‘Io non ho paura dei colori’: Acilia reagisce alla violenza razziale

24 novembre 2009 | 16:34
Share0
‘Io non ho paura dei colori’: Acilia reagisce alla violenza razziale

Domenica dalle ore 10.30 nel parco arcobaleno di via Umberto Lilloni

Il Faro on line – Il comitato di quartiere di Acilia Sud invita i cittadini a partecipare a una manifestazione che vuole dare una risposta all’assurda aggressione di gruppo avvenuta alcuni giorni fa, nei confronti di un ragazzo del Bangladesh. L’iniziativa è stata chiamata “Io non ho paura dei colori”.
La festa inizierà con la pulizia del parco, coinvolgendo i partecipanti in un’attività comune per migliorare la qualità dell’ambiente. All’ora di pranzo ci sarà il pic-nic multietnico accompagnato da musica, si potranno assaggiare i piatti che saranno preparati dai cittadini stranieri e quelli italiani. A seguire i ragazzi dello Sri Lanka e del Bangladesh insegneranno a giocare a cricket a chiunque lo volesse.
“Purtroppo – spiega Alessandro Meta – questo è stato l’ultimo di una lunga serie di episodi analoghi verificatosi nel Parco Arcobaleno. La nostra idea è che il parco possa diventare un luogo di festa per testimoniare come tutti i colori compongono insieme la bellezza di un unico Arcobaleno: quello della nostra società”.
L’iniziativa è promossa dalla scuola di italiano per stranieri Effathà, comunità di Sant’egidio Ostia – Acilia, Caritas della XXVI prefettura di Roma, Istituto Leonori, Ciao onlus, Amici d’Italia, Samagi Friends Club Roma, Associazione culturale Griot, comitato di quartiere Acilia Sud 2000. Molte sono state fino adesso le istituzioni che hanno aderito all’iniziativa: la XXVII prefettura diocesana e le Caritas parrocchiali, le associazioni culturali, Municipio XIII, Amnesty International Ostia. Speriamo davvero che questo possa essere un primo passo per la costruzione di una società multiculturale sul nostro territorio.  
“Si tratta – conclude Meta – di eventi che consentono di conoscersi e apprezzare le proprie diversità e, nel mondo di oggi, c’è sempre più bisogno del confronto e di comunicare. Ognuno di noi ha una storia da raccontare e a volte basta saper ascoltare, per comprendere le ragioni della disperazione e la voglia di rivincita che molte persone extracomunitarie hanno”.
C.M.