Il Faro on line – Sono molte le immagini che le monete romane ci tramandano di imbarcazioni e di navi. Navi da guerra sui retri dei denari di Antonio, di Sesto Pompeo, grande ammiraglio che combatté contro Augusto; Navi anche su retri di sesterzi e denari di Adriano, che solcò tutto il Mediterraneo nel lungo pellegrinaggio che intraprese con la sua “Personale Corte” alla scoperta, e riorganizzazione, di tutte le provincie romane. Navi infine nei retri delle monete degli imperatori indipendentisti britanni Carausio e Alletto. Navi romane che, soprattutto dopo le vittorie contro i fenici, dopo le guerre puniche, solcavano i mari di tutto il mondo conosciuto; dalle remote rotte della Britannia al sud Africa; dalle Canarie( isole fortunate) alla costa occidentale dell’India.
Navi che a Fiumicino sono state ritrovate in grandissima quantità durante i lavori di costruzione dell’aeroporto e che sono conservate, nel museo delle navi, colpevolmente chiuso da un decennio per mancanza di fondi pubblici e che forse avrebbe bisogno di un intervento anche privato per poter essere restituito alla fruizione collettiva. Navi infine scoperte di recente, di piccolissime dimensioni, forse fluviali, durante i sondaggi per la costruzione del nuovo Ponte della Scafa. Le testimonianze numismatiche e archeologiche ci disegnano un panorama molto vario. Non esistevano solamente navi da combattimento, ma anche navi da carico per il commercio di ogni tipo di mercanzia e, dopo il ritrovamento delle navi di Caligola nel lago di Nemi, forse anche navi di piacere, una sorta di Yacht per imperatori, non molto dissimili dalle grandi navi di lusso private che solcano i mari oggigiorno.
Le navi da guerra erano denominate navi lunghe dalla loro forma allungata; tutte andavano a remi, per raggiungere maggiore velocità e rapidità di manovra in battaglia ed erano divise in categorie dalla quantità dei rematori su ogni lato; dalle gigantesche Deceris ( solitamente navi ammiraglie) con dieci file di rematori per ogni remo, su ogni lato, fino alle piccole Liburne, imbarcazioni velocissime con due ordini di rematori; Le navi da guerra avevano a poppa una cabina per il comandante e ai suoi aiutanti, dietro la quale si levava una costruzione molto più alta della prua in cui forse erano alloggiate le catapulte per i proiettili incendiari.
Erano inoltre armate di prue in metallo per lo speronamento, tecnica da battaglia adoperata per l’affondamento delle navi nemiche. Le navi commerciali, denominate onerarie, invece erano molto più larghe e andavano quasi sempre a vela: usavano infatti i remi solo in caso di bonaccia o di particolari manovre nei porti. Le navi commerciali si distinguevano a secondo dell’uso: c’erano quelle per il bestiame e per gli animali feroci, destinati agli zoo o alle arene dell’Impero, con grandi portelli laterali sulle fiancate per l’imbarco e lo sbarco delle bestie; navi gigantesche adibite al trasporto dei marmi. Navi vinarie, adibite al trasporto di anfore contenenti prodotti di ogni tipo; Navi granarie adibite all’approvvigionamento alimentare. La navigazione iniziava il 5 marzo con la festa di Isidis Navigium in onore della Dea Iside, patrona del mare, dei marinai e delle attività marinare e aveva termine probabilmente il 19 ottobre con la festa Armilustrium in onore del Dio Marte, durante la quale si mettevano da parte le armi per l’Inverno e le navi venivano tirate a secco o ancorate al sicuro nelle darsene.
L’ingegneria navale romana, con la potente corporazione dei fabri navales, di cui un grande tempio nel centro di Ostia, ottimizzò le capacità dei cantieri, costruendo navi sempre più resistenti e meglio equipaggiate. Navi costruite con abete e di cedro, lavorate in maniera impeccabile e rese impermeabili dalla tecnica del calafataggio ( pece e stoppa tra le assi ). L’archelogia e le testimonianze non ce lo tramandano, infatti i resti di navi sono completamente anneriti, ma io voglio immaginarle queste navi tutte colorate, a seconda dell’armatore e del carico; blu per le vesti e i carichi preziosi, bianco e porpora forse per il vino; giallo per il grano e per l’olio; marrone o verde per gli animali e probabilmente anche un colore “mare” che serviva alle navi da guerra per mimetizzarsi con le onde. Fino a un mix di colori un po kitsch per le navi di piacere, simbolo di lascivia e potere allo stesso tempo, tipica della moda imperiale al tempo di Caligola e Nerone.Non ho dubbi; le navi all’orizzonte dovevano essere uno spettacolo emozionante per gli abitanti dei porti antichi.
Numismaticus