Anziani morti nel rogo a Villa Chiara: rinvio a giudizio per “omicidio colposo”
Per i titolari della struttura e i 4 addetti al controllo anche l’accusa di “sequestro di persona”
Il Faro on line – Rinvio a giudizio dei coniugi Sabatino Cipollini e Adriana Gigliotti, titolari della RsaVilla Chiara per “omicidio colposo e sequestro di persona”, mentre i quattro addetti al controllo degli ospiti devono rispondere del concorso nel sequestro di persona. Inoltre il comune di Santa Marinella dovrà rispondere della responsabilità civile. E’ quanto deciso questa mattina al Tribunale di Civitavecchia, dove si è svolta la 4° udienza per il processo che si riferisce alla morte di due anziani chiusi a chiave in una stanza abusiva distaccata dalla villa Chiara in via Dei Normanni a Santa Severa. I due anziani erano Giovanni Marongiu e Lamberto Di Berardino.
“Mio padre – racconta Bruna di Berardino – e il signor Giovanni, è stato già provato, hanno impiegato 7 minuti per morire bruciati e sono stati trovati aggrappati alla porta e alla finestra che erano chiuse a chiave dall’esterno. Nel mese di settembre 2009, La necessita di chiedere aiuto, ai coniugi Gigliotti/Cipollini (gestori della casa di riposo Villa Chiara), per assistere mio padre (per un costo di circa 2 mila euro al mese) si era presentata perchè mia madre doveva mettere una protesi al ginocchio e io sono dovevo essere operata ad un tendine (operazioni poi avvenute ad ottobre 2009). Inoltre, la scelta di portare mio padre, per soli 3 mesi in una struttura privata, si è resa necessaria perchè l’assistenza sanitaria nella regione Lazio non aiutava (e ancora non aiuta) i famigliari che improvvisamente si devono vedere come: infermieri, psicologi e quant’altro, poiché sono lasciati praticamente soli (anche se poi al funerale di mio padre c’erano circa 2000 persone, che naturalmente ringrazio per la loro presenza), senza parlare degli ispettori delle istituzioni (che non fanno bene il proprio lavoro) predisposte a controllare che non vi siano strutture abusive con impianti vetusti”.
Per dovere di cronaca ricordiamo che un rinvio a giudizio non è una sentenza di condanna, e che le prove si formeranno solo durante il dibattimento.