Concessioni demaniali, il caso finisce al Tar

15 febbraio 2011 | 17:12
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Concessioni demaniali, il caso finisce al Tar

Commissione trasparenza ok: l’amministrazione ha agito in piena regola

Il Faro on line – Il Comune è il regola. La suppletiva firmata una decina di giorni fa dal dirigente dell’area ambiente, Massimo Guidi, non fa che prendere atto: da una parte dell’ok della capitaneria di porto – arrivato dopo tre dinieghi e un ricorso gerarchico – per il rilascio di una concessione demaniale sul lungomare della Salute, nei pressi del Papaya. Dall’altra delle disposizioni della legge regionale in questione che obbliga il comune di competenza a garantire i servizi minimi, quindi primo soccorso, sicurezza a mare e igiene pubblica. Da qui il via libera all’installazione di una pedana, un punto di primo soccorso e quattro bagni di cui uno per disabili.

Tutto scritto nella mezza paginetta che è bastata al verbalizzante per chiudere il caso delle “concessioni demaniali facili” rilasciate dall’amministrazione comunale. On’ora scarsa, tanto è durata la commissione trasparenza – senza nessun intervento, se non quello fiume del dirigente dell’area ambiente – calendarizzata dal presidente Silvano Zorzi (Pd) “dopo le pressanti richieste ricevute lunedì in consiglio comunale”, per prendere atto che “dalle carte sembrerebbe tutto in regola, almeno dal punto di vista amministrativo”.

Messo il punto su uno degli “intoppi” venuti a galla nei giorni scorsi, il problema si sposta altrove, nelle aule del Tribunale amministrativo del Lazio, che dovrà verificare tutto l’iter burocratico. Primo: se l’amministrazione comunale poteva rilasciare la suppletiva, visto che il Pua, il piano di utilizzo degli arenili, è fermo da più di un anno e commissariato. Secondo: se il ricorso gerarchico arrivato sul tavolo del ministero dei trasporti, dopo tre dinieghi di fila della capitaneria, per il rilascio di una concessione demaniale per la vendita di sdraie e ombrelloni, poi vinto, sia regolare da un punto di vista procedurale. In soldoni, se il ricorso gerarchico era proceduralmente la via da seguire.
Gian Marco Venturi