‘Nettuno nel Rinascimento italiano’, entrano in scena gli abiti

2 giugno 2010 | 03:41
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‘Nettuno nel Rinascimento italiano’, entrano in scena gli abiti

Progetto fortemente voluto da Giuseppe Combi, Assessore alle Attività produttive

Il Faro on line – Presentato a Nettuno uno dei cinque abiti rinascimentali che saranno presentati ufficialmente nell’ambito della Serata-Evento del 10 giugno alle 21.00, presso la suggestiva corte interna dell’ex Divina Provvidenza, oggi  sede dell’Istituto professionale Colonna-Gatti.
L’abito mostrato durante la conferenza stampa è quello di Lucrezia Borgia. Una riproduzione storica di grande pregio che può infatti essere classificato come copia storica, non certo come abito teatrale o rievocativo.  
Il Progetto “Nettuno nel Rinascimento Italiano” è stato fortemente voluto da Giuseppe Combi, Assessore alle Attività produttive, e ha subito coinvolto anche l’Assessorato alla Cultura, presieduto da Giampiero Pedace, con la piena approvazione del sindaco della Città di Nettuno, dott. Alessio Chiavetta, favorevole ad ogni iniziativa di  riscoperta intelligente della storia del  territorio.
Il coinvolgimento del Colonna-Gatti è venuto naturale: l’Istituto guidato dall’eclettico professor Tommaso Amato, è da anni all’avanguardia per le sue celebri sfilate di moda e costume, eccellenza nell’ambito delle scuole professionali, sede appropriata per la realizzazione delle cinque copie storiche: Lucrezia Borgia, Cesare Borgia, Marcantonio Colonna e sua moglie Felicia Orsini, il poeta Antonio Ongaro.

L’ambito storico del progetto è stato ristretto al Cinquecento, indagato  nelle vicende storiche strictu sensu da appassionati eruditi locali, mentre per le ricerche storico-artistiche si è attivato tutto il Dipartimento Moda del Colonna-Gatti, guidato dalla storica dell’arte e del costume professor Di Fronzo.
“Nulla è stato trascurato per la ricostruzione storica dei costumi: sono state consultate sia le fonti storiche sia le fonti iconografiche coeve, e, per la modellistica antica, preziosa è stata la collaborazione delle costumiste artigiane Angela Aquilini  e Assunta Iacobucci”, così ha esordito la prof. Di Fronzo.
 Lucrezia Borgia  e suo fratello Cesare  appartengono al mito: evocano sinistri scenari di violenza, ma anche un sottile fascino che ci spinge a indagare le loro vicende, a saperne di più: i Borgia  tennero il potere a Nettuno per soli tre anni, dal 1501 al 1503, ma lasciarono tracce significative del loro passaggio.
Nel 1501: il papa  Alessandro VI Borgia  fa costruire il Forte Sangallo di Nettuno dall’architetto allora più importante, Antonio da Sangallo su disegni del  fratello Giuliano. La moderna fortezza sul mare era all’avanguardia per i sistemi difensivi dell’epoca, e costituì nel tempo il monumento simbolo di Nettuno,  meravigliosa trasposizione visiva di secoli di storia.
“Ma il 1501 è anche la data del  matrimonio di Lucrezia Borgia, a Roma, per procura, con  Alfonso d’Este di Ferrara, e quell’avvenimento abbiamo voluto evocare con  la riproduzione dell’abito di nozze di Lucrezia.
L’appassionante lettura del Gregorovius ricostruisce la splendida Lucrezia  in un abito principesco  “cremisino”  e in testa una “cuffia di seta e oro”.  Ma come era fatto davvero l’abito?  Oltre alla fonte letteraria del Gregorovius  ci siamo avvalsi delle fonti iconografiche di alcune opere di pittori coevi,  non tralasciando nemmeno  uno studio sul tessuto antico”, ha continuato la studiosa.
Le fonti iconografiche saranno rese note in una prossima pubblicazione,  a breve, di un catalogo ragionato, per ora  bastino  la qualità degli abiti, rifiniti da mani di  esperte artigiane, ad appagare la sete di saperne di più di un progetto che esalta la storia e la storia dell’arte e del costume nella scuola italiana,  patrimonio sempre più in pericolo,  ma necessaria eredità  per i  nostri giovani. E’ proprio alla storia dell’arte che ha fatto riferimento la professoressa Di Fronzo, proseguendo il  suo intervento, affermando che l’Istituto Professionale, così come è adesso, non ha nulla da invidiare ad altre scuole, ma viene considerato ancora inferiore ai licei,  mentre simili progetti provano quanto possano fare le scuole professionali se in esse restasse lo studio della Storia dell’Arte, che invece viene eliminato dalla Riforma della Scuola (l’Anisa, di cui la prof. Di Fronzo fa parte, Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell’Arte si batte  fattivamente perché la materia resti anche nei  Professionali). “Sapere e saper fare,  questa è la peculiarità dell’Istituto Professionale”, ha ribadito il professor Fabrizio Bonomo nel suo intervento, coordinatore organizzativo del progetto, che ha poi focalizzato il suo discorso sui ragazzi del Colonna-Gatti, ricordando la proficua ricaduta scolastica di questi progetti, che tanto fanno vivere la scuola  in modo speciale  a chi vi partecipa.
Fabrizio Bonomo ha poi ricordato la seconda parte dell’evento-sfilata , che prevede la presentazione di  oltre trenta abiti attualizzati, cioè moderni d’alta moda, ma  ispirati al Cinquecento, realizzati dagli allievi dell’Istituto con la fattiva collaborazione delle Professoresse  Ivana Caponi e Teresa Gianni per quanto concerne la modellistica, e delle professoresse Daniela Rossi e Patrizia Giovanazzi per quanto concerne la grafica e il disegno dei figurini.  Il prof. Bonomo ha voluto ringraziare, in questa sede, anche i colleghi Francesca Laganà e Arnaldo Cassano senza i quali non avrebbe potuto svolgere il suo efficace ruolo di coordinamento tra le varie competenze  del Dipartimento Moda.

Il commosso intervento del Prof. Tommaso Amato ha concluso la conferenza stampa: costui, Dirigente dell’Istituto Professionale, ha ringraziato  per le parole di caloroso  apprezzamento della sua opera che sono state espresse da tutti i presenti,  e  ha poi iniziato il suo discorso ricordando l’amore che da anni porta al territorio di Anzio e Nettuno, definendo “una sfida” il suo impegno come Preside del Professionale Colonna-Gatti. Rivolgendosi ai politici presenti, gli Assessori  Combi e Pedace di Nettuno  ha rivolto ad essi un’accorato appello, affinché non muoia lo studio della moda e dell’alto artigianato sartoriale a Nettuno e specialmente nella scuola professionale. Tommaso Amato ha poi asserito di andare via contento dalla scuola per avere “realizzato il sogno di fare un bel Progetto con la Città di Nettuno”. Egli ha ricordato i suoi primi passi nell’Istituto Professionale, così diverso dai licei, eppure così affascinante, ancora oggi, ha detto Amato, “un’opportunità per molti giovani  sia  di poter continuare gli studi all’Università, sia di  potersi inserire nelle aziende del territorio”.