Giornata ad alta tensione al Centro di identificazione ed espulsione per immigrati a Ponte Galeria

14 marzo 2010 | 11:04
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Giornata ad alta tensione al Centro di identificazione ed espulsione per immigrati a Ponte Galeria

Proteste sui tetti e cortei, polizia presente in forza in tenuta antisommossa

Il Faro on line – Si è consumato l’ennesimo atto di violenza all’interno del Cie di Ponte Galeria. Mentre fuori un presidio antirazzista chiedeva libertà per i detenuti, circondato da decine di agenti in tenuta antisommossa, all’interno si è scatenata la protesta dei reclusi. Alcuni di loro sono riusciti a salire su alcune grondaie, in una situazione di estremo pericolo, altri protestavano dal basso, ma l’intervento della polizia è stato pesantemente repressivo. Già nel primo pomeriggio, un gruppo di ragazzi ha chiesto di far entrare due grandi scatole contenenti generi alimentari. Ma c’è voluto molto tempo prima che fosse concesso loro di lasciarli all’ingresso, previa registrazione video del contenuto.
“Questo è l’ordinamento di questo Paese – ha dichiarato Luigi Nieri, assessore regionale al Bilancio, al quale è stato negato il permesso di entrare all’interno del Cie – I consiglieri regionali possono entrare in qualsiasi carcere ma non in questo. Qui c’è un luogo inaccessibile a tutti, e questo fa pensare che la situazione sia ben più grave rispetto ad un normale carcere. Gli immigrati chiedono libertà, è chiaro quindi che non vogliono stare lì. Che sia un luogo di detenzione è ormai evidente, ma la cosa più incredibile è che qui c’è gente che non ha commesso reati”.
Sono centinaia le voci che chiedono aiuto dall’interno del Cie. Hanno in comune tutti lo stesso status, quello di clandestino, ma sono vittime di un sistema che scricchiola. I Cie sono da tempo oggetto di critiche per l’impossibilità di accedervi. Nonostante giuridicamente non siano prigioni, in realtà la gestione è molto simile. La privazione della libertà per il tempo necessario per l’identificazione e relativa espulsione, la difficoltà di ricevere gli avvocati, l’impossibilità per molte organizzazioni umanitarie e giornalisti di poter entrare, alimenta dubbi sia dal punto di vista gestionale, sia umanitario. E dopo questo episodio, chiunque abbia l facoltà, dovrebbe spiegare cosa realmente accade in questo centro, che gli antirazzisti del presidio definiscono: “Lager”.
I manifestanti lanciano slogan di denuncia contro la Croce Rossa, che gestisce altri Cie in Italia, e contro l’Auxilium, la cooperativa che dal 1° marzo scorso gestisce il centro, coinvolta in un inchiesta del pm Woodcock su presunte irregolarità nell’apertura di alcuni mini-centri di accoglienza per richiedenti asilo politico.
Il dirigente del Commissariato Lido di Roma, in servizio per vigilare sul presidio, spiega: “Noi non possiamo intervenire perché è la prefettura che gestisce il centro. Tuttavia credo che non ci saranno violenze, la polizia sta tentando di bloccare chi tenta di salire sui tetti, e non ci saranno conseguenze. E comunque ritengo che la contestazione e la protesta civile siano praticabili, se ognuno sa prendere le proprie responsabilità”.
I forti momenti di tensione hanno sfociato in una protesta generale all’interno. Gli immigrati hanno appiccato piccoli incendi, mentre la polizia ha risposto con dei lacrimogeni. Fuori si continuava a gridare sdegno contro il Governo e contro i gestori dei Cie: “Vengono spesi i soldi dei cittadini per mantenere chi gestisce i centri, e ci rende complici di questo massacro. Ai detenuti vengono somministrati psicofarmaci nel cibo e gli viene negata l’assistenza sanitaria. Per le gravi condizioni di disagio molti ricorrono allo sciopero della fame e atti di autolesionismo”.
Una decina di immigrati che si trovavano sui tetti hanno tentato di urlare il proprio disagio, minacciando il suicidio e tagliandosi sul corpo con delle lamette. Scene che non fanno onore ad un Paese che ha vissuto di emigrazione.
“Questo posto è indecoroso a livello umano e di diritti umani – ha dichiarato Giuseppe Mariani, presidente della IX Commissione consiliare per le Politiche Sociali alla Regione Lazio – Mancano i riconoscimenti minimi per la dignità delle persone. Mi è concesso di entrare in ogni carcere ma non qui, dove accadono cose del tutto ignote a molti, ma fortunatamente questa volta con decine di testimoni”.
Il presidio ha successivamente bloccato i binari della linea Fiumicino Aeroporto – Roma, sotto la minaccia di cariche da parte della polizia, e successivamente ha proseguito alla volta di Roma, attraversando viale Trastevere.
Stefania Carlucci