“I veri problemi della sede Inps di Anzio”

12 marzo 2012 | 12:04
Share0
“I veri problemi della sede Inps di Anzio”

Intervento del capogruppo dell’Italia dei Valori, Roberto Alicandri

Il Faro on line – In questi ultimi giorni da tutte le parti si è discusso circa la paventata chiusura della sede INPS di Anzio o del fatto che essa diventi o meno un semplice punto consulenza. Ma secondo me non si è centrato quello che è il vero problema di quella che dovrebbe essere la sede che disbriga le pratiche previdenziali di un territorio ci circa 100,000 abitanti. Ovvero l’organizzazione”. A parlare è Roberto Alicandri, capogruppo dell’Italia dei Valori. “Infatti – prosegue Alicandri – se da una parte le pratiche di anzianità, vecchiaia e reversibilità (pensioni contributive) vengono evase con tempi ragionevoli, altri tipi di pratiche hanno invece tempi biblici, e mi riferisco alle domande di assegno sociale (pensioni assistenziali meglio note come pensioni sociali o pensione della casalinga) e delle domande di invalidità civile e di accompagno, questi tipi di pensione infatti non vengono lavorate dalla sede in oggetto e devono essere mandate ad altre sedi dell’Inps all’interno della provincia di Roma senza che però ci sia un vero e proprio canale ufficiale. Per portare un esempio concreto, dopo che la dipendente Inps di Anzio che lavorava le pensioni sociali è andata in pensione non si è ancora capito chi debba lavorare in sussidiarietà (ovvero al posto della sede di Anzio) tali pratiche e quindi queste rimangono in giacenza dal mese di settembre (ovvero da ben 6 mesi) senza che si possa ufficialmente capire chi si debba sollecitare per arrivare alle liquidazioni di tali prestazioni. Cosa questa gravissima, in quanto si lasciano senza sostentamento tutti quegli anziani che compiuto il 65 anno di età non sono più appetibili dal mercato del lavoro in crisi e che per mesi non possono nemmeno ricevere tale pensione che perdipiù non arriva nemmeno ai 500 euro mensili.

Per quanto riguarda poi le pensioni di invalidità civile e accompagno queste vengono invece inoltrate a Pomezia, perchè in questo caso l’ufficio invalidi civili non esiste proprio nella sede di Anzio, ma il sovrapporsi di due bacini così grandi non consente la liquidazione prima dei sei mesi dal ricevimento del verbale che attesta l’invalidità. Cosa che purtroppo è ancora più grave perchè incide su famiglie che hanno all’interno dei componenti che con quel tipo di pensione possono essere assistiti da personale specializzato e che invece devono attendere il disbrigo lentissimo di tale prestazione. Con l’ulteriore aggravamento di una posizione che già è triste per il fatto di avere un congiunto in grosse difficoltà di salute e che peggiora con il fatto che senza tale cifra assistenziale (470 euro mensili) spesso le famiglie si indebitano o addirittura devono rinunciare a far assistere tale persona. Quindi a mio avviso – conclude – prima di discutere di problemi altrettanto importanti come la sede o come chiamare tale punto, ovvero se punto consulenza oppure vera e propria sede, bisognerebbe chiedere con forza di capire quale è la vera volontà dell’INPS regionale circa i servizi che davvero vogliono essere mantenuti sul territorio e qualora alcuni non possano essere effettivamente rimanere ad Anzio si definisca una volta per tutte quale debba essere la sede che debba lavorare tale pratiche. Perchè in questa situazione di scaricabarile e di lotta politica chi ci rimette sono solo i cittadini e quel che è peggio proprio quei nostri concittadini che vivono le situazioni più difficili dal punto di vista economico o di salute”.