Napolitano: ‘Il tricolore va rispettato’

7 gennaio 2011 | 23:04
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Napolitano: ‘Il tricolore va rispettato’

Il Capo dello Stato ha aperto le celebrazioni per i 150 anni d’Italia

Il rispetto della Costituzione e del Tricolore sono un obbligo per tutti, in particolare per chi governa. E non festeggiare la nascita dello Stato unitario, non fa bene a nessuno, neppure a chi difende la causa del federalismo. Giorgio Napolitano apre le celebrazioni ufficiali del 150 anni dell’Italia unita in una Reggio Emilia pavesata a festa di bandiere italiane. E proprio dalla citta’ che il 7 gennaio del 1797 adotto’ il tricolore per la prima volta come vessillo della Repubblica Cispadana, lancia un monito preciso alla Lega. Solo in serata, dal palazzo Comunale di Forlì, il capo dello Stato concedera’ un’apertura ai temi cari al Carroccio, e parlerà di superamento dei “vizi di origine” dello Stato unitario. “Tare del nostro Stato che abbiamo ereditato – chiarisce Napolitano – ma che vanno superate insieme, con spirito unitario”. La giornata del presidente della Repubblica si apre molto presto, con la cerimonia dell’alza bandiera in piazza Prampolini, nel cuore di Reggio, e la consegna del Tricolore ai sindaci delle tre citta’ capitali del paese: Torino, Firenze e infine Roma.
Al teatro Valli, il Capo dello Stato prenderà la parola a metà mattinata, applaudito da una platea di amministratori locali e cittadini e nelle cui prime file siede anche l’ex premier, Romano Prodi. Le riflessioni di Napolitano partono dalla riconsiderazione storica del Risorgimento, pagina decisiva della storia patria, ma che non va analizzata e riletta acriticamente e in maniera retorica: “Nel 2010 abbiamo ricordato la spedizione dei Mille e altri avvenimenti del 1860 – premette Napolitano -. Adesso dobbiamo ricordare  come nacque l’Italia unita e dobbiamo farlo certamente senza indulgere a una visione acritica del Risorgimento, a una rappresentazione idilliaca. Quel che è giusto sollecitare è un approccio non sterilmente recriminatorio e sostanzialmente distruttivo, un approccio che ponga in piena luce il decisivo avanzamento storico consentito all’Italia dalla nascita dello stato nazionale. Naturalmente bisogna metterlo in luce senza nascondere contraddizioni e perfino storture”.

Gli stessi “fondamenti identitari comuni, segnatamente culturali – prosegue il Capo dello Stato – sono emersi attraverso un plurisecolare travaglio come propri della nazione italiana ben prima del suo tardivo costituirsi in stato unitario”. Il Capo dello Stato, in particolare, elogia la prolusione dello storico Alberto Melloni che ha “soprattutto affrontato senza infingimenti i limiti che segnarono a lungo il riconoscimento del valore comune del Tricolore, e ha fatto la storia della delusione, dello scontento che accompagnò e ben presto seguì il compimento dell’unità, la proclamazione, nel 1861, del Regno d’Italia, e che ha finito per riprodursi fino ai giorni nostri”. Tuttavia, e’ il monito di Napolitano, applauditissimo dalla platea, “rispettare la Costituzione e il Tricolore, soprattutto per chi ha responsabilità di governo, è un obbligo”. E’ il momento del monito del presidente. “Dato che nessun gruppo politico ha mai chiesto che vengano sottoposti a revisione quei principi fondamentali della nostra Costituzione, ciò dovrebbe significare che per tutti è pacifico l’obbligo di rispettarli. Comportamenti dissonanti, con particolare riferimento all’articolo sulla bandiera tricolore, non corrispondono alla fisionomia e ai doveri di forze che abbiamo ruoli di rappresentanza e di governo”.

“A forze politiche che hanno un significativo ruolo di rappresentanza democratica sul piano nazionale, e lo hanno in misure rilevante in una parte del Paese – continua rivolgendosi chiaramente alla Lega – vorrei dire che il ritrarsi o il trattenere le istituzioni, dall’impegno per il centocinquantenario non giova a nessuno”. No a “impulsi disgregativi”, dunque. Perché le “difficolta’” che il Paese si trova ad affrontare anche sul piano economico sono molte. “La premessa per affrontare positivamente queste prove, mettendo a frutto tutte le risorse e le potenzialità su cui possiamo contare – aggiunge – sta in una rinnovata coscienza del doversi cimentare come nazione unita, come stato nazionale aperto a tutte le collaborazione e a tutte le sfide, ma non incline a riserve e ambiguità sulla propria ragion d’essere. E tanto meno a impulsi disgregativi che possono minare l’essenzialità delle sue funzioni, dei suoi presidi e delle sua coesione”.  L’unità nazionale, conclude il capo della Stato “fu la causa cui tanti italiani dedicarono il loro impegno e la loro vita”. La giornata del Capo dello Stato, dopo una visita alla casa-museo dei fratelli Cervi, si conclude a Forlì. L’occasione è un incontro cn gli amministratori locali, ma il discorso di Napolitano non è di circostanza. Anzi rappresenta forse la vera “novita” politica della giornata. L’apertura cioè ai temi cari alla Lega, federalismo e superamento del “centralismo statale di impronta piemontese”. La Costituzione – ha detto – ha previsto un articolo che valorizza le autonomie locali” e oggi “c’e’ un cantiere in corso per la riforma del Titolo V della Costituzione. Il nostro Sato – ha proseguito Napolitano – lo abbiamo ereditato con le sue tare, tra cui il vizio di origine del centralismo statale d’impronta piemontese, ma e’ fondamentale che operiamo per cambiarlo e ci adoperiamo per superare queste tare con spirito unitario”. (fonte: Agi)