Tevere: Roma, oltre 500 ettari a rischio idrogeologico molto elevato
Nel Lazio il 98,4% dei Comuni ha aree a rischio frane o alluvioni. Legambiente Lazio: āPrevenzione per battere il rischio, stop a opere dannose come il Porto di Fiumicinoā
Il Faro on line āĀ Nel Comune di Roma sono ben 552,66 gli ettari classificati a ārischio idrogeologico molto elevatoā R4 ricadenti nel bacino del Tevere, un territorio fragile tra Ponte Milvio, le aree dellāAniene e la foce del fiume del quale tornare ad occuparsi nei momenti lontani dalle emergenze per alluvioni e frane. Nel Lazio il 98,4% dei Comuni presenta fattori di rischio idrogeologico, sono ben 372 su 378 ad avere aree a rischio frane o alluvioni, secondo i dati rielaborati da Legambiente dellāultimo Rapporto āIl rischio idrogeologico in Italiaā del Ministero dellāAmbiente.Ā
Il 7,6% del territorio regionale ĆØ ad altra criticitĆ idrogeologica, si tratta di 1.309,1 ettari nel complesso , dei quali 452,5 (2,6% del totale) sono in aree alluvionabili e 856,6 (5,0%) in aree franabili. Sul totale delle aree critiche, il 65% sono aree a rischio frane, mentre il 35% ĆØ costituito da aree a rischio alluvioni.Ā
āA Roma e nel Lazio per battere il rischio frane e alluvioni serve prevenzione, bisogna rendere operativi i piani di bacino approvati trovando le risorse per la manutenzione del territorio, una grande utile opera pubblica da realizzare per evitare drammi e sciagure che stanno aumentando con i cambiamenti climatici, fermando invece opere dannose come il nuovo porto di Fiumicino in aree a rischio molto elevato alla foce del Tevere ā ha commentato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio -. Non possiamo continuamente assistere a tragedie o anche solo rischiarle, il clima ĆØ cambiato e nelle diverse stagioni si inaspriscono piogge e siccitĆ , serve una nuova attenzione per questi temi. Questa ĆØ una delle politiche per le quali ĆØ fondamentale che la Regione Lazio torni ad avere un governo al piĆ¹ presto: come ĆØ stato fatto anni fa per il catasto degli incendi, va messa in campo unāazione coordinata per attuare gli interventi previsti nei piani delle AutoritĆ di bacino. Le case e le aree produttive nelle zone di esondazione vanno delocalizzate, cosƬ come vanno fermati assurdi nuovi progetti in aree a rischio molto elevato, uno su tutti il Porto della Concordia a Fiumicino.āĀ
La provincia con il maggior numero di ettari a rischio piĆ¹ alto ĆØ quella di Frosinone, con 497 ettari suddivisi nei 91 Comuni; segue Roma con 277 ettari a rischio in 116 Comuni, poi Viterbo con 195 ettari in 60 Comuni, Latina con 191 ettari in 32 Comuni e Rieti con 149 ettari in 73 Comuni. Se allarghiamo lo sguardo a tutte le aree con criticitĆ idrogeologiche (non considerando solo quelle dove il pericolo ĆØ piĆ¹ elevato) complessivamente nel solo Comune di Roma sono a rischio oltre 1.800 ettari, ricadenti nel bacino del Tevere: ai 552,66 ettari classificati a ārischio idrogeologico molto elevatoā R4, se ne aggiungono 319,48 a ārischio elevatoā (R3, 0,27%) e 935,10 a ārischio medioā (R2, 0,79%).Ā
ā Basta gridare allāemergenza dopo i disastri, per lāattuazione dei piani contro il dissesto idrogeologico sono state reperite risorse per poche decine di milioni di euro mentre solo per il Tevere il fabbisogno ĆØ di 1,7 miliardi ā afferma Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio -. Bisogna tornare a rispettare le zone di espansione naturale dei corsi dāacqua, evitare arginature e interventi sui corsi dāacqua che tendano ad ampliare le zone edificabili, battere il consumo di territorio e la cementificazione selvaggia che sono i veri nemici del rischio idrogeologico. Per questo, proponiamo sin dagli anni ā90 la creazione del parco inter-regionale del Tevere, uno strumento di tutela e valorizzazione degli ambiti fluviali ed unāoccasione di sviluppo e pianificazione sostenibile del territorio intorno al fiume.āĀ
Secondo gli ultimi dati disponibili, sarebbero stati stanziati solo 60 milioni di 1,7 miliardi di Euro stimati dallāAutoritĆ di bacino del Tevere nel Piano di Assetto Idrogeologico. Solo il 4% del totale degli investimenti per il PAI (piano assetto idrogeologico) ĆØ stato reperito, per gli interventi da attuare per le aree a rischio frana, a rischio idraulico, per la manutenzione ordinaria e contro i dissesti di basso rischio per il reticolo minore. A dimostrazione di come le risorse in questo settore sono sempre piĆ¹ difficilmente reperibili e come sinora, invece, allāaumentare delle spese per una presunta messa in sicurezza, ĆØ corrisposta una contemporanea crescita delle spese in interventi straordinari per alluvioni, con una una dissipazione di risorse economiche.Ā