Truffe immobiliari a Roma, Napoli e Fregene. Sei arresti

23 ottobre 2012 | 15:00
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Truffe immobiliari a Roma, Napoli e Fregene. Sei arresti

Blitz dell’Arma in tre appartamenti del comune costiero. Sotto sequestro documentazione ritenuta di interesse investigativo

Il Faro on line – Proponevano a ignari acquirenti appartamenti che non erano di loro proprietà. Incassavano i soldi della caparra o in alcuni casi l’intero importo e poi sparivano. Una truffa immobiliare “alla Totò” quella scoperta dai Carabinieri di Roma che hanno individuato uno specializzato sodalizio criminale. Nelle prime ore di questa mattina a Roma, Bologna, Napoli, Nepi (Vt) e Fregene, i Carabinieri di Roma hanno arrestato sei cittadini italiani effettuando 12 perquisizioni (5 a Roma, 3 a Fregene, 2 a Bologna, 1 a Napoli e 1 a Nepi) presso le abitazioni di proprietà o nella disponibilità degli arrestati, individuando e ponendo sotto sequestro documentazione ritenuta di interesse investigativo.

Numerosi i capi di imputazione a carico degli arrestati, ritenuti responsabili a vario titolo, e con diversi ruoli e responsabilità, di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ed al falso documentale, falsa attestazione a un pubblico ufficiale sulla identità e fabbricazione di documenti falsi.

I provvedimenti scaturiscono dall’indagine denominata “Casa Facile”, avviata dalla Stazione Carabinieri di Roma Città Giardino nel dicembre 2011, in seguito all’arresto in flagranza di un soggetto trovato in possesso di una carta di identità risultata falsa, mentre in una banca tentava di prelevare del denaro da un c/c precedentemente aperto sempre con false generalità.

Le indagini immediatamente avviate hanno permesso l’individuazione e la disarticolazione di un sodalizio criminale specializzato nelle truffe immobiliari portate avanti con il medesimo modus operandi.

Gli arrestati, in particolare, operando principalmente nel quartiere Parioli, stipulavano con identità fittizie e documenti contraffatti, contratti di affitto con i legittimi proprietari di alcune abitazioni. Acquisite in tal modo le generalità del proprietario, e utilizzando la documentazione ottenuta per la stipula del contratto di locazione, formavano quindi appositi documenti di identità, con le generalità dei proprietari degli appartamenti, e vendevano a terzi in buona fede gli appartamenti locati, traendo in errore ignari notai dai quali si recavano per effettuare il rogito. La truffa, sovente, emergeva allorquando il compratore truffato, dopo avere pagato il prezzo della compravendita al finto proprietario, si recava dal reale proprietario per effettuare le volture delle utenze,  scoprendo che la casa non era mai stata messa in vendita. Il meccanismo, sostanzialmente identico in tutti i casi attenzionati, prevedeva in sintesi le seguenti fasi:

–          il sodalizio individuava (tramite periodici specializzati, in agenzie immobiliari etc..) un appartamento che il proprietario intendeva locare a terzi;

–          si predisponevano falsi documenti di identità;

–          si contattava il proprietario dichiarandosi interessati alla locazione;

–          con il proprietario si stipulava un contratto di locazione, ottenendo in tal modo i documenti dell’abitazione e le generalità del proprietario;

–          venivano predisposti nuovi documenti con le generalità del proprietario e l’effige di uno dei membri dell’associazione;

–          veniva immesso sul mercato l’appartamento locato dal falso proprietario e veniva trovato l’acquirente;

–          si stipulava l’atto di vendita, con i documenti falsi riportanti le generalità del vero proprietario;

–          si aprivano conti correnti con documenti falsi, dove confluivano i proventi del reato, ed altri conti correnti di passaggio che servivano per rendere più difficoltoso il rintraccio del denaro;

–          si aprivano conti correnti dai quali attingere per le spese necessarie per l’attività criminosa (es. pagamento della caparra e dei canoni iniziali di locazione da corrispondere al vero proprietario).

Tutto ciò con ripartizione certosina e costante dei ruoli da rivestire: il finto procacciatore d’affari, il finto locatario, il finto legale di fiducia per i rogiti notarili, i finti correntisti sui cui c/c confluivano gli introiti delle truffe.

La vendita sine titulo degli immobili avveniva peraltro per un corrispettivo di gran lunga inferiore al reale valore di mercato, al fine di aumentare le probabilità di vendita abbreviandone le tempistiche realizzative.

Nondimeno, le indagini hanno permesso di accertare e sventare un tentativo, da parte del sodalizio, di costituire una società immobiliare sempre mediante l’utilizzo di documenti falsificati, allo scopo evidente di aumentare il bacino di utenza delle potenziali vittime.

Tale proposito, infatti, avrebbe consentito loro di ricevere direttamente i dati anagrafici di eventuali venditori, ed i dati catastali delle rispettive abitazioni, che avrebbero ragionevolmente successivamente posto in vendita senza dovere ricorrere all’espediente della locazione fittizia.

Tutto ciò in un contesto associativo e truffaldino, con l’indispensabile sostegno dell’alterazione di documenti e la creazione di false intestazioni telefoniche, falsi conti correnti, spendita di false generalità, il sistematico accordo per acquisire denaro con false vendite di altrui beni immobili, con grave pregiudizio per gli acquirenti.

L’indagine,  come detto, condotta dai Carabinieri della Stazione Roma Città Giardino, ha riguardato anche episodi denunciati presso altri Uffici di Polizia (Commissariato PS Vescovio, Stazione CC Parioli, Stazione CC Viale Eritrea), ed è stata condotta facendo ricorso alle classiche metodologie d’indagine (servizi di osservazione, controllo e pedinamento, escussione di decine di persone in grado di riferire circostanze utili alle indagini, esecuzione di numerose individuazioni fotografiche, incroci sui dati telefonici etc..), nonostante l’elevato spessore criminale dimostrato dagli arrestati, che hanno posto in essere un articolato intreccio di conti correnti e movimentazioni di denaro nelle tre fasi della condotta criminis (preparatoria, esecutiva e successiva), diretta all’occultamento del profitto dei reati. In particolare, i conti correnti venivano spesso aperti con l’utilizzo di documenti falsi, per consentire l’agevole riscossione dei profitti delle truffe. Il denaro veniva poi fatto transitare sui vari conti correnti per potere essere agevolmente riscosso senza lasciare tracce. Di rilievo appare l’utilizzo dei conti correnti anche nella fase di preparazione delle truffe, per il pagamento delle locazioni degli appartamenti poi destinati alla vendita illecita.

A capo dell’associazione, un pregiudicato (per reati specifici) con un passato da commercialista, e conseguente bagaglio culturale che lo ha verosimilmente agevolato nella predisposizione delle truffe realizzate.

Quattro i casi per i quali si procede. Nel corso dell’attività sono già stati sequestrati due conti correnti euna somma di circa 170.000 euro ivi conservata, ritenuta di provenienza delittuosa.

A conclusione, emblematico appare un estratto dell’ordinanza del Gip che recita test: “…L’entità della vicenda è devastante, non solo per l’impatto economico non sottovalutabile: il disvalore effettivo del fatto è infatti da ragguagliare anzitutto alla interferenza delle condotte in esame con principi di primaria importanza; sono in gioco la trasparenza e la correttezza dell’attività economica; la tutela del mercato immobiliare, la stessa fede pubblica…”.

Le indagini proseguiranno al fine di verificare eventuali analoghi fatti criminosi commessi dai soggetti in questione.