Sequestrano quattro immigrati per estorsione, in manette

24 giugno 2010 | 01:02
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Sequestrano quattro immigrati per estorsione, in manette

Legati, picchiati e minacciati erano segregati in un casolare nelle campagne di Ladispoli

Il Faro on line – Avevano attirato quattro immigrati pakistani residenti nel Bergamasco con la promessa di un’occupazione. Una volta giunti a Villa San Giovanni in Tuscia, piccolo centro in provincia di Viterbo, hanno tentato di estorcere loro 45mila euro e, per ottenerli, li hanno picchiati, legati e tenuti segregati in un casolare. Poi li hanno trasferiti in un piccolo locale nelle campagne di Ladispoli e successivamente in un altro casolare nella cittadina costiera. Dopo alcuni giorni, durante i quali i pakistani sono stati minacciati e terrorizzati con una pistola e un coltello, i sequestratori gli hanno consentito di contattare per telefono alcuni loro connazionali, dai quali hanno ottenuto un prestito di 9mila euro. Incassato l’anticipo, li hanno liberati perchè s’impegnassero a mettere insieme gli altri 36mila euro per pagare il resto del pizzo.
Per questo motivo tre indiani e due romeni, fratello e sorella, sono stati arrestati all’alba di oggi dai carabinieri della compagnia di Roncioglione, nell’ambito di un’operazione denominata Bollywood». Nei confronti di due indiani di 25 e 26 anni, ritenuti gli ideatori del sequestro, la direzione distrettuale antimafia di Roma ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per sequestro di persona a scopo di estorsione e rapina. L’altro indiano e i due romeni sono stati fermati dai carabinieri come indiziati di delitto.
Una volta tornati liberi, i quattro pakistani hanno contattato il 112 e hanno denunciato quanto avvenuto. I carabinieri, sotto la direzione della Dia di Roma, hanno avviato le indagini, trovando numerosi riscontri al racconto dei sequestrati, tra cui i casolari in cui sono stati segregati e le corde usate per immobilizzarli.
Durante le perquisizioni domiciliari eseguite in occasione del blitz, nelle abitazioni degli arrestati sono stati rinvenuti e sequestrati: cinque telefoni cellulari e otto schede telefoniche intestate ad altrettanti individui ma non agli arrestati, tre passaporti di persone estranee, una patente di guida italiana falsificata ed un coltello di 40 cm. I cinque sono stati rinchiusi nelle carceri romane di Regina Coeli e Rebibbia in attesa di essere interrogati dai magistrati.