Droga in carcere, servono percorsi riabilitativi

4 giugno 2009 | 20:29
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Droga in carcere, servono percorsi riabilitativi

Il Faro on line – Servono soluzioni concrete e condivise al problema della tossicodipendenza in carcere. Lo ha detto il sottosegretario con delega, Carlo Giovanardi(nella foto), in occasione dell’incontro che si tenuto presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, su “Carcere e tossicodipendenti”. “Il sistema generale dell’assistenza alle tossicodipendenze è fortemente in crisi – ha detto Giovanni Serpelloni, capo dipartimento Politiche Antidroga – e necessita sicuramente di profonde riorganizzazioni. Infatti, a fronte di una carenza di investimenti e di un sostanziale affanno dei sistemi di risposta, assistiamo ad un intenso aumento del fenomeno. È indispensabile – prosegue Serpelloni – individuare soluzione concrete il più possibile condivise che evitino la frammentazione regionale e i multistandard che troppo spesso scaturiscono dalla costruzione dei sistemi di assistenza ai tossicodipendenti ristretti in carcere”.


Il detenuto tossicodipendente – è detto in una nota – necessita non solo di interventi all’interno del carcere, ma anche di un percorso riabilitativo che lo accompagni e lo aiuti a reinserirsi una volta fuori; per questo è necessario prevedere una forte integrazione dei servizi che lavorano in carcere con quelli che operano sul territorio. I relatori hanno messo in evidenza l’esigenza di lavorare su modelli
organizzativi specifici per quanto riguarda la detenzione dei tossicodipendenti, attuando una buona prassi terapeutica e riabilitativa. Con esempio della cosiddetta «Custodia Attenuata», attiva in 23 strutture penitenziarie italiane. Anche i Ser.T giocano un ruolo fondamentale: attuano programmi di recupero per i detenuti tossicodipendenti con un lavoro di equipe, attraverso attività interdisciplinari, e garantiscono loro una continuità terapeutica una volta fuori dalle strutture carcerarie. Sicuramente da non sottovalutare è la grave situazione dei minori nel circuito penitenziario, per i quali l’uso di sostanze stupefacenti sta aumentando tangibilmente e nei cui confronti è doveroso prevedere nuovi ed efficaci modelli educativi.
“Si può lavorare tutti insieme – ha commentato Giovanardi – senza barriere burocratiche, nella piena condivisione di criteri da applicare omogeneamente su tutto il territorio. L’attuale assetto normativo non può divenire l’alibi per il rimbalzo di competenze e il rallentamento dei necessari interventi a favore del pieno recupero della popolazione carceraria tossicodipendente”.