Pontile Eni, il Pdl insiste sulla riattivazione del campo boe offshore al largo del golfo

17 ottobre 2011 | 00:40
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Pontile Eni, il Pdl insiste sulla riattivazione del campo boe offshore al largo del golfo

Il coordinatore locale, Cristian Leccese, è da tempo favorevole alla rimozione della struttura

Il Faro on line – “La delocalizzazione del pontile petroli dell’Eni con le implicazioni che la nuova struttura comporterà per le pololazioni delle città del golfo sarà esaminata a Formia domani, 17 ottobre, in un Consiglio comunale al quale era stata da tempo annunciata e molto attesa la partecipazione del sindaco di Gaeta. Ma Antonio Raimondi ha preferito glissare ed ha giustificato la sua assenza adducendo di ‘non aver ricevuto un invito formale’. Ma la verità, a detta dei più informati, sta nella gaffe che ha commesso andando in tv a spiattellare un documento dell’Autorità portuale non risultato poi veritiero. Un fatto, però, è certo: l’attuale pontile petroli di Gaeta ubicato in zona Peschiera ha costituito per più di 50 anni e tuttora costituisce un pericolo costante per i residenti, le attività produttive ed i veicoli che attraversano quel tratto del Lungomare Caboto”.
Il Pdl di Gaeta, coordinato da Cristian Leccese, è da tempo favorevole alla rimozione del pontile ma insiste nel proporre come soluzione alternativa la riapertura del campo boe offshore, al largo del golfo.
“Fino a qualche tempo fa quasi tutti pensavano che quello della ex raffineria di Gaeta fosse un deposito strategico nei cui serbatoi venissero «conservati» idrocarburi da utilizzare solo in caso di necessità o emergenza; quindi, un deposito-cassaforte da aprire solo nel caso in cui il governo nazionale lo richiedesse. Ma così non è. Difatti, la località di Arzano ospita addirittura due depositi: uno strategico, che riceve dalle petroliere idrocarburi che smista tramite oleodotto a Pomezia; l’altro, chiamato deposito costiero, che con autobotti rifornisce i vari punti vendita di carburante”.
“Dunque, si prevede un andirivieni di petroliere anche di stazza considerevole. E lo spostamento del pontile in località La Piaja (Conca e Calegna), più vicino al litorale formiano (da qui le preoccupazioni del sindaco Michele Forte) andrebbe a favorire solo l’Eni che potrebbe utilizzare un pontile più lungo (300 metri) di quello attuale e con maggiore pescaggio ospitandovi petroliere più grandi di quelle che attraccano alla Peschiera. E che dire poi della compatibilità con gli impianti di itticoltura distanti poche centinaia di metri dal nuovo pontile? Per la cui realizzazione occorre tuttavia approvare una variante all’ormai obsoleto Piano regolatore portuale che risale agli anni Sessanta”.
“L’Eni sarà dunque beneficiaria dell’operazione «delocalizzazione». L’equazione «pago meno e guadagno di più» è alla base degli interessi della compagnia: potendo il nuovo pontile ospitare navi di tonnellaggio superiore si avrà come risultato un maggior volume di traffico e di affari a fronte di spese di noleggio pari a quelle sostenute fino ad oggi per l’attracco delle piccole petroliere. Naturalmente, il tutto va a discapito della sicurezza e il mare sarà a maggior rischio inquinamento. Le barriere galleggianti, che servono per circoscrivere eventuali perdite di idrocarburi, diventano infatti inutili in caso di cattive condizioni meteomarine: con mare forza due/tre le eventuali chiazze di petrolio scavalcano le barriere e si disperdono nelle acque circostanti”.
“Intanto, mentre è in corso il bando di gara per l’affidamento dell’incarico di progettazione del pontile, il presidente dell’Autorità portuale Civitavecchia-Fiumicino-Gaeta Pasqualino Monti si è affrettato a smentire l’autenticità di un progetto- grafico circolato in queste ultime settimane a Gaeta su cui lo stesso Raimondi aveva incentrato un’apposita trasmissione diffusa da un’emittente televisiva a lui vicina”.
Ma al di là del giallo che solo Monti potrà spiegare, il coordinatore del Pdl gaetano Leccese sostiene come sia nell’interesse di tutte le città che si affacciano sul golfo seguire la strada della riattivazione del campo boe: “opzione questa che non comprometterebbe impatti ambientali, che non deturperebbe il profilo della costa e che richiederebbe solo qualche piccolo investimento, come il posizionamento di alcune boe, per la funzionalità dell’intero impianto di sea line fermo da tempo. Naturalmente, l’Eni preferirebbe la soluzione del pontile, che espone la compagnia a meno rischi economici dal momento che in caso di cattivo tempo le operazioni di scarico al campo boe dovrebbero essere sospense fino al ripristino delle condizioni meteomarine ottimali”.