ed il Cubo, con la partecipazione del prof. Marcello Teodonio ed il prof. Elio Di Michele, esperti di poesia romanesca.
Il poema narra la storia di Remo, Peppe, Mimmo, Sarvatore, Nicola, er professore, e soprattutto Giggi, l’amico più fraterno della voce narrante, che viene raccontata ri¬spettando assolutamente la verità della storia, alternando i registri stilistici, dal narrativo al grottesco, dal lirico al tragico. Gli episodi che si susseguono nell’incalzante racconto sono quelli di un’epopea tragica nella quale poi anche il “nemico” soffre delle medesime terribili situazioni: fame e freddo, paura e violenza (e proprio il freddo e la paura sono le sensazioni che rimangono più vive nella memoria del let¬tore); ma non c’è mai un equidistante e moralistico riconoscimento delle altrui ragioni, che diventerebbe consolatorio e pacificatorio: Marcelli ha fatto “davvero” la guerra e in questo senso il “nemico” è sempre lì, invisi¬bile e spettrale ma spaventosamente pronto a sparare, a incalzare, ad atter¬rire. le “ragioni” dell’avversario sono le medesime del parlante: il pro¬blema è, per tutti e due, riuscire a non farsi ammazzare; sono e rimangono sempre due mondi inconciliabili, oggettivamente in contrasto: e sta pro¬prio qui tutto l’orrore della guerra. dunque la conclusione non è quella che vincitori e vinti si abbrac¬ciano in un reciproco riconoscimento di valori e di colpe; alla fine l’urlo straziato e disperato del protagonista nel deserto di ghiaccio rimane una pagina di straordinaria efficacia: si tratta dell’ultimo tentativo di resistenza, quasi al di là delle possibili forze umane, dell’intelligenza contro la barba¬rie. ma il messaggio non è banalmente consolatorio: davvero la guerra, anzi quella guerra, ha fatto perdere ogni dignità all’uomo. Per chi desidera, è possibile prenotare per la cena a buffet al prezzo speciale di 26 euro, entro il 5 febbraio, al numero 06.6685385.