Chioschi, vietati lettini e ombrelloni?

30 maggio 2011 | 04:55
Share0
Chioschi, vietati lettini e ombrelloni?

Merlini: “Sono posizioni antiprogressiste”

Il Faro on line – No ai lettini e agli ombrelloni sulle spiagge libere di Fiumicino. Lo scorso 19 maggio il Tar del Lazio è stato chiaro: i giudici hanno bocciato “la gestione impropria delle aree libere da parte dei concessionari”. Unica deroga? Il permesso di vendita delle bevande, mentre rimane il divieto all’occupazione dell’arenile. Sì alla vendita delle bibite, no all’occupazione dell’arenile aperto a tutti. Ovvero, no ai chioschi? I balneari di Fiumicino, rappresentati da Balnearia Litorale Romano Fiumicino Federturismo – Confindustria che rappresenta oltre 40 imprese da Passoscuro a Fregene e Maccarese, si sono dichiarati “totalmente favorevoli allo stop”. Ma a guastare la festa, per così dire, la pronta replica di Roberto Merlini, presidente della commissione ambiente del comune di Fiumicino. Ed intanto i titolari dei chioschi, tra cui il rinomato Singita di Fregene, stanno cercando di vederci chiaro. “E’ bastata una sentenza del Tar, che fissa la trattazione nel merito del ricorso del prossimo 10 maggio 2012 a far uscire definitivamente, e senza ombra di dubbio, allo scoperto determinate posizioni antiprogressiste”, tuona Roberto Merlini, presidente della Commissione ambiente del comune di Fiumicino. Ed il problema è che, secondo quanto auspicato da Balnearia, il progetto potrebbe estendersi a tutto il litorale regionale, compresa Ostia. Spiega Roberto Merlini: “Le spiagge libere attrezzate, che gli stessi rappresentanti sindacali conoscevano prima ancora della delibera regionale 1161/2001, rappresentano un modo diverso di vivere il mare”. Ovvero sono un’alternativa agli stabilimenti balneari. Servizi a costi più contenuti, per esempio, anche se in generale alla base c’è uno spirito “diverso”. Ne sono un esempio chioschi famosissimi come il Singita di Fregene oppure il Mediterranea di Capocotta dove sabato mattina si è svolta l’iniziativa di Legambiente di pulizia delle spiagge. Non in antitesi o in lotta, ma una doppia offerta, dunque. Eppure i titolari degli stabilimenti balneari, denuncia il presidente della commissione ambiente, “non ci stanno”.

“È bene ribadire che la differenza netta tra stabilimento e chiosco, oltre il libero accesso senza “pedaggio” alla spiaggia, è principalmente sancita dalla delibera di Giunta regionale che non prevede per i chioschi il pre-posizionamento di lettini, sdraio ed ombrelloni, mentre ciò è da sempre consentito agli stabilimenti”, prosegue Roberto Merlini. “Quanto ai prezzi dei servizi, somministrazioni di bevande e/o cibi, ed altro,  rientra nella sfera del libero mercato. È stupefacente”, sottolinea, “leggere certe dichiarazioni di onorevoli storici rappresentanti nazionali di sindacati: quanto richiamato dal Tar è stato interpretato in modo fuorviante tanto che è opportuno ricordare loro che lo stesso Tar nel 2002/2003 ha rigettato 15 ricorsi contro l’allora adozione del Pua del comune di Fiumicino”. In più vi sono  anche due sentenza del Consiglio di Stato successive alle sopraccitate sentenze. Tutto questo  ha sancito la legittimità sia del Pua sia dell’iter procedurale. Il socio titolare di un chiosco di Ostia Ponente ricorda anche  che “ai rappresentanti di categoria è sfuggita la sentenza dello stesso Tar del 5 maggio 2011, in netta contrapposizione con quella del 20 scorso”. “I soliti balneari, i soliti potenti balneari di Ostia, ma anche di Fiumicino, ci vogliono far smettere di lavorare?”, domanda il gestore. “Eppure anche noi, in un momento di crisi economica globale, non in concorrenza con gli stabilimenti ma semplicemente offrendo un servizio diverso, concorriamo a rilanciare il turismo balneare: non c’è dunque spazio per tutti o il monopolio è sempre e solo dei soliti noti?”, conclude il rappresentante di una cooperativa di Nuova Ostia.

Maria Grazia Stella