Il Papa in Medio Oriente: ‘No a chi stronca la vita’

10 maggio 2009 | 21:10
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Il Papa in Medio Oriente: ‘No a chi stronca la vita’

Il Faro on line – Il “coraggio” di restare in Terrasanta per i cristiani vuol dire anche dare testimonianza contro coloro che “giustificano” lo “stroncare vite innocenti”. Per il papa passa pure da questo il contributo che essi possono dare per costruire un futuro di pace in tutto il Medio oriente.  Ha toni forti il messaggio che Benedetto XVI lancia ai cristiani di Terrasanta, minoranza che patisce le conseguenze del conflitto mediorientale e sempre più tentata dall’emigrazione, giunti in circa trentamila da Giordania, Iraq, Siria, Libano e Egitto per la prima messa pubblica del viaggio in Terrasanta. Papa Ratzinger non specifica il suo riferimento a chi giustifica la soppressione di vite umane; c’è chi pensa ai kamikaze e agli attentati e lo legge anche in riferimento ad Hamas alla vigilia dell’arrivo in Israele, c’è chi pensa si riferisca all’aborto; ma il portavoce vaticano padre Federico Lombardi invita a non pensare a un significato “molto particolare”, considerando quello del papa un “discorso molto più ampio” sulla necessità di ontrastare tutte le violenze che attentano alla vita.  La testimonianza della Chiesa di Terrasanta, rimarca ancora Benedetto XVI davanti al suo piccolo gregge mediorientale che lo ha accolto con calore, passa anche il «rispetto» e la difesa della “dignità” delle donne, contro chi le considera solo sotto l’aspetto “dello sfruttamento e del profitto”. Il tema della testimonianza di pace dei cristiani ritorna anche nel discorso papale in occasione della visita al sito giordano del battesimo di Gesù. “In Medio oriente, segnato da tragica sofferenza, da anni di violenze e di questioni irrisolte – ricorda papa Ratzinger – i cristiani sono chiamati a offrire il loro contributo, ispirato all’esempio di Gesù, di riconciliazione e pace con il perdono e la generosità“. Un accenno ancora preoccupato, sebbene preceduto da un intermezzo quasi giocoso: Benedetto XVI sul trenino elettrico che porta sulle rive del Giordano, con il re e la regina Rania, e il “cerimoniere” giordano di questo viaggio, il principe Ghazi.  È tutto in positivo il bilancio della tappa giordana di questo viaggio. Il papa, riferisce padre Lombardi, è “contento” per l’accoglienza ricevuta e “soddisfatto” per aver centrato tre «obiettivi» che si era proposto: “L’ incontro con il popolo della Giordania, lo Stato giordano e le sue autorita”, che è stato “molto cordiale e positivo”; poter incontrare i cattolici e “vivere nella preghiera momenti importanti, e coraggiarli nei loro impegni”; “i nuovi passi fatti nel dialogo con il mondo musulmano». La Giordania della lotta agli estremismi, della onvivenza tra le fedi, dell’accoglienza ai profughi, dell’impegno per una soluzione condivisa al conflitto israelo-palestinese, lo ha accolto e lo ha ascoltato, e sono stati rafforzati importanti legami.  La soddisfazione del papa non ignora le critiche che gli giungono da varie parti: nei giorni scorsi da Israele si criticava l’apertura all’Islam, invece quando ieri dal Nebo papa Ratzinger ha citato il vincolo speciale che unisce la Chiesa agli ebrei sono state alcune voci giordane a non gradire il riferimento agli ebrei fatto in terra islamica. Non sappiamo, inoltre, se gli incontri di questi giorni con i cristiani e la messa di questa mattina abbia tacitato i malumori di quei cattolici che temevano un viaggio tutto centrato sul rapporto con l’islam o con Israele e mondo ebraico, e dimentico delle esigenze e sofferenze dei cristiani mediorentali.
Ang. Per.