Pua, programmi di grande investimento sul litorale

16 novembre 2011 | 00:40
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Pua, programmi di grande investimento sul litorale

Papagni (Assobalneari): “Il processo di modernizzazione dell’offerta turistica dipende dall’approvazione del Piano regionale arenili”

Il Faro on line – “Il mare è la prima industria del Lazio e per questo motivo vogliamo dare la possibilità a chi fornisce i servizi di continuare a farlo con la massima chiarezza”. Sono le parole dell’assessore regionale al Turismo, Stefano Zappalà che, riferendosi al Pua (Piano utilizzo arenili), sottolinea come al momento ci siano tutti i presupposti per definire un documento che realizzi una pianificazione balneare entro la fine dell’anno.
Sono stati oltre cento, tra rappresentanti di categoria, sindaci, assessori e concessionari balneari, a prendere parte al convegno sul Piano utilizzo arenili, organizzato al Polo natatorio di Ostia.

Ma perché tanto interesse?
“Dopo quasi venti anni – spiega Marco Maurelli, responsabile Assobalneari Lazio del Litorale Nord – è quasi pronto un nuovo Piano di utilizzo delle aree del demanio marittimo. Una volta approvato il Pua in Consiglio regionale, i concessionari potranno presentare un piano di investimenti e ottenere, in  riferimento alla legge nazionale 296 del 2006, la concessione ventennale”.

A cosa serve?
Il Pua è lo strumento che detta le norme in materia di sviluppo turistico affinché l’offerta diventi un volano per la crescita sostenibile della comunità regionale.

E la Regione?
“La Regione – spiega Zappalà – riconosce il turismo come un fenomeno di sviluppo economico, di promozione e valorizzazione del territorio ma, anche di crescita socio-culturale, per la persona e la collettività. Il Piano di utilizzazione degli arenili, tra le altre cose, favorirà l’integrazione tra l’offerta turistica e gli altri settori economici e produttivi mettendo sul mercato un’immagine unitaria del sistema turistico regionale”.

“L’attuale offerta balneare – afferma Renato Papagni, presidente di Assobalneari Lazio – è un prodotto obsoleto, un modello superato che non ha più quell’appeal turistico che permise tutta una serie di vantaggi a partire dagli anni Sessanta in poi. Le strutture balneari dovranno essere modificate, in termini di investimenti e qualità e i concessionari balneari dovranno essere inseriti in un sistema di filiera turistica che includerà anche gli operatori alberghieri. Solo così sarà possibile promuovere un’offerta che escluda la cadenza stagionale e permetta alle strutture di rimanere sempre aperte”.
Riccardo Ragozzini