La Macchina infernale al Teatro Dafne 1

6 gennaio 2010 | 09:03
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La Macchina infernale al Teatro Dafne 1

L’opera di Cocteau interpretata dagli allievi del centro di formazione professionale artistica diretto da Pontillo

Il Faro on line – La Macchina infernale al Teatro Dafne 1dal 7 al 10 gennaio. L’opera di Jean Cocteau sarà interpretata dagli allievi del terzo anno del centro di formazione professionale artistica diretto da Gianni Pontillo. Gli appuntamenti si terranno il giovedì e il sabato alle ore 21.00 e la domenica alle ore 18.30.
La Macchina Infernale fu composta da Jean Cocteau nel 1932 sulla base del mito di Edipo (in particolare l’Edipo Re di Sofocle) e rappresentata per la prima volta il 10 aprile 1934 a Parigi.
Il mito di Edipo e della sua relazione con la madre Giocasta – talmente noto da porsi come archetipo di una larga parte della speculazione freudiana – viene affrontato dal drammaturgo francese su due piani paralleli: se da un lato la rappresentazione dei fatti narrati e dei loro significati sottesi (l’ineluttabilità del destino umano di fronte al destino deciso dagli Dèi) si sviluppa nel pieno rispetto se non della forma certamente dei contenuti originali sofoclei, dall’altro una diversa prospettiva dei singoli personaggi ne rende una seconda lettura tutt’affatto differente.

Ed ecco, dunque, emergere un Edipo ben poco “eroico”, con tutti i limiti caratteriali della prima giovinezza e travagliato in modo evidente da quel complesso che da lui stesso avrebbe preso il nome. Di fronte a lui si ergono una Giocasta che sintetizza – anch’essa molto “freudianamente” – nel suo amore per lui la duplice insoddisfazione di donna sensuale precocemente vedova e di madre incompleta, e un Tiresia che molto efficacemente incarna l’ipocrisia di ogni clero asservito al Potere.

Attorno a loro due diverse compagnie: l’Umanità, in perenne bilico tra il buon senso comune del proprio essere popolo e i terrori superstiziosi del proprio essere sudditi, e gli Dèi, curiosamente anch’essi in bilico tra l’Assoluto del loro essere divino e le pulsioni naturali del loro incarnarsi in figure umane.

L’emergere di tali “lati oscuri” ignoti all’originale greco  – ma in realtà specchio più nascosto già insito nei caratteri originali – sviluppa un percorso rappresentativo estremamente suggestivo nel suo evidente richiamo a quel surrealismo di cui Cocteau fu uno dei Numi tutelari. Il continuo confronto di queste più profonde realtà dell’Inconscio dei singoli personaggi realizza appieno, nel mito di Edipo, quella «[espressione del] reale funzionamento del pensiero […] in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale. » già dichiarata nel 1924 da André Breton nel primo manifesto surrealista.

E la scelta del mito di Edipo con tutte le sue implicazioni moderne è assolutamente non casuale, nel momento in cui l’opera di Sigmund Freud è chiaramente la base ispiratrice di tutto il movimento surrealista.

La messa in scena curata da Gianni Pontillo per l’ultimo anno del Corso di Formazione Professionale Artistica del Teatro Dafne1 parte proprio da queste considerazioni e le sviluppa ed amplia in una rilettura originale e moderna.

Sul piano testuale vengono da un lato evidenziati ed esaltati quegli aspetti moderni di cui si accennava attraverso un continua esasperazione di ogni loro possibile sfaccettatura, dall’altro il gioco di contrasto tra questa modernità ed il riferimento Classico – o meglio tra l’ES inconscio e l’IO conscio – viene sottolineato con alcune interpolazioni dei testi classici, tratte sia da Sofocle che da Seneca.

Sul piano rappresentativo il medesimo contrasto dialettico – e per ciò stesso drammatico – viene sottolineato dalla sobrietà assolutamente “teatrale” dell’allestimento congiunta al ricorso a supporti multimediali che, al di là della pura e semplice contaminazione, molto bene rappresentano il gioco onirico e freudiano alla base di tutta l’opera.