Prestiti dai vescovi alle famiglie povere in Italia

31 marzo 2009 | 18:26
Share0
Prestiti dai vescovi alle famiglie povere in Italia

Il Faro on line – Se proprio non si può intervenire materialmente famiglia per famiglia si può comunque essere garanti nei confronti delle banche affinché anticipino denaro a chi ne ha bisogno. E’ quanto stabilito dalla Cei che, con una iniziativa senza precedenti, va in soccorso delle famiglie messe in ginocchio dalla crisi e dalla disoccupazione. E lo fa coinvolgendo il sistema bancario, dal quale in un certo senso la crisi è partita, e mettendo in moto aiuti in forma di prestiti sostenuti da un fondo di garanzia, e una rete di solidarietà tesa ad allargarsi ben oltre l’orizzonte ecclesiale.
Si tratta di più, insomma, di una semplice elemosina e, anche se a beneficiarne direttamente potrebbero essere non più di 20-30 mila famiglie, l’idea potrebbe rappresentare un ‘ballon d’essai’ per altre soluzioni inedite che potrebbero essere messe allo studio. Per la Cei – ha spiegato il segretario della Cei, mons. Mariano Crociata illustrando gli esiti dell’ultima riunione del consiglio permanente dei vescovi italiani – è soprattutto una forma di “annuncio del Vangelo” che si sostanzia in “fattiva carità“. I vescovi sono “consapevoli della gravità e dell’ampiezza della crisi finanziaria ed economica” – afferma la Cei nel comunicato finale del Consiglio – e hanno perciò deciso di affiancare le iniziative di sostegno avviate da varie diocesi con una più articolata. Queste le modalità: prima di tutto, verrà costituito un fondo di garanzia con una colletta nazionale da promuovere domenica 31 maggio, giorno di Pentecoste, in tutte le chiese italiane.


Altri contributi potranno giungere da istituzioni, enti e da chiunque voglia aderirvi, e perciò saranno aperti appositi conti correnti.
La Cei conta così di raccogliere nel Fondo di garanzia almeno 30 mila euro, che l’Associazione bancaria italiana, sentiti i propri aderenti, si è impegnata a decuplicare, destinando alle famiglie con i requisiti indicati dalla Cei (e fissati dopo attenti studi demoscopici) prestiti a tassi agevolati per un totale di 300 mila euro.


“Accedervi sarà molto semplice”, ha spiegato Crociata, a patto di rientrare nei requisiti fissati: potranno chiederli famiglie di coniugi regolarmente sposati (escluse dunque le coppie di fatto) con almeno tre figli o malati a carico rimaste senza alcuna fonte di reddito, anche non cattoliche o straniere, purchè residenti in Italia. Basterà rivolgersi ai centri Caritas delle parrocchie, che provvederanno a dare indicazioni per ottenere il prestito, che sarà erogato nella misura di 500 euro mensili (il possibile corrispettivo di un mutuo casa, per esempio) per un massimo di un anno, prorogabile nel caso che la famiglia non abbia ancora trovato una nuova fonte di reddito. Il prestito andrà poi restituito in tempi e modi da definire. In caso di impossibilità, interverrà il fondo di garanzia. Le banche incasseranno gli interessi concordati. “Non è un gesto assistenziale – ha concluso mons.Crociata – ma un prestito che salva la dignità di chi lo chiede”


RICAPITOLANDO
La conferenza episcopale italiana ha istituito un fondo di garanzia da 30 milioni di euro in grado di generare prestiti bancari per 300 mln. Potranno fare richiesta le famiglie regolari con tre figli o malati o disabili a carico che abbiano perso ogni fonte di reddito. Il sussidio sarà di 500 euro al mese per l’affitto o il mutuo. I fondi saranno erogati dalle banche sotto forma di un prestito garantito da un fondo che la cei alimenterà con i 30 mln stanziati, che verranno raccolti attraverso una colletta nelle parrocchie italiane. Il prestito ha validità un anno e sarà rinnovabile per altri 12 mesi. Le banche decuplicheranno il tetto (che è di garanzia, ed è quindi infruttifero) fino a 300 milioni per far fronte ai prestiti che saranno rimborsabili in cinque anni a partire dal raggiungimento di un nuovo reddito da lavoro e con un interesse minimo concordato dalla cei con l’abi. Gli istituti di credito si faranno carico di eventuali insolvenze e, come contropartita, beneficeranno di eventuali interessi. Questi prestiti non saranno cumulabili con quelli già messi a disposizione dalle diocesi e dalle strutture come la Caritas.
Angelo Perfetti

(nella foto mons. Angelo Bagnasco,
presidente della Conferenza episcopale italiana)