Il progetto Eda getta lo sguardo al futuro

1 giugno 2010 | 01:19
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Il progetto Eda getta lo sguardo al futuro

Di Carlo: ‘Tra gli obiettivi un potenziamento della rete sul territorio’. Miccoli: ‘Individuata una fascia di disagio su cui intervenire’

Il Faro on line – A conclusione del ciclo di incontri di formazione, destinato agli operatori del progetto Eda, si è svolto a Civitavecchia un incontro per ribadire l’importanza del progetto e su quali basi affrontare il futuro. Il tutto a seguito di uno studio sul territorio di competenza svolto dal dott. Federico Di Carlo e dalla dott.ssa Giusi Miccoli.

“Tra gli obiettivi che dobbiamo porci – ha spiegato il dott. Federico Di Carlo – c’è da mettere in evidenza il potenziamento delle rete Eda sul territorio, al fine di rispondere ai cambiamenti delle strutture produttive del territorio e dei nuovi assetti demografici, sociali e culturali. Consolidare la capacità di risposta dei servizi ai nuovi bisogni individuati dallo studio anche grazie allo sviluppo del partenariato tra i comuni, le scuole, gli enti di formazione e le associazioni. Favorire la cittadinanza attiva intesa come condizione essenziale di benessere personale e sociale. Tracciare ipotesi di sviluppo della formazione strettamente connessa alla realtà economica locale, e creazione di logiche di rete tra comuni, CTP (Centri Territoriali Permanenti), CFP (Centri di Formazione Professionale), Centri per L’Impiego e organismi privati di formazione”.

“Abbiamo pensato che lavorare su queste dimensioni – ha proseguito Di Carlo – avrebbe posto le condizioni perché la progettazione dell’offerta formativa a livello di EDA divenga attività di progettazione dialogica e sinergica rispetto al contesto, rispetto cioè alle istanze poste dalla domanda formativa in connessione alla consapevolezza data dal pensare e progettare la risposta, quindi l’offerta formativa, come nodo di una rete complessiva, di un sistema”.

I territori sul quale il progetto Eda si sviluppa, riguarda Civitavecchia, Tolfa, Allumiere, Santa Marinella, Cerveteri, Ladispoli e Fiumicino. Queste zone hanno diverse logiche sia per quanto riguarda la formazione, sia per le tipologie di attività produttive, e quindi lavorative, che vengono svolte su questi territori. Lo studio evidenzia differenze macroscopiche, come spiega la dott.ssa Giusi Miccoli: “Sussistono carenze dell’offerta formativa per gli adulti e delle difficoltà ad integrare attività e competenze tra gli operatori del territorio. C’è inoltre la dispersione sul territorio del bacino di domanda formativa e quindi difficoltà nel consentire a tutti di usufruire dell’offerta formativa, a causa delle distanze o di un’informazione poco incisiva. In alcune zone poi prevalentemente si parla di specializzazione agricola, con presenza di lavoro stagionale, soprattutto tra lavoratori immigrati, e proprio l’aumento della popolazione immigrata nei comuni del territorio, implica la necessità di sviluppare politiche sociali e formative orientate all’inclusione sociale”.

Le classi più a rischio, oltre agli immigrati, sono i giovani e le donne. Il quadro che emerge dallo studio ne da conferma: “Abbiamo evidenziato – ha continuato la dott.ssa Miccoli – la presenza di una fascia di disagio giovanile tra i diplomati in uscita dalla scuola media, che potrà essere sarà respinta dal sistema scolastico perché debole socialmente e culturalmente. In altri termini, se la famiglia non è in grado di sostenere economicamente la scuola superiore per il figlio, ci si ferma alla scuola media inferiore. Il livello di occupazione femminile è inferiore alla media provinciale, per noi sorge quindi la necessità di qualificare donne italiane ed immigrate per garantirne l’occupabilità. Vorrei inoltre ribadire che la presenza di lavoro sommerso è reale, e diventa quindi necessario individuare soluzioni per l’emersione la micro e piccola dimensione delle imprese locali”.

Tra gli obiettivi futuri che il Comitato si pone c’è una “rete” creata con gli altri enti, al fine di evitare la dispersione di informazione e di offerte formative, dovute ad un lavoro svolto in maniera individuale dai vari enti, istituti, scuole e associazioni: “Un percorso che in sintesi – ha ribadito il dott. Di Carlo – consentirà ai singoli enti partecipanti di conoscere le attività prodotte da altri enti e di confrontarsi nel gruppo a partire da questo. In questa prospettiva è necessaria l’esigenza di un pensiero e di un’azione di sistema, capace di cogliere le problematiche e di trovarvi soluzione attraverso l’implementazione di un modello che connetta le imprese e le loro filiere, le istituzioni pubbliche e il sistema della conoscenza, e che investa stabilmente sulle differenze distintive del territorio, ossia su quei luoghi a cui può essere attribuito valore strategico nel contesto produttivo locale. Tale investimento richiede governante, investimenti e comunicazione”.
Tra gli altri obiettivi in programma c’è uno sportello informativo itinerante, al quale i cittadini potranno rivolgersi per avere, da personale qualificato, informazioni, assistenza e promozione, sia per l’offerta formativa che per quella lavorativa.
Stefania Carlucci