Miti e leggende femminili nelle opere di Silvia Di Loreto

26 maggio 2010 | 22:54
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Miti e leggende femminili nelle opere di Silvia Di Loreto

Pomezia – Fino al 30 maggio presso la Torre Civica comunale

Il Faro on line – Reificazioni fantastiche presso la Torre Civica comunale di Pomezia. Fino al 30 maggio si terrà una mostra personale Silvia Di Loreto, narratrice di miti legati al femminile. Le donne ritratte si stagliano in uno sfondo che insieme cornice e contenitore si fa particolareggiato o abbozzato in funzione del simbolo proposto. Le figure femminili costituiscono un corpus unico con gli sfondi, che di volta in volta definiscono il soggetto, e la contrapposizione di tecnica utilizzata fra i due crea un’atmosfera stranamente fredda, misteriosa, che apre le porte all’onirico e ne oggettivizza il tema. Nelle tele nulla si muove, il movimento è raggelato in un istante nel quale la donna è, mai sorpresa del voyeurismo, sempre pronta a mostrarsi in tutta se stessa, lasciando intendere altro oltre al corpo. I disegni, di notevole sensibilità, vertono infatti tutti in un voluto disorientamento dello spettatore, che per comprenderli ha bisogno di agganciarsi ai titoli o alle mitologie proposte. Il fascino freddo di queste donne è destabilizzato dagli occhi delle donne stesse, occhi attenti e partecipi, oppure sognanti o diretti verso una realtà differente. La destabilizzazione è tutta in questo gioco di contrapposizioni. Evitando un tecnicismo accademico, l’artista propone tele nelle quali la psiche si unisce alla bellezza delle donne proposte, creando un insieme accattivante e disorientante. L’individualità dell’artista esce prepotente dai soggetti ritratti, tanto autorefenziali quanto extra-referenziali, dal momento che nei visi delle donne proposte spesso si colgono i tratti dell’artista stessa, che gioca quindi con la propria identità cercandola nei volti da lei dipinti. È un gioco di specchi attraverso il quale l’identità si forma e rafforza. La donna ritratta dunque diventa un tratto “essenziale”, reificazione di un’essenza ideale che contiene in sé, in nuce, la forza del femminile. Eliminati i riferimenti alla donna corporale, legati ai miti della terra e del sangue, le figure proposte parlano di sogni, si perdono in contemplazioni distese su mari di rosso o messi da cogliere, boschi frondosi o cascate da paradiso terrestre. E di volta in volta l’occhio dell’artista giudica la donna proposta, passando dalla contemplazione della bellezza al biasimo che la stessa produce una volta vista attraverso gli occhi dell’altro. Gli spazi visivi sono definiti dai confini coi quali dialogano, in un gioco di rimandi tra realtà ed immaginazione, tra tangibile e fiabesco , una “reificazione fantastica” di un qualcosa che permane e si plasma in uno spazio soggettivo mentale e personale, parallelo alla realtà.