![Rifiuti, cambiare cultura per creare un percorso di riciclo](https://cdn.ilfaroonline.it/wp-content/uploads/2024/03/logo-quadrato-tricolore.jpeg)
L’imprenditrice veneta Carla Poli al convegno organizzato a Fiumicino
Il Faro on line – “I rifiuti altro non sono che materiali. Bisogna partire da un cambiamento culturale, per creare un percorso di ricicloâ€. E’ in questo concetto che si può riassumere il contropiano sui rifiuti, proposto nell’ambito di convegni organizzati per la campagna pubblica “Non bruciamoci il futuroâ€, che ha fatto tappa a Fiumicino. E ad esprimerlo non è il solito guru di passaggio, ma Carla Poli, imprenditrice veneta, che di questa filosofia ne ha fatto un’arte.
A Vedelago – paese in provincia di Treviso, che conta 16.000 anime – sorge infatti un centro di riciclo rivoluzionario. Talmente nuovo, che viene richiesto anche all’estero, per risolvere il globale problema dei rifiuti. “Con un investimento di 5.500.000 di euro – prosegue Carla Poli – siamo riusciti a creare questo centro di riciclo, che ha come fine principale quello di rimettere nel ciclo produttivo i materiali. Nel 2008 siamo arrivati ad uno scarto di appena il 3%. Il ciclo di gestione inoltre, viene finanziato completamente attraverso il Conai, consorzio nato proprio per questo fine. Per i comuni ci sarebbe un duplice vantaggio: il conferimento a costo zero in discarica, sia per il trasporto, sia per lo smaltimento, liberando risorse pubblicheâ€.
I tempi per mettere in funzione un centro di smaltimento con queste funzionalità , sono brevissimi. In 6 mesi ed un investimento minimo, è possibile fare fronte al problema dei rifiuti, anche in situazioni di emergenza. Contro i 4-5 anni di un inceneritore e i suoi 200.000.000 di euro. E’ la raccolta differenziata porta a porta, che fa da input a tutto il ciclo. La Poli fa un esempio eclatante: “In Sardegna, in soli tre mesi, siamo riusciti a raggiungere il 30% di materiale riciclato, contro il 6% inizialeâ€.
Massimo Piras, portavoce della campagna pubblica, ricorda anche l’esempio di Roma e Napoli, dove il progetto della raccolta porta a porta, è partito in via sperimentale: “Si è riusciti, contro ogni previsione, ad arrivare al 65%. Tra poco entrerà in funzione l’impianto di riciclo di Colleferro, ma non riuscirà a far fronte ai bisogni dell’intera regione. Se il decreto 152 del 2006, prevedeva il 45% di recupero entro il 2008, e il 65% entro il 2012, ci fa pensare che se si continua a perseguire la logica dell’incenerimento, questi obiettivi non saranno mai raggiuntiâ€.
L’incenerimento è una delle beghe principali, che contrappone ambientalisti, ad imprenditori ed amministrazioni compiacenti. L’ing. Piergiorgio Rosso, esperto di sistemi industriali, fa un esempio tanto semplice quanto efficace: “Da 1.000 Kg di rifiuti inceneriti, ottengo 21.000 Kg di fumi. L’imprenditore che gestisce l’impianto, utilizzando i contributi del Cip6 – il 7% pagato in più sulle utenze elettriche, destinato alle energie rinnovabili – perché si ritiene, che l’energia prodotta dall’inceneritore sia rinnovabile. La realtà è che è molto costosa e altamente inquinante, perché produce un granulato, che con molta probabilità contiene diossine. Poiché il Cdr che viene utilizzato nella combustione, è fatto di plastiche, carta e metalli. Il gassificatore di Malagrotta – ricorda in conclusione l’ing. Rosso – ha un permesso temporaneo per operare. L’Arpa, fortunatamente sensibile a questo tema, vuole vigilare sulla effettiva composizione del granulatoâ€.
Stefania Carlucci