Disabile al 100% non trova chi gli affitta casa

21 giugno 2009 | 21:59
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Disabile al 100% non trova chi gli affitta casa

Incredibile episodio a Fiumicino: troppi problemi, rifiutata

Il Faro on line – Una coppia giovane, unita dall’amore e dalla voglia di andare avanti nonostante qualche piccola difficoltà economica. Una coppia che lavora onestamente e che ogni giorno si impegna a crescere una figlia di tredici anni. Una coppia come tante, che crede nel futuro ed è fiduciosa nell’avvenire, ma che improvvisamente perde ogni certezza di fronte alla vita. Lei, Anita, di trenta anni è colta da un aneurisma. Viene trovata riversa in bagno in coma dal marito Francesco di ritorno dal lavoro. Ha inizio un incubo. Corse in ospedale, consultazione dagli specialisti. Poi la rassegnazione a un male irreversibile con cui bisogna convivere ogni giorno.
Padre, figlia, madre e sorella del marito di Anita, si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto, nella case Ater del Villaggio Azzurro a Fiumicino, per dare il loro contributo affinché Anitra viva una vita dignitosa. Lei trascorre la giornata sdraiata sul letto comunicando con i famigliari tramite sorrisi e gesti. A dargli una mano vengono anche alcuni infermieri che si danno il cambio.
“Cerchiamo che ogni giorno sia migliore – Spiega Francesco, il marito – ma spesso nonostante l’impegno accadono circostanze che ci tolgono le forze”. La famiglia, da anni residente nelle case popolari di via Caleari, ha più volte avanzato la richiesta di ottenere in affitto un appartamento al primo piano per poter portare Anita all’esterno del palazzo. La mancanza di un ascensore e l’eventuale discesa in braccio rischierebbero di provocare uno sbalzo di pressione che potrebbe essere fatale per la ragazza. “Un rischio che non ci sentiamo di correre e che ci ha lentamente costretto a effettuare le uscite solo in casi eccezionali”.

Francesco si mette così alla ricerca di un appartamento al primo piano. Espone la richiesta a tutte le agenzie immobiliari, le quali nel giro di poche settimane gli presentano diverse possibilità. Sembra sia giunto un momento di svolta per l’intero nucleo familiare. Ma un imprevisto getta nuovamente la famiglia nello sconforto. Francesco presenta carte e documenti. Ha tutto in regola. Ma quando espone il suo problema, da tutte le agenzie gli viene chiusa la porta. Alcuni glielo dicono in faccia: con un disabile a carico non è possibile prendersi la responsabilità di stipulare contratti. Altri ripiegano su scuse più o meno plausibili: “mio figlio ha deciso di sposarsi”, “dobbiamo fare i lavori di ristrutturazione”.
E allora? Allora niente, si rimane nella stessa abitazione ai piani alti con la possibilità per Anita di vedere il prato solo dalla finestra.
Ma a Francesco resta acceso un interrogativo: “Non chiediamo soldi, né case, né carità. Chiediamo solo di poter pagare un affitto per un’abitazione al  pian terreno. E’ mai possibile che nel secondo millennio un disabile crei la stessa problematica che crea la presenza di un animale al proprietario di un albergo?”
Riccardo Ragozzini