Commissariamento delle Soprintendenze, scende in campo l’associazione nazionale archeologi

20 febbraio 2009 | 01:17
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Commissariamento delle Soprintendenze, scende in campo l’associazione nazionale archeologi

Ostia – Criticate le ragioni che hanno spinto il Ministero a proporre il provvedimento

Il Faro on line – “La proposta di commissariamento delle soprintendenze di Roma e Ostia ha generato preoccupazione tra le associazioni professionali e centinaia di liberi professionisti, soci di cooperative, società archeologiche e studenti, che hanno sentito la necessità di confrontarsi per comprendere le ragioni che hanno spinto il Ministero a proporre questo provvedimento e le possibili ricadute che potrebbe avere sulle vite lavorative degli archeologi. Si è costituito, quindi, un coordinamento di cui fanno parte l’associazione nazionale archeologi, gli ‘Archeologi in Mobilitazione’, la confederazione italiana archeologi e alcune società e liberi professionisti”. E’ quanto si legge in una nota della confederazione italiana archeologi.
“Non entriamo nel merito della scelta di Guido Bertolaso – prosegue la nota – Stupisce, però, che a fronte della dichiarata urgenza connessa al presunto degrado delle aree archeologiche romane e ostiensi non sia stata ancora resa pubblica la relazione tecnica che, denunciando emergenze e criticità, renda necessaria la nomina di un commissario straordinario. Preferiremmo ragionare sulla riorganizzazione del sistema archeologia, piuttosto che assistere ad interventi che rispondono a logiche emergenziali. Il sistema beni culturali e l’archeologia sono in crisi, ma siamo convinti che la soluzione debba passare attraverso la riorganizzazione degli assetti del settore, che chiarisca compiti e ruoli. Vogliamo contribuire alla ridefinizione di questi assetti anche ripensando l’attuale organizzazione del Mibac, frutto di pseudoriforme che ne hanno sminuito il ruolo, mettendone in discussione alcune figure chiave e delegando agli enti locali e all’università funzioni che la Costituzione riconosce come compito esclusivo dello Stato. Bisogna cominciare dal riconoscimento della figura professionale dell’archeologo. Vogliamo che l’università operi in funzione della formazione e dell’innovazione metodologica”.
“La tutela del nostro patrimonio archeologico – conclude la nota – si regge sul lavoro che migliaia di professionisti svolgono sui cantieri, privi di garanzia lavorativa e riconoscimento dell’attività scientifica svolta. Auspichiamo quindi la convergenza di tutti gli archeologi, soprattutto di coloro che lavorano nel Mibac, per sostenere la proposta di apertura di un tavolo tecnico che definisca la figura dell’archeologo. Solo un mercato basato su criteri qualitativi e selettivi, con regole certe e professionalità riconosciute può essere un modello funzionale. Chiediamo, infine, che a partecipare delle decisioni del settore siano chiamati non solo dirigenti del ministero e professori universitari, ma tutti i soggetti coinvolti”.