Una rotonda su… strada, il nostro clacson che suona

12 novembre 2012 | 00:43
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Una rotonda su… strada, il nostro clacson che suona

Il Faro on line – Sul caos del traffico cittadino, sulle conseguenze dannose sulla salute, sullo stress cui sottopone il sistema nervoso, ecc. è stato detto di tutto e di più. A sentirne parlare ancora, sempre negli stessi termini, sempre con le stesse, scontate, trite e ritrite considerazioni, si finisce quasi col provare un senso di fastidio… Il traffico è una “creazione” tutta nostra; siamo noi, ognuno nel nostro piccolo, a formare il traffico. In buona sostanza, siamo artefici del nostro malessere…

Diamo spesso la colpa al servizio del trasporto pubblico, che vorremmo iperefficiente (magari con l’autobus che ci aspetta la mattina davanti casa per portarci direttamente al posto di lavoro…), ma, se anche fosse così, per onestà intellettuale dovremmo ammettere che… continueremmo a prendere l’auto! A utilizzare il trasporto pubblico sarebbero gli stessi, ovvero quelli che lo usano anche ora, vuoi perché sprovvisti di un proprio veicolo (ma al giorno d’oggi sono una esigua minoranza), vuoi perché convinti (e soprattutto “coerenti”) assertori della necessità di un’aria più pulita, vuoi perché non vincolati da un orario di lavoro all’inizio o fine del quale i mezzi pubblici non sono in servizio.

In realtà, da parte delle varie amministrazioni cittadine, vengono di volta in volta adottate delle strategie finalizzate ad un miglioramento della viabilità urbana; l’idea è quella di limitare, per quanto possibile, gli ingorghi e nel contempo cercare di mitigare il fenomeno – anche troppo diffuso – degli incidenti stradali. Una delle ipotetiche soluzioni che sembra stia dando buoni risultati, è l’adozione delle cosiddette “rotatorie”.

Nel territorio del comune di Fiumicino, negli ultimi tempi, ne sono comparse parecchie, urbane, ma anche extraurbane, e sembra siano stati individuati altri tratti stradali dove, nel tempo, ne possano essere realizzate altre. Effettivamente, laddove sono spuntate, le rotatorie sembrano aver sortito gli effetti sperati: i veicoli sono costretti a rallentare, il traffico, anche se sempre caotico, assume una scorrevolezza più ordinata…..almeno in apparenza….e sembra siano diminuiti anche gli incidenti stradali. Il problema delle rotatorie, ancora una volta ….e manco a dirlo!…. sono quelli che le percorrono, ovvero, i motorizzati (la cosa infatti non riguarda solo gli “automobilisti”, ma anche, e spesso soprattutto, i “centauri”)!!!

Il problema spesso sottolineato in questa rubrica è, il più delle volte, una profonda e dilagante ignoranza delle norme che regolano la circolazione stradale; ora le rotatorie mettono in evidenza un’altra grave carenza dei cittadini motorizzati: la geometria!

La forma tipica delle rotatorie, come del resto suggerisce la parola stessa, è quella “rotonda”; molti auto(o moto)muniti tuttavia, sembrano preferire quella “ovale”…. Detta così, la cosa sembra più uno scherzo. E infatti lo è, almeno nella sua esposizione; nella realtà, al contrario, la cosa assume caratteri ben diversi.

Esempio: se una strada a due corsie e senso unico di marcia, si immette su una rotatoria, anch’essa a due corsie, la logica suggerirebbe che, nell’immettersi nel senso circolare, si mantenga la propria corsia di marcia… non fosse altro che per mantenere una forma circolare…. La stragrande maggioranza dei conducenti di veicoli, invece, pur transitando sulla destra, in ossequio al disposto del Codice della  Strada, una volta all’interno della rotonda, transita tranquillamente verso la corsia di sinistra disegnando una sorta di “tangente” col centro (sulle aiuole è assolutamente vietato il transito di pneumatici… per fortuna!!!).  E il colmo è che se il conducente che “già sta a sinistra (ricordate? Nelle strade cittadine, sulle corsie parallele, è consentito il transito su entrambe) esprime disappunto per la manovra che gli “taglia la strada”, si sente pure prendere a male parole!

Tempo addietro ci siamo occupati delle manovre su strada, del cambio di corsia e dell’obbligo di segnalare – e per tempo – cosa si intende fare mentre si sta guidando; continueremo a farlo; continueremo a trattare di volta in volta i diversi comportamenti, ma continueremo anche a dire che alla fine, l’unica vera, efficace soluzione sarebbe solo un sano buon senso da parte di tutti. Un’utopia? Forse sì, ma prima di definirla tale, dovremmo fare tutti un attento esame di noi stessi e magari, qualche volta, anche un sano “mea culpa”.

Paolo Boncompagni