Vendita dei terreni demaniali sul Lungomare, la delibera della discordia

4 luglio 2012 | 01:43
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Vendita dei terreni demaniali sul Lungomare, la delibera della discordia

Satta: “Evitare che in questo percorso di sviluppo si vengano a depositare ostacoli con cui prima o poi dovremmo fare i conti”

Il Faro on line – E’ stata presentata tre volte e per tre volte è stata ritirata. Ad ogni appuntamento c’era chi la difendeva a spada tratta e chi invece se ne discostava con lo stesso vigore. Una proposta che dalla sua prima apparizione non ha mai smesso di far discutere, dividere e arrovellare gli stomaci più duri… anche se in Consiglio, poi, non è mai arrivata. Parliamo della delibera che prevede la vendita dei terreni demaniali sul Lungomare della Salute a favore di alcune attività commerciali. 

Ora, quel che ci interessa, non è tanto sapere da chi siano rappresentate le parti di questo vivace tira e molla, ma cercare di capire quelli che possono essere eventuali pregi o difetti di questa proposta. E per farlo, partiamo da una delle voci che, con estrema coerenza, si è sempre opposta alla sua discussione in Aula. E’ il leader della lista Noi Insieme, Luigi Satta.

“Nel Duemila, – spiega – una legge statale, favorì la vendita dei terreni demaniali da parte delle amministrazioni ai privati. Si trattava di un prezzo simbolico che andava a favore dei cittadini. Negli anni questa forma non ha subito variazioni. Ora, però, applicare lo stesso principio a delle attività commerciali che insistono su un luogo importante come il Lungomare, mi pare che vada contro gli interessi della collettività sia sotto il profilo estetico che funzionale”.

Per quale motivo?

“Io nasco come commerciante e mai penserei di voler ostacolare una categoria già tartassata su tanti fronti. Ma immaginiamo un tratto di marciapiede lungo più o meno cinquanta metri e largo quattro occupato da costruzioni una diversa dall’altra… cosa avverrebbe se in un futuro prossimo arrivassero i fondi per ridisegnare l’intero tratto di Lungomare? Come ricollocare quegli spazi? E a quali costi?

Quindi che fare?

“A mio avviso la soluzione migliore è quella di rilasciare delle concessioni. Anche rinnovabili di dieci anni in dieci anni. Ma impedire che la presenza di spazi privati divengano pugni in un occhio all’interno di un moderno progetto di riqualificazione o, più semplicemente, degli ostacoli ai portatori di handicap”.

Cosa chiedi?

“Chiedo a tutti gli amministratori di avere uno sguardo più lungimirante ed evitare che in questo percorso di sviluppo, lento o veloce che sia, si vengano a depositare ostacoli con cui prima o poi dovremmo fare i conti… e con un ingente, quanto inutile sperpero di denaro”.
Riccardo Ragozzini