Amletico dilemma: politici o amministratori?

23 marzo 2009 | 01:41
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Amletico dilemma: politici o amministratori?

Mille modi (tutti legittimi) per non far sapere ai cittadini cosa si fa nelle segrete stanze

Il Faro on line – C’è una parola che usiamo troppo spesso a sproposito: politico. O meglio: politici. Oggi la usiamo per indicare personaggi che, quando va bene, potremmo definire politicanti.
“Politica” secondo Aristotele significava l’amministrazione della “polis” per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano. Ma per Max Weber la politica non è che aspirazione al potere e monopolio legittimo dell’uso della forza. Basta intendersi.

Secondo noi “politico” è colui che si interessa alla città, ai suoi bisogni e a quelli dei suoi abitanti. Il politico si interessa dei bisogni di tanti, il più delle volte di modesto reddito. Il politicante è colui che si interessa dei bisogni di pochi, il più delle volte straricchi.

Ma c’è un altro equivoco ingenerato dalla parola “politici”. Quando tutti noi andiamo al voto per eleggere un sindaco, non eleggiamo “politici” ma “amministratori”. Tant’è che quelle elezioni si definiscono amministrative, non politiche. E come “amministratori” sono nostri dipendenti, percepiscono uno stipendio che paghiamo noi con le tasse, e a noi devono (o dovrebbero) rendere conto. Questo sempre che gli “amministratori” intendano così il proprio ruolo. Perché se disgraziatamente si sentono “politici”, ecco che allora non rendono più conto alla città ma solamente ai partiti; oppure ai “politici” più importanti di loro oppure, in alcuni casi, a nessuno, gestendo il potere come cosa propria. Questo discorso vale ovviamente per tutti i comuni. Certo è che la cartina di tornasole del distacco tra chi amministra (che sia o no “politico”) e chi viene amministrato sta proprio nella capacità reale di confronto con i cittadini.

Ora accade a Fiumicino che un presidente di un’associazione che da anni si batte al fianco dei cittadini (e per questo viene considerato ‘scomodo’) “Progetto Futuro”, decida di vederci chiaro su una storia di macchinari profumatamente pagati con i soldi dei cittadini e finiti non si sa bene dove. Premesso che le persone che citeremo sono assolutamente stimate, resta il racconto (senza alcuna aggettivazione – ognuno sarà libero di aggiungerne come crede) di ciò che è accaduto e di come è impostato il rapporto tra la macchina comunale gestita dal sindaco Canapini (“amministratore” incaricato) ed i ‘suoi’ cittadini (in senso lato, “datori di lavoro”).
A dicembre scorso il presidente di Progetto Futuro, Russo D’Auria, chiede l’accesso agli atti.
A gennaio il dirigente Dello Vicario gli comunica per lettera (prot. 6255) che per sapere qualcosa deve rivolgersi al signor Petricca.
A febbraio, è il signor Petricca, sempre per lettera (prot. 12048) a dirgli che tutte le informazioni richieste possono essere ricevute rivolgendosi al dirigente Dello Vicario.
A marzo, un altro dirigente del Comune, la dottoressa Mura, scrive a Dello Vicario e a Russo (prot. 3317 int.) evidenziando la richiesta di accesso agli atti. In questa storia di sapore tennistico, dove a rimbalzare da un ufficio all’altro non è una pallina gialla ma un diritto dei cittadini, entra in campo infine un ‘arbitro’ che sospende la partita e manda tutti negli spogliatoi.
E’ ancora un altro dirigente, il terzo in questa vicenda: la dott.ssa Di Nola, che sempre a marzo scrive a Russo esprimendogli “il diniego all’estrazione di copia dei documenti” in quanto non titolato a chiederli. Questo pur essendo l’associazione da anni impegnata sul territorio, giuridicamente costituita e spesso convocata negli anni dalla stessa Amministrazione comunale per incontri di rilevanza pubblica. Ma tant’è: niente documenti, niente chiarimenti. La storia è questa. Punto.

Roberta Tito
(Appunti di viaggio)