DIARIO DI BORDO Emergenza informazione rispetto ai minori

23 novembre 2009 | 00:12
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DIARIO DI BORDO Emergenza informazione rispetto ai minori

Quello che ne viene fuori dall’informazione locale è un quadro agghiacciante:  Populismo Politico-Giungla di Imprenditori Privati -Famiglie Deleganti- Forze Armate(allo stremo) – Scuola repressiva; quello che viene sovente omesso è proprio il problema di un lavoro da fare  seriamente e quindi punti di criticità da gestire: reti pubbliche minorili scollegate e non in comunicazione tra di loro, mancanza di figure professionali (addirittura la non esistenza di una categoria quella dell’Operatore Sociale o Pedagogista!), progetti professionali educativi discontinui e assenti, stipendi in ritardo, nulle o poche e risibili risorse alla scuola, assenza totale di Unità Educative di Strada… e la lista continuerebbe e continua nella posta della nostra redazione facendo nomi e citando fatti. IL RISULTATO: UNA ESCALATION DI VIOLENZA MINORILE MAI VISTA PRIMA E UN’ IMMAGINE INFORMATIVA SUL TERRITORIO DA “SQUADRONI DELLA MORTE”. Complimenti. Nel 13° Municipio  di Roma constatiamo, con sempre crescente preoccupazione – e molti si stanno veramente stancando e non “comprano più” – come molti Media Locali spesso trattino l’argomento dei Minori con superficialità e incompetenza, gestendo e selezionando le informazioni in modo da dare risalto, e difatto appoggiando, quello che definiamo da tempo come “triangolo pedagogico perverso: imprenditori spregiudicati-politici populisti-famiglie deleganti struttura tenuta insieme dall’intervento delle forze armate (carabinieri, poliziotti e finanzieri che non ne possono più, anche loro poveri cittadini che devono obbedire per lavorare nel grottesco guardia e ladri con i ragazzini per le nostre città!) articoli che attaccano i ragazzini emarginati e soli (che colpa ne hanno!?) invece di farci sapere come ci si lavora e che evidentemente – comunque nei limiti della legge- minorenni che chiedono implicitamente soltanto delle attenzioni più accurate, magari professionali, mature, non affidate agli eventi a loro dedicati di marketing mirato o agli scoop giornalistici che, soffiando sulla brace accesa della paura, spingono i “fifoni” a correre al riparo (guarda caso i fatti accadono sempre nei parchi pubblici per altro non gestiti dall’amministrazione con baby gangs di rumeni o di piccoli balordi invisibili) mettendo i piccoli al sicuro sotto le dorate ali protettive dell’imprenditore di turno o dell’ideologia di parte largamente sponsorizzata. Dall’altra, sul lato politico, il dato oggettivo e inalienabile – ma che accuratamente si nasconde in ogni modo – è che non si crea né si tenta di regolamentare una professione locale di Operatori Sociali o Pedagogisti Pubblici che viva la realtà territoriale direttamente e adatta all’aiuto della scuola e delle famiglie, una lista di professionisti dell’educazione ma anche di tecnici (allenatori, docenti…) che vogliano prestare un servizio spassionatamente locale legato al territorio e all’amministrazione professionale, gente  che non lucri sulle situazioni, che non debba dare l’attenzione politica a questo o a quello per avere delle opportunità come concessioni.  Sempre sul fronte politico qualche esponente di turno (evidentemente interessato ai voti più che a come si governi nelle sedi opportune il settore con continuità) e altri addirittura formalmente inseriti nella struttura politica del sociale ( ma mai presentatisi nei processi chiave dell’Istituzione!) creano “cloni” di strutture dedicate all’educazione territoriale non passando per gli assistenti sociali e i professionisti pubblici (che hanno risorse minime e il popolo infuriato di fronte agli uffici quotidianamente!) ma appoggiandosi a “consiglieri tecnici” fuori dal contesto specifico e a strutture scolastiche svincolate dai tavoli- e quindi dalla realtà– e che non possiedono quindi né l’etica né la responsabilità professional-territoriale di presentarsi alle riunioni dove si parla dei minori da anni e anni, come l’Assessore stesso denunciò qualche mese fa. Aiutateci a creare un’informazione e una formazione sociale e pedagogica che sappia lavorare veramente con i professionisti del sociale e con i docenti che amano maggiormente ascoltare i ragazzi più che pretendere quell’ordine scolastico che serve evidentemente a loro stessi; una informazione vera e competente che non debba  dipendere da voti, senza essere schiava dell’immagine, senza essere serva del profitto. Dobbiamo difendere questi giovanissimi e accettare con coraggio la sfida educativa, l’azione coordinata e istituzional-professionale che li inserisce nel tessuto locale e non li disperde per chissà quali altre vie; non dobbiamo condannarli, allontanarli poiché in realtà non sappiamo lavorarci. C’è da chiedersi se certe notizie non siano l’ennesimo pretesto per attirare l’odiens di quei cittadini allo stremo -poiché raccolgono i frutti di una classe politica e dirigenziale incapace di fare una politica ma schiava del tornaconto e dell’aspettativa scambievole- che per questo, portati i remi in barca, non abbiano più la capacità di elaborazione, di riflessione, di spontanea aggregazione,  e delegano. E sembra ci sia chi desideri questo malsano processo, ma non lo si chiami Politico: lo si identifichi come un volgare mercante di persone.