Assistenza domiciliare, un incontro a Pomezia

16 marzo 2012 | 15:00
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Assistenza domiciliare, un incontro a Pomezia

L’Assessore alle Politiche Sociali Rosaria Del Buono e il Dirigente Maurizio Trabocchini fanno chiarezza

Il Faro on line – Si è appena conclusa la conferenza stampa presso l’Assessorato alle Politiche Sociali sulla modifica al regolamento in materia di assistenza domiciliare. Dopo le polemiche dei giorni scorsi sollevate dall’associazione Via Libera Onlus, da Buongiorno Legalità e da Città Nuove l’Assessora Rosaria Del Buono e il Dirigente Trabocchini hanno spiegato le ragioni che hanno spinto l’Amministrazione comunale a modificare il regolamento comunale in materia introducendo un contributo a carico degli utenti che usufruiscono dell’assistenza domiciliare in base all’ISEE del nucleo familiare convivente.

“La modifica al regolamento, condivisa con le parti sociali – hanno spiegato – ha come principale obiettivo quello di smaltire la lista che conta circa 150 cittadini in attesa di ricevere ore di socioassistenza, a fronte di 104 cittadini che usufruiscono invece del servizio, completamente gratuito. Viste le condizioni economiche in cui versano i Comuni e i tagli al Fondo sociale nazionale, l’Amministrazione ha scelto di mantenere intatto lo stanziamento annuale in bilancio (1 milione e 700 mila euro tra assistenza domiciliare e scolastica, ndr), ma di agganciare al reddito la prestazione sociale, chiedendo un contributo in base all’ISEE del nucleo familiare convivente (fino a 7.500 euro ISEE il servizio rimane totalmente gratuito, da quella soglia in poi sono previste percentuali di contribuzione in base alle fasce di reddito, ndr).

Contributi che verranno reinvestiti nel servizio per smaltire la lista di attesa e ridistribuire il monte ore garantendo la socioassistenza a quanti più cittadini possibile. La scelta sul nucleo familiare convivente piuttosto che su quello dell’assistito – precisano – è pensata per evitare discriminazioni nei confronti di quegli utenti che vivono soli o di quei nuclei familiari in cui è solo l’assistito a percepire reddito. Una scelta dettata da una politica di giustizia sociale, che ci permetterà inoltre di avere un quadro chiaro sui redditi di coloro che usufruiscono da anni del servizio, con la volontà, se necessario, di rivedere le fasce di reddito e le percentuali di contribuzione”.