‘Non potevo pagare. E allora ho deciso di uccidere’

25 aprile 2009 | 02:39
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‘Non potevo pagare. E allora ho deciso di uccidere’

Ladispoli – La confessione dell’assassino che ha ferito a morte i due avvocati nello studio legale

Il Faro on line – Ha sparato undici colpi. Ha sparato alla testa per uccidere i suoi avvocati colpevoli di chiedere insistentemente una parcella che lui, in disgrazia economica, non poteva pagare. Allo studio legale a Ladispoli, Santo Barbino, calabrese di 67 anni, si era recato con una vecchia Beretta 7.65 e ben due caricatori. Segno che l’obiettivo non era minacciare o spaventare ma uccidere. Una vera e propria esecuzione. Poi con calma si è allontanato. Fino a quando ieri sera non si è costituito ai carabinieri. Ora Santo Barbino è accusato di omicidio plurimo e tentato omicidio: ha ucciso l’avvocato Francesco Terracciano, 73 anni, nel suo studio insieme al suo collega Paolo Salineri, 42 anni, e ha ferito gravemente Marco Terracciano, 33 anni, figlio di una vittima, anche lui avvocato. Ai carabinieri ha anche detto il perchè del bagno di sangue: ‘volevano alcune migliaia di euro, la parcella per una causa che avevo perso, non avevo quei soldi, sono in difficoltà economiche’, ha detto nel corso di un lungo interrogatorio la scorsa notte. Barbino, ex imprenditore edile e agente immobiliare, non poteva pagare. E allora ha deciso di uccidere. Un gesto premeditato: si è presentato all’appuntamento, precedentemente fissato con i legali, ed appena entrato nella stanza ha fatto fuoco contro Francesco Terracciano colpendolo alla testa. Poi ha rivolto l’arma verso l’avvocato Salineri raggiungendolo con un colpo al collo e verso il figlio di Terracciano, colpito a sua volta da tre proiettili, uno dei quali all’emitorace sinistro ha sfiorato il cuore. Salineri e Marco Terraciano hanno tentato di bloccare l’omicida, ma invano. Benchè gravemente ferito Marco è riuscito ad uscire dall’appartamento, accasciandosi sul pianerottolo. Un maresciallo della stazione dei carabinieri di Ladispoli, subito dopo aver saputo dell’accaduto, ha percorso a piedi, correndo, i circa 200 metri che separano la caserma dallo studio legale, dove è riuscito a raccogliere la fondamentale testimonianza dell’unico sopravvissuto prima ancora che fosse caricato sull’ambulanza del 118.
“È stato Sante Barbino. Non il figlio Rocco ma il padre» gli ha ripetuto più volte Marco Terracciano e poi ha perso i sensi. Ora è ricoverato in rianimazione al San Camillo di Roma: i proiettili hanno perforato un polmone, sfiorando il cuore e provocando diverse emorragie in alcune parti del corpo, soprattutto il torace.  Intanto in segno di lutto, il consiglio dell’ordine e la Camera Penale di Civitavecchia per tutta la giornata di oggi hanno sospeso le udienze civili e penali, tranne i procedimenti urgenti, le direttissime ed i processi con detenuti. Una decisione che ha ricevuto la piena solidarietà dei magistrati. Ed in segno di rispetto con le due vittime il Comune di Ladispoli ha annullato le manifestazioni ad eccezione di quelle del 25 aprile. Intanto, sarà ufficializzata nei prossimi giorni la proclamazione del lutto cittadino in concomitanza con le esequie dei due avvocati.
(Fonte Ansa)