Il Papa in Africa: l’Aids non si supera con i preservativi

17 marzo 2009 | 19:08
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Il Papa in Africa: l’Aids non si supera con i preservativi

Il Faro on line – La prima giornata del Papa in Africa è subito servita per ribadire che la Chiesa basa la propria esistenza su alcuni  principi irrinunciabili e per affrontare i temi caldi del Paese: la crisi economica che piega l’Africa, e la lotta all’Aids, che non può basarsi sull’uso dei preservativi.  Il Papa entra subito nel cuore dei problemi che toccano da vicino il continente dimenticato.


La pandemia dell’Aids, che colpisce 22 milioni di  persone in Africa subsahariana, secondo i dati dell’Unaids, “non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi aumentano i problemi”, ha detto il Papa conversando con i giornalisti nella tradizionale conferenza stampa sull’aereo che lo ha portato a Yaoundè. La soluzione passa per “un risveglio spirituale e umano” e per una “grande attenzione verso i
sofferenti”. “Direi che non si può superare questo problema dell’Aids solo con slogan pubblicitari – ha aggiunto – non si può superare con la distribuzione di preservativi, che al contrario aumentano il problema. La soluzione può solo essere una umanizzazione della sessualità, un rinnovo spirituale e umano. L’Africa si deve opporre all’imposizione «di modelli culturali che ignorano il diritto alla vita dei non ancora nati”.


Ovviamente le affermazioni del Papa hanno provocato reazioni: “La lotta all’Hiv/Aids passa per l’affermazione dei diritti dei milioni di  persone, soprattutto donne, affette dal virus che ogni giorno lottano contro povertà e stigmatizzazione della malattia”. Con queste parole Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid, commenta le notizie in merito alle dichiarazioni del Papa in occasione del suo viaggio in Camerun. Fino ad oggi – spiega ActionAid – 30 milioni di persone sono morte, a causa dell’HIV/AIDS e 33,2 milioni risultano infettate. Solo nel 2007, 2,7 milioni di persone hanno contratto il virus, 7.400 al giorno. Più di cinque milioni di persone nel mondo avrebbero bisogno di cure ma tuttora non vi hanno accesso. Il trattamento è ancora negato a circa tre sieropositivi su quattro. “Gli stanziamenti per la prevenzione e la cura sono fondamentali per la risposta alla pandemia. Basti pensare che grazie al Fondo Globale per la lotta all’Hiv, Tubercolosi e Malaria, dal 2001 ad oggi – prosegue De Ponte -, due milioni di persone hanno ricevuto cure antiretrovirali, 62 milioni di malati hanno potuto effettuare il test e ricevere assistenza psicologica e 3,2 milioni di orfani hanno ricevuto assistenza medica. Benedetto XVI si oppone all’uso del preservativo, ma non possiamo dimenticare come esso rimanga un’arma decisiva per la prevenzione, riducendo drasticamente le possibilità di contrarre il virus durante i rapporti sessuali. Il virus dell’Hiv è la prima causa di morte in Africa e la quarta a livello mondial. Fermare la pandemia è possibile attraverso azioni concrete per garantire l’accesso universale alle cure mediche per tutti gli oltre 42 milioni di persone che attualmente risultano infettati dal virus. L’Aids – conclude De Ponte -, può essere arginato solo con una strategia globale efficace in cui ogni attore coinvolto giochi appieno la propria parte, a cominciare dai paesi del G8 e dal rispetto delle promesse e degli impegni sottoscritti in ambito internazionale”.


L’arrivo all’aeroporto


“Dio benedica il Camerun! Dio benedica l’Africa!”. Con queste invocazioni Benedetto XVI ha concluso il suo discorso alla cerimonia di benvenuto all’aeroporto di Younde’. “Il Camerun – ha affermato in risposta al discorso del presidente Paul Biya – e’ effettivamente terra di speranza per molti nell’Africa Centrale. Migliaia di rifugiati dai Paesi della regione devastati dalla guerra hanno ricevuto qui accoglienza. E’ una terra di vita, una terra di pace: risolvendo mediante il dialogo il contenzioso sulla penisola Bakassi, Camerun e Nigeria hanno mostrato al mondo che una paziente diplomazia puo’ di fatto recare frutto. E’ una terra di giovani, benedetta con una popolazione giovane piena di vitalita’ e impaziente di costruire un mondo piu’ giusto e pacifico”. “Giustamente – ha osservato il Papa tra gli applausi della piccola folla di notabili ammessi alla cerimonia – il Camerun viene descritto come un’Africa in miniatura’, patria di oltre duecento gruppi etnici differenti che vivono in armonia gli uni con gli altri. Sono, queste, altrettante ragioni per lodare e ringraziare Dio”. Papa Ratzinger ha poi ricordato che il Camerun si avvicina al cinquantesimo anniversario della sua indipendenza: “desidero aggiungere – ha detto – la mia voce al coro dei rallegramenti e degli auspici che i vostri amici in ogni parte del mondo vi invieranno in tale lieta occasione”.  In Camerun, ha sottolineato ancora il Pontefice nel suo discorso, “oltre un quarto della popolazione e’ cattolica, la Chiesa e’ ben piazzata per portare avanti la sua missione per la salute e la riconciliazione. Nel Centro Cardinal Leger, potro’ osservare di persona la sollecitudine pastorale di questa Chiesa locale per le persone malate e sofferenti; ed e’ particolarmente encomiabile che i malati di Aids in questo Paese siano curati gratuitamente. L’impegno educativo – ha ricordato – e’ un altro elemento-chiave del ministero della Chiesa, ed ora vediamo gli sforzi di generazioni di insegnanti missionari portare il loro frutto  nell’opera dell’Universita’ Cattolica dell’Africa Centrale, un segno di grande speranza per il futuro della regione”. “Con gratitudine – ha aggiunto – registro la presenza di membri di altre Confessioni cristiane e di seguaci di altre religioni. Unendovi a noi in questo giorno, voi offrite un chiaro segnale della buona volonta’ e dell’armonia che esiste in questo Paese tra persone di differenti tradizioni religiose. Vengo tra voi – ha concluso il Papa – come pastore. Vengo per confermare i miei fratelli e le mie sorelle nella fede. Questo e’ stato il compito che Cristo ha affidato a Pietro nell’Ultima Cena, e questo e’ il ruolo dei successori di Pietro.

Angelo Perfetti