Pomezia, cassa integrazione per i ricercatori Irbm

30 settembre 2009 | 03:59
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Pomezia, cassa integrazione per i ricercatori Irbm

Mancini: ‘Al passaggio formale si è giunti senza che l’azienda abbia risposto alla comunicazione della Regione’

Il Faro on line – La Merck chiude i battenti e per i dipendenti della Irbm di Pomezia scatta la cassa integrazione. A luglio il polo di ricerca farmaceutico sembrava essere salvo. La Regione Lazio aveva deciso di investire 12 milioni per tre anni e si era parlato di una cordata di imprenditori guidata dall’Unione degli industriali di Roma (Uir), che avrebbe dovuto rilevare l’Istituto di ricerca di biologia molecolare Angeletti. La fuga dei cervelli sembrava così evitata, ma alla fine la trattativa è saltata: per i 150 ricercatori dell’Istituto è stata firmata la cassa integrazione e da domani i laboratori saranno definitivamente chiusi. Al passaggio formale, spiegano gli assessori regionali al Lavoro e alla Ricerca, Alessandra Tibaldi e Claudio Mancini, “si è giunti senza che l’azienda abbia risposto alla comunicazione della Regione del 24 settembre scorso, nella quale si proponeva la firma dell’accordo preliminare entro il 30 settembre, in previsione della cessione dell’azienda”.
Gli assessori ammettono perciò che “rischia di sfumare l’obiettivo prevalente della Regione per il quale si è lavorato in questi mesi, a partire dalla legge regionale numero 22 dell’agosto scorso, che prevedeva un investimento di 12 milioni di euro e istituita con la finalità di salvaguardare le competenze dei ricercatori e il mantenimento del sito di ricerca che rappresenta un’eccellenza nel territorio regionale”.
“La verità – rileva Antonello Assogna della Femca Cisl – è che la famosa cordata capeggiata dalla Uir non si è mai vista e la Merck ha ceduto l’azienda per il 75 per cento ad una nuova società e il restante 25 per cento al vecchio managment, che ha costituito la Nim, la quale gestirà il Parco scientifico». Dei circa 150 rimasti sugli oltre 200 dell’Istituto solo una settantina dovrebbero essere riassorbiti entro 12-15 mesi. La Regione, da parte sua, avrebbe tentato di salvare il centro di Pomezia chiedendo alla Merck di fornire progetti in grado di garantire la continuità nella ricerca, con un impegno di 30 milioni per tre anni, ma la multinazionale avrebbe rifiutato.  Critico sull’operazione il consigliere regionale del Pdl Fabio Desideri, che passa all’attacco. “A quanto pare un altro ‘punto qualificantè del Patto contro la crisi, siglato da Marrazzo con i sindacati e presentato in pompa magna al’Auditorium di Roma lo scorso 22 luglio, è saltato – osserva -. Così, ancora una volta, emerge l’incapacità di un’amministrazione fortemente sbilanciata a sinistra e guidata da un presidente tristemente noto per i suoi annunci disattesi, a mettere in atto politiche realistiche e risolutive nel settore occupazionale e della ricerca scientifica. Nessuno, in Regione, finga ora di lamentarsi per la fuga dei cervelli”.
L’Irbm è conosciuto per aver scoperto l’Isentress, un farmaco che sta rivoluzionando la terapia dell’Aids. In questi anni il centro ha contribuito all’avanzamento della ricerca con decine di pubblicazioni sulle più prestigiose riviste del mondo e anche alla formazione di centinaia di studenti e dottorandi. La doccia fredda è arrivata lo scorso mese di ottobre quando la multinazionale Merck ha annunciato l’intenzione di chiudere. Il colosso americano infatti ha deciso di fondersi con un altro big del farmaco, Schering Plough, e tra i costi dell’operazione rientra appunto la chiusura di svariati siti in tutti il mondo, tra cui appunto quello di Pomezia.