“Il Patto” cita in Tribunale Marco Fioravante per impedire l’uso del simbolo e del nome

14 novembre 2012 | 15:00
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“Il Patto” cita in Tribunale Marco Fioravante per impedire l’uso del simbolo e del nome

Battaglia legale sulla presunta “violazione del legittimo utilizzo”

Il Faro on line – ‘Il Patto’ porta in Tribunale il consigliere comunale Marco Fioravante per impedirgli l’illegale utilizzo del simbolo e del nome dell’Associazione civica. Questa mattina è stato infatti depositato presso le Sezioni specializzate in proprietà industriale e intellettuale del Tribunale di Roma un atto di citazione con cui i legali della formazione civica per la quale lo stesso Fioravante si era candidato sindaco nelle elezioni comunali del 2011, chiedono che venga accertata la violazione del legittimo utilizzo del simbolo, nonchè “la cessazione immediata dell’utilizzo del nome e del marchio ‘Il Patto’, con il conseguente obbligo a non usarlo in futuro”.

L’istanza contiene inoltre una richiesta di risarcimento del danno a favore dell’associazione di 100mila euro per i danni subìti a causa della condotta del consigliere comunale e per l’uso indiscriminato del simbolo ‘Il Patto’. 

“Nell’atto di citazione – è scritto in unan nota stampa del Patto – si ripercorre la storia della formazione politico-culturale, nata nel 2010 e registrata presso la Camera di Commercio per tutelarne il logo, scesa in campo nelle consultazioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Latina della primavera 2011 con una lista civica della quale Fioravante era il candidato sindaco. Quest’ultimo riuscì ad essere eletto come consigliere solo grazie ai consensi ottenuti dai candidati consiglieri, ma i dissapori con gli altri esponenti del gruppo iniziarono sin da subito, quando il direttivo – nato per determinare la linea da seguire in Consiglio – decise “sulla non opportunità politica che Fioravante facesse parte della Commissione urbanistica, in quanto titolare di uno studio tecnico e, pertanto, portatore di interessi di soggetti privati”, nonché per altre ragioni di altrettanto evidente inopportunità politica connesse a pregresse vicende giudiziarie.

La decisione del direttivo venne disattesa dal consigliere che disertò nelle settimane e nei mesi successivi tutte le riunioni dell’organismo tanto da indurre – nell’ottobre 2011 – l’assemblea degli associati a deliberare la sua espulsione diffidandolo, contestualmente, a non utilizzare in nessun modo ed in nessuna occasione il nome ed il simbolo della formazione civica. Nonostante ciò, si sottolinea nell’atto di citazione, anche dopo l’espulsione, “Fioravante ha continuato ad utilizzare il nome ed il marchio de Il Patto, anche durante il Consiglio Comunale e i lavori della varie Commissioni consiliari, diffondendolo inoltre sul web, su emittenti televisive e sulla stampa locale oltre che sulla sua pagina Facebook”.

“Nonostante l’Associazione abbia sollecitato più volte a cessare qualsiasi utilizzo illecito dei propri segni distintivi – sottolineano ancora i  legali de Il Patto – anche attraverso una vera e propria diffida, Fioravante ha sempre ignorato tali richieste. Essendo l’Associazione senz’altro un esempio di rispettabilità è evidente come l’immagine di  Fioravante abbia giovato dell’agganciamento al  nome e al  marchio de ‘Il Patto’ e in particolare del patrimonio di consenso elettorale: lo stesso – sempre secondo la posizione del Patto – è stato infatti eletto grazie ai voti della lista, superiori ai suoi consensi personali, abbondantemente inferiori. Appare, altresì, evidente che la sua condotta non solo ha generato un danno all’Associazione, ma ha anche ingenerato dubbi ed equivoci nella cittadinanza, la quale continua ad oggi a ricevere da lui notizie non veritiere”.

I legali del ‘Il Patto’ hanno dunque citato Fioravante a giudizio innanzi il Tribunale di Roma e fanno sapere di essere pronti ad intraprendere ulteriori azioni giudiziarie nei confronti di tutti coloro che hanno consentito ovvero in futuro consentiranno a Fioravante di proseguire nell’illegale azione di utilizzo del nome e del marchio. Ora la battaglia si sposterà dunque nelle aule di Tribunale.