Dishonored: la vendetta si gusta in prima persona

29 ottobre 2012 | 22:07
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Dishonored: la vendetta si gusta in prima persona

Il Faro on line – Dishonored si è rivelato essere un gioco sorprendente in molti aspetti, caratterizzato principalmente dalla grande libertà decisionale offerta al giocatore e dallo stato d’ansia e tensione che è capace di generare. Con una storia un po’ più lunga sarebbe stato perfetto, ma indipendentemente da questo è senza dubbio uno dei giochi della stagione che non può essere ignorato. In Dishonored il giocatore intraprenderà le avventure di Corvo, un assassino soprannaturale spinto dalla vendetta in un mondo affltto da potere e malattia. Capitale dell’Impero delle Isole, la città costiera di Dunwall appare come una metropoli vittoriana in piena rivoluzione industriale, caratterizzata tanto da maestose costruzioni quanto da sobborghi in cui regna la povertà.

E proprio dai quartieri poveri ha origine un male destinato a mettere in ginocchio tutta la città: la peste dei ratti, trasmessa dai numerosi branchi di roditori che popolano le fogne e curabile solo con dei costosissimi elisir, alla portata unicamente dei ceti più abbienti. E’ in questo scenario che l’Imperatrice attende insieme a sua figlia Emily la visita della sua guardia del corpo Corvo Attano, di ritorno da un viaggio nelle altre città dell’impero per cercare un rimedio definitivo alla piaga. Ma durante l’incontro dei tre la situazione precipita: un gruppo di assassini riesce ad uccidere la regnante e rapire la piccola Emily, dopo di che le guardie di palazzo trovano Corvo coperto del sangue dell’Imperatrice e lo rinchiudono con l’accusa di averla assassinata. Per il protagonista inizia quindi un’avventura mirata a salvare Emily e destituire il nuovo tirannico regnante, Lord Reggente, aiutato dalle sue abilità di assassino e dai poteri sovrannaturali fornitigli da un misterioso alleato, l’Esterno. Il titolo di Arkane Studios attinge al genere shooter in prima persona solo per quanto riguarda visualizzazione e impostazione base del gameplay.

Il protagonista può infatti impugnare ben poche armi a distanza, tra queste troviamo solo una pistola a pallettoni e una piccola balestra caricata con dardi di vario genere, tradizionali, esplosivi o ricolmi di un fluido soporifero. L’arma da tiro viene bizzarramente impugnata con la mano sinistra, mentre la destra stringe sempre un pugnale a farfalla, l’arma simbolo dell’assassino. La pistola risulta un’arma poco precisa, diversamente dalla balestra lancia dardi che ha una traiettoria molto più lineare ma sofferente di una breve gittata. A queste armi principali, si aggiungono granate ed orpelli esplosivi, da utilizzare solo nei casi estremi o come semplice diversivo ad una situazione insolita. Ma non è finita qui: la peculiarità dell’implacabile killer è quella di poter utilizzare dei particolari poteri mistici che gli permettono di compiere incredibili gesta.

Così è possibile teletrasportarci su una sporgenza, comparire alle spalle di un nemico per coglierlo di sorpresa, oppure fermare i proiettili in volo per fuggire rapidamente dalla scena del crimine. Un contesto così ricco e credibile è fortunatamente supportato da una giocabilità profonda e appagante che fa della sua forza l’ampio portfolio di azioni che mette a disposizione del giocatore. Come detto lo stile per cui hanno optato gli sviluppatori è quello della visuale in prima persona, che permette al giocatore di immedesimarsi nelle scelte che sarà costretto a compiere. Si perché, se la struttura di gioco in forma molto semplicistica può essere ridotta ad una serie di livelli che ci chiedono di compiere una missione partendo dal punto A e arrivando ad un punto B, è tutto quello che succede nel mezzo che rende Dishonored speciale.

La sensazione di libertà che si ha giocando a Dishonored è difficilmente paragonabile ad altri titoli. Purtroppo però i difetti se vogliamo fare un esame accurato non mancano neanche in Dishonored. Una serie di caricamenti abbastanza frequenti minano leggermente la fluidità, ma sopratutto, se giocato a livello di difficoltà massima il titolo non solo diventa frustrante ma quasi costringe il giocatore a utilizzare unicamente l’azione stealth riducendo così lo spettro di possibilità. Infine, c’è da sotolineare che sporadicamente i nemici presentano un cono d’ombra davvero troppo ristretto e anche passandogli a lato qualche volta capita che non si accorgano della nostra presenza.

Pur non offrendo un grado di dettaglio pari a quello PC la versione per consolle casalinghe è in grado di difendersi egregiamente. Al risicato dettaglio dei personaggi fa, infatti, da contraltare una buona qualità delle aree di gioco. Proprio per esaltare le scelte del giocatore, gli sviluppatori si sono sbizzarriti nel mettere a disposizione del giocatore una miriade di variabili che rendono ogni singolo livello una sorta di microcosmo completamente esplorabile. Inoltre, all’elevata qualità del level design vi è anche un design in grado di proporre al giocatore personaggi in grado di colpire sin dalla prima occhiata, per via di uno stile molto particolare, probabilmente voluto, che sembra essere lo specchio del corruzione e della meschinità che attanaglia le strade di Dunwall. Concludendo un’opera così completa e complessa non poteva che offrire un doppiaggio in lingua originale di assoluto livello in grado di far emergere tutto lo stile che il gioco riesce ad emanare, e lo stesso splendido risultato si ha anche con un magistrale doppiaggio in lingua italiana. 

VOTO FINALE: 9 

di Nemo81