Casali fatiscenti, facciamone case ed eco-fattorie

5 ottobre 2009 | 20:22
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Casali fatiscenti, facciamone case ed eco-fattorie

A Roma ne esistono oltre diecimila, sparsi su 52 mila ettari di
campagna (il più vasto territorio verde tra i comuni d’Europa). Sono i
vecchi manufatti agricoli abbandonati: casali, fienili, stalle, granai,
appezzamenti. Un vasto patrimonio in lento degrado, ma anche una grande
risorsa potenziale. Il Comune pubblicherà entro la metà del mese un
bando per acquisirli, con il doppio obiettivo di farne case da
affittare (una parte) e, per il resto, di rilanciare l’agricoltura,
l’eco-turismo e gli sport all’aria aperta, creando così nuove imprese e
nuovi posti di lavoro.

Il Programma di Riqualificazione degli
Immobili Agricoli dismessi o sotto-utilizzati (PRIA) è stato presentato
in Campidoglio dal sindaco Alemanno e dagli assessori Antoniozzi
(Patrimonio), Corsini (Urbanistica) e De Lillo (Ambiente), oltre che
dal presidente di Coldiretti Lazio, Massimo Gargano, e da quello di
Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

Il PRIA è stato
annunciato lo scorso maggio, quindi la Giunta comunale lo ha approvato
con delibera del 23 settembre, ora uscirà il bando e si rivolgerà sia
agli enti pubblici che ai privati “già proprietari di immobili ad uso
agricolo sul territorio dell’Agro Romano”. Al bando si aderisce con una
“manifestazione d’interesse”, presentando proposte di riuso e
valorizzazione.

Agriturismo, agricoltura biologica con vendita
diretta, manifestazioni culturali, percorsi ciclabili in campagna; e
poi gli edifici da ristrutturare per realizzare alloggi: queste alcune
delle possibilità legate al recupero dei vecchi casali. Quattro, in
particolare, le finalità del PRIA e, per conseguenza, i tipi di
proposta che enti e privati possono fare al Comune:

1) sviluppo dell’agricoltura: razionalizzazione delle attività esistenti, creazione di nuove aziende, innovazioni tecnologiche, servizi ai residenti.

2) Recupero di fabbricati agricoli per uso residenziale:
alloggi da affittare in parte a canone concordato con il Comune, in
parte a canone libero; residenze per vittime di calamità, da dare in
convenzione; nuove attività agrituristiche.

3) Riqualificazione dell’ambiente e del paesaggio:
risanamento e sorveglianza del territorio agricolo, restauro dei
manufatti di pregio storico-artistico e dei giardini storici;
rimboschimento dei terreni improduttivi; creazione di “isole
ecologiche” per il deposito temporaneo di rifiuti ingombranti (al posto
delle discariche abusive); installazione di apparecchiature per la
connessione internet.

4) Recupero di fondi improduttivi o abbandonati per finalità sociali:
accordi con associazioni onlus per usare vecchi edifici a fini
assistenziali; programmi di lavoro e integrazione per gli immigrati;
riuso di manufatti e terreni a scopo didattico, di assistenza (a
bambini, anziani e disabili) e per attività agricole di reinserimento;
progetti di “co-housing”, ovvero insediamenti composti da case private
e da spazi comuni e condivisi come cucine, laboratori, ambienti per il
gioco dei bambini, piscine, biblioteche…; nuovi canili attrezzati.

Il
Comune sceglierà le proposte in base ad una serie di priorità. Queste
le principali: creazione di posti di lavoro, inserimento dei giovani,
maggior numero di addetti impiegati nel progetto, riconversione delle
colture (meglio il biologico), uso di eco-tecnologie e impianti
autonomi ad energia rinnovabile (solare termico, fotovoltaico…).

Quanto
alle case ricavate dai casali fatiscenti: il Comune faciliterà ai
proprietari i cambi di destinazione d’uso, senza aumenti di cubature;
ma – specifica l’assessore Antoniozzi – se un ente o un privato “vorrà
trasformare il suo casale in un complesso di appartamenti, per farlo
dovrà necessariamente dare il 60% delle case in affitto a canone
concordato al Comune per dieci anni”.

Con il programma PRIA,
ha detto il sindaco Alemanno, si intende “stabilire un ponte tra aree
urbane e agricole”. Con un occhio alla sicurezza: le zone rurali del
territorio romano “sono state anche oggetto di gravi episodi di
violenza”; ripopolarle di attività e lavoro vuol dire aumentarne la
vivibilità.

Per inviare al Comune le proposte di riuso dei casali abbandonati ci saranno tre mesi dalla pubblicazione del bando.