‘Rifiuti, porta a porta unica soluzione’

29 gennaio 2011 | 15:12
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‘Rifiuti, porta a porta unica soluzione’

L’intervento di Massimo Piras, presidente dell’Associazione ‘Non bruciamoci il futuro’

Il Faro on line – “L’impianto arrow-bio non è previsto in nessun piano rifiuti regionale passato o presente e, non essendo stato mai testato da nessun organismo scientifico italiano, non è semplicemente autorizzabile da nessuno se non in forma sperimentale”, spiega Massimo Piras presidente dell’associazione Non Bruciamoci il Futuro ed ex-consigliere comunale,  che da oltre 3 anni si occupa della questione rifiuti nel Lazio. “Occorre ristabilire i giusti termini in merito all’ennesimo tentativo di confondere le acque a proposito della gestione dei rifiuti a Fiumicino, perché nonostante il grave errore commesso dalla giunta Canapini nell’adottare una deliberazione in merito alla offerta di ospitare un inceneritore a Fiumicino (come se non bastasse quello di Malagrotta posto a confine), la stessa giunta attuale ha preso atto che l’unica strada legale e sperimentata di competenza comunale per i rifiuti urbani è quella della raccolta differenziata porta a porta – prosegue Piras – La ‘competenza comunale’ in materia di gestione dei rifiuti ha dei limiti ben precisi perché il ciclo dei rifiuti è regolato da un Piano rifiuti elaborato ed emanato dalla Regione che a sua volta ha delegato le Province nell’individuazione delle aree di localizzazione e nell’autorizzazione di alcuni di questi impianti e soprattutto nell’azione di coordinamento dei Comuni che si occupano esclusivamente della fase della raccolta e del trasporto agli impianti stessi.
In netto contrasto con il consigliere Zorzi  Piras sostiene che ‘Civitavecchia non ha mai autorizzato nessun impianto del genere’”.

“In effetti – conclude Piras – come ci conferma il consigliere comunale di Civitavecchia Alessandro Manuedda, l’impianto non è stato assolutamente adottato, il comune il 29 giugno 2009 ha solamente approvato una delibera di giunta di puro e semplice indirizzo senza alcun impegno di spesa e di localizzazione dell’area in quanto mai presentato al consiglio comunale. Preso atto dell’impossibilità da parte del comune di poter decidere se impiantare o meno un sistema di smaltimento rifiuti “Arrow Bio”, c’è da aggiungere che esistono molte criticità riscontrate in questo sistema di smaltimento: Arrow Bio funziona per separazione successiva ad immersione in enormi vasche d’acqua, di fatto realizzando un orrendo “minestrone” in cui carta – vetro – plastica – rifiuti tossici e materiale organico si contaminano a vicenda, e separandoli poi per galleggiamento e con sistemi meccanici ,ne consegue  –aggiunge – un’enorme quantità di acqua inquinata di scarto che a sua volta comporterebbe un enorme impianto di depurazione della stessa, costo non conteggiato nel preventivo. Per non parlare degli scarti perchè questo sistema “produce un “pappone” di fanghi organici contaminati  che dopo l’eventuale produzione di biogas possono andare solo in discarica”.
Ma oltre il danno c’è anche la beffa infatti, fa notare il portavoce di Non Bruciamoci il Futuro che “carta, vetro, plastica e metalli così separati non sono riciclabili presso la filiera Conai (che invece li acquista e rifinanzia i costi di raccolta e trasporto del Comune se provengono dalla raccolta differenziata) in quanto contaminati, e inoltre la materia organica recuperata non è in Italia utilizzabile come compost agronomico in quanto proviene da rifiuti non differenziato, e quindi di fatto ritorna in discarica”.  “Insomma il risultato finale –  conclude Piras – è che il tanto osannato Arrow Bio  evita la raccolta differenziata ma di fatto non recupera nulla di riutilizzabile secondo le normative vigenti, ha dei costi di gestione elevati sia per il consumo di acqua che per la sua depurazione, non produce occupazione locale ulteriore visto che usa il sistema dei cassonetti stradali, non incentiva la riduzione dei rifiuti anzi probabilmente ottiene il risultato opposto”.