Bimba ricoverata: la madre accusa il marito

26 gennaio 2011 | 00:13
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Bimba ricoverata: la madre accusa il marito

‘Il colpevole lo accerteranno gli inquirenti, ma quei lividi c’erano già’. Il compagno però è intanto indagato per tentato omicidio

Il Faro on line – Urla, stasera, per scagionarsi dall’accusa di essere il mostro cha avrebbe rischiato di uccidere una neonata: “L’ho trattata come un fiore”, dice Settimio. E la mamma della piccola ricoverata al Gemelli da due giorni gli dà ragione: “Quei lividi c’erano già prima. Stava col padre, gliel’ho levata per fare meglio… e invece…”.
Sul corpicino martoriato di V.C., nata da appena dieci mesi – la cui prognosi è stata sciolta qualche ora fa – si contrappongono le diverse versioni di tre persone, che secondo gli inquirenti avrebbero una vita umile, ma del tutto normale, a San Felice Circeo. Un dramma del degrado e dell’abbandono andato in scena nel buen retiro della Roma bene che qui ha ville e case per le vacanze. Immobili di lusso che nulla hanno a che vedere con i poveri metri quadri dove la famiglia, o quel che ne resta, sopravviveva. Due manovali, entrambi con le fedine penali pulite e una bracciante agricola, dal passato sentimentale burrascoso. La donna ha alle spalle un matrimonio, con due figli, piccoli, che frequentano la prima e la terza elementare e vivono col padre; e una convivenza fallita con il papà della neonata, che in questi giorni ha rischiato di morire. Ora difende il suo nuovo compagno, accusato di aver maltrattato la figlia.
È lei a ripetere all’Ansa la sua versione di come sono andate le cose: “Il colpevole lo accerteranno gli inquirenti, ma quei lividi c’erano già prima”. “La bambina viveva con il padre – racconta la donna – ma quando ho visto quei segni sul corpo l’ho portata con me”.

Perchè non lo aveva denunciato?
“Si fanno tanti sbagli – è la risposta – si pensa di fare il meglio e poi….Ma la mia colpa è che vado a lavorare e devo lasciare la bambina”. “Ora ho solo un fortissimo dolore per mia figlia che sta lottando tra la vita e la morte – conclude fra le lacrime.

“L’ho sempre trattata come un fiore, l’ho cambiata, vestita e le ho dato da mangiare”, fa eco la versione di Settimio P.. L’ uomo, 31 anni, ammette che si trovava solo in casa quando la bambina ha avuto delle convulsioni, e racconta: “La febbre saliva di giorno e la notte si abbassava. Manuela così venerdì decise di non andare al lavoro e di portare la bambina dalla pediatra. Io non sono andato, sono rimasto a casa. Quando è tornata mi ha raccontato che la pediatra, vedendo i lividi, voleva presentare una denuncia, ma lei l’ha pregata di non farlo. Sono le sue parole. È questo quello che mi ha raccontato”.

Intamto la Procura della Repubblica ha formalmente indagato il compagno della donna: l’accusa è di tentato omicidio.

Ai media e al paese, dove la gente segue attonita lo sviluppo della vicenda, si rivolge don Carlo Rinaldi, parroco di Santa Maria degli Angeli: “Occorre grande cautela, nel parlare di quello che è accaduto. Attorno a questa famiglia dobbiamo alzare una cortina di comprensione e stare vicini al dramma”. Dove si può trovare una chiave per leggere quello che è accaduto? «Si può pensare forse alla situazione di isolamento che vive chi non riesce a uscire dal precariato, di chi non riesce a trovare lavoro, in modo stabile”.
(Fonte Ansa)