Odissea sul treno Nettuno-Roma

26 ottobre 2011 | 01:28
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Odissea sul treno Nettuno-Roma

La denuncia del Comitato Pendolari di Pomezia: “Centinaia di persone sequestrate per un’ora”

Il Faro on line – Il Comitato Pendolari di Pomezia in una nota chiede che si faccia immediatamente chiarezza su quanto accaduto ieri mattina sulla Roma-Nettuno. “Non è possibile sequestrare per oltre un’ora le persone a bordo di un treno senza che venga data nessuna informazione in merito ai tempi di ripristino della linea”.

“E’ stata sfiorata la tragedia: decine di persone hanno rischiato il collasso per la mancanza di aria. Il tipo di treno utilizzato, il Minuetto, non consente l’apertura dei finestrini quando, come in questo caso, c’è un’emergenza. Se davvero l’occupazione dei binari da parte di altri pendolari a Casilina è stata causata da un guasto al treno sul quale viaggiavano, chiediamo immediatamente a Trenitalia di risarcire i passeggeri per il mancato servizio e per i danni eventualmente subiti per i ritardi. Invitiamo quindi tutti i pendolari a non lasciare passare sotto silenzio questo ennesimo disservizio. Alle istituzioni, infine, chiediamo di valutare l’importanza strategica e sociale di un trasporto pubblico efficiente: a fronte di imminenti aumenti degli abbonamenti, sappiamo che non saranno stanziati ulteriori fondi per migliorare i servizi. La politica non comprende che è il trasporto pubblico l’unica soluzione per la vivibilità delle nostre città e se non saranno presi seri provvedimenti per migliorare, investendo pesantemente su manutenzioni, infrastrutture e mezzi, in primis, la produttività generale della città cadrà in un profondo baratro. Siamo tutti collegati su un unico binario”.

Nel comunicato i pendolari raccontano la loro “cronaca di una mattina di passione”. “Sequestrati sul treno e a piedi nella campagna per cercare di raggiungere la destinazione. Partenza da Pomezia alle 8.20 sul treno proveniente da Nettuno già stracolmo. Dopo la fermata di Torricola, in aperta campagna, il treno si ferma. ‘A volte capita – esclama una signora rassegnata – tra poco ripartiamò. La condensa comincia ad attaccarsi ai finestrini e a goccioloni scivola giù. Dopo 15 minuti di attesa senza informazioni una donna anziana si siede sugli scalini chiedendo un pò d’acqua. ‘Sta per sentirsi male – urla la sua amica sostenendola per un braccio – aiutatemì. Un’altra donna tira da fuori la borsetta una bottiglietta da mezzo litro e gliela porge. Un ragazzo doveva partecipare al test di ingresso all’Università: ‘Non ce la farò per le 10.30 ad arrivare a piazza Venezia…’. Finalmente, dopo quasi 3 quarti d’ora, si sente una flebile vocina dagli altoparlanti che dice che a Casilina alcuni pendolari hanno occupato i binari e i treni non possono passare. Più tardi scopriamo che un treno si era guastato e i pendolari erano stati fatti scendere e per questo stavano sui binari. La gente cominciava a spazientirsi: è passata un’ora, sono le 10 e, con i finestrini e le porte del maledetto Minuetto chiusi ermeticamente, comincia a mancare ossigeno”.

“Passa finalmente il capotreno e apre una porta solo per farci respirare: ‘Non scendete per carità altrimenti non ci muoviamo più…’. Dopo 5 minuti di orologio richiude perché non vuole correre rischi. Passano altri 40 minuti e davvero la situazione è insostenibile. Alcuni passeggeri aprono le porte tirando le maniglie di emergenza e scendono dal treno. Vicino ad un canneto c’è un orticello (abusivo!?!) costeggiamo a piedi la recinzione, a ridosso dei binari sui ciottoli ed arriviamo ad una stradina sterrata. Percorsi 500 metri, la strada sterrata diventa asfaltata e incrociamo una macchina della Polizia Municipale: ‘Andate ad aiutare le persone che sono rimaste sul treno…’ avverte un pendolare. La risposta è stata quella di non poter intervenire e viene consigliato di avvisare un’altra pattuglia sulla strada principale…Il fiume di persone continua ad avanzare e raggiunge l’Appia Nuova, di lì a qualche minuto un bus della linea 765 arriva alla fermata e trasporta i pendolari alla vicina stazione della metro A di Arco di Travertino. Ognuno per la sua strada, la improvvisata comitiva si scioglie e rimane l’amaro in bocca di una terribile avventura”.