In 300 per dire ‘basta’ all’intolleranza

1 novembre 2009 | 23:17
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In 300 per dire ‘basta’ all’intolleranza

Ostia – Successo della manifestazione pacifica ma effettuata ‘sotto scorta’

Il Faro on line – Sono stati in trecento a rispondere all’appello. Trecento persone che hanno voluto dire basta all’intolleranza per le vie di Ostia, nel pacifico corteo organizzato in risposta all’aggressione avvenuta la scorsa settimana nei confronti di un giornalista trentenne, da parte di tre giovani di estrema destra. Oltre a comuni cittadini, molte associazioni hanno aderito alla manifestazione.
E’ Filippo Lange, dell’Associazione Culturale Affabulazione, il primo a prendere la parola: “Ostia non è più un luogo sicuro. Basta essere vestiti in maniera eccentrica per essere aggrediti e una società civile deve rifiutare questi episodi. Questa città deve offrire alternative ai giovani, e chiedo all’amministrazione cosa ha fatto in termini di politiche giovanili nell’ultimo anno e mezzo? E perché non si riapre il Teatro del Lido, unico pubblico di questo quadrante? E perché Vizzani vuole affossare il progetto per la Casa della Cultura?”
La sottocultura è portatrice sana di violenza e le voci che si alternano chiedono proprio questo. Un nuovo approccio nei confronti delle minoranze e dei deboli, bersagli facili per chi sfoga le proprie paure con l’aggressività.
Maurizio Carrozzi, coordinatore di Sinistra e Libertà del XIII Municipio, esorta ad un diverso approccio verso i “diversi”: “Bisogna cominciare a pensare che noi stiamo bene, se anche tutti gli altri stanno bene. L’egoismo che la fa da padrona, porta ad amplificare le paure che sfociano poi nella violenza”.
Da sottolineare la forte presenza di forze dell’ordine, anche se il corteo aveva una dichiarata connotazione pacifica, ma rumorosa. Rumorose le voci che si alzavano per dire basta all’intolleranza, e rumorosi i tamburi dei Caracca.
“Queste persone sono vittime delle loro stesse paure – dichiara Paula De Jesus, del Comitato Civico Entroterra 13 – La sottocultura non ha confini geografici, ma anzi diventa ben visibile ovunque. Le persone intolleranti sanno riconoscersi ed unirsi, così da arrivare a pensare di aver ragione. I deboli diventano così lo specchio di chi si sente forte, ma che in realtà non riesce a sentirsi superiore alle proprie vittime”.
Stefania Carlucci