Maltempo, allarmi e allagamenti. Le verità e le polemiche

15 novembre 2012 | 04:12
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Maltempo, allarmi e allagamenti. Le verità e le polemiche

Clini: “Subito un piano nazionale contro il dissesto idrogeologico. Bisogna pensare a delocalizzare le zone a rischio”
Il Wwf: “Le oasi sono state fondamentali per trattenre e assorbire l’acqua”

Il Faro on line – Partiamo da un presupposto: se alla Foce del Tevre non è poi accaduto un granché ciò non vuol dire che l’emergenza sia stata “inventata”. La giornata di ieri è pssata tra allarmi e smentite, preoccupazioni e rassicurazioni, anche a volte al limite della presa in giro. Peggio sarebbe però ridurre il problema a barzelletta, perché tale non è statto in altre zone anche del Lazio, e perché tale non è. Ce ne accorgiamo drammaticamente quando capitano disastri come quello di Sarno, ma poi dimentichiamo in fretta. Detto questo, è chiaro che l’analisi idrogeologica degli italici terreni non sempre collima con la realtà. O meglio: spesso le carte segnalano pericoli che improvvisamente spariscono per poi ripresentarsi tali e quali appena un po’ più in là (Fiumicinoin questo è un “caso di scuola”). Il punto dunque non è di stabilire o meno se un territorio sia a rischio, ma di farlo in maniera chiara, trasparente e comprensibile. E soprattuto, agire poi di conseguenza: a volte l’incertezza uccide più di una dolorosa presa di coscienza.
Va anche detto che alla foce del Tevere stavolta il fiume ha trovato cielo sereno e mare calmo, il che vuol dire nessun ostacolo per “spalmarsi” nel Tirreno. In caso di intensi temporali e mare mosso la storia sarebbe andata diversamente.

La posizione del ministro Clini
Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, dal canto suo, accelera verso l’obiettivo di difendere il territorio contro i disastri climatici, che stanno piegando l’Italia. Nei prossimi giorni presentera’ al Cipe (Comitato interministerialeper la programmazione economica) un piano nazionale contro il dissesto idrogeologico per chiedere risorse mirate per la difesa e la manutenzione del territorio. Un piano che conterra’ anche misure tecniche, come il divieto di usare aree ‘vulnerabili’ per l’espansione delle citta’ e degli insediamenti produttivi. 

Il pressing di Bruxelles
Il pressing e’ gia’ partito anche verso Bruxelles affinche’ l’Unione Europea svincoli dal patto di Stabilita’ i Comuni virtuosi: “E’ francamente assurdo che Comuni in avanzo di cassa e con risorse a disposizione non riescano a spendere questi soldi per fare prevenzione – ha detto Clini, oggi in visita al salone Eicma a Fieramilano – Abbiamo aperto la discussione con la Commissione europea e mi auguro che risponda rapidamente”. Il piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la messa in sicurezza del territorio italiano, peraltro richiesto dalla stessa Unione europea, conterra’ “misure che nascono dall’esperienza e dal buon senso – ha spiegato Clini – Ci sono territori che sono diventati vulnerabili e vanno protetti, percio’ la prima cosa e’ che non possano essere utilizzati per progetti di espansione urbanistica e di insediamenti produttivi. Molte zone del Paese sono state usate intensivamente – ha aggiunto – e bisognera’ rivedere questo uso, promuovere programmi di delocalizzazione. Come avviene dovunque in Europa si affronti questo tema”. Secondo il ministro, “la variazione climatica ha messo in evidenza rischi che prima non emergevano perche’ il regime di pioggia era diverso”. Il piano, ha spiegato Clini, contiene anche “l’indicazione delle politiche e delle misure strutturali e infrastrutturali che dovrebbero servire a prevenire i danni, ma anche a fare in modo che la manutenzione del territorio diventi una risorsa e una opportunita’ di cresciuta economica”. Il ministro spinge anche per inserire il Fondo nazionale per la messa in sicurezza del territorio nella Legge di stabilita’ perche’ “avere 1-1,5 miliardi ogni anno per 15 anni sarebbe un grande risultato”.

L’importanza delle oasi fluviali
Durante le alluvioni di questi giorni le oasi fluviali “hanno svolto la funzione di ‘cuscinetto’ contro straripamenti, dissesti e frane, poiche’ grazie alla propria vegetazione trattengono e proteggono terreno e sono in grado di assorbire l’acqua che invece il resto del territorio, sempre piu’ cementificato e reso impermeabile da case, infrastrutture e asfalto, ormai non riesce piu’ a incamerare”. Lo rileva il Wwf, che sottolinea come “con una natura piu’ protetta ci sarebbe anche piu’ sicurezza per le popolazioni“. Le oasi fluviali colpite dal maltempo, soprattutto nella Maremma toscana, sono oggi “un luogo dove regna la devastazione, con allagamenti che hanno travolto ponti, e staccionate, sommerso osservatori e rifugi, interrotto strade e sentieri e gonfiato stagni e lagune in grado di contenere l’acqua che altrimenti si sarebbe ulteriormente riversata sulle abitazioni e sulla popolazione”, evidenzia il Wwf. “Le oasi Wwf, e la natura in genere, sono un baluardo contro il dissesto idrogeologico aggravato dai cambiamenti climatici”, prosegue l’associazione ambentalista. “In Italia, dove il consumo di suolo di un territorio gia’ fragile e ipercementificato nei prossimi 20 anni sara’ di 75 ettari al giorno, il tragico bilancio e’ di 3.660 morti negli ultimi 60 anni provocati da frane e alluvioni e di 52 miliardi di euro di danni”.

Nella notte il Tevere si è abbassato
Il Tevere e’ a livelli stabili e stazionari “sotto la soglia dei 13.50 metri” e nella notte l’acqua ha iniziato a scendere lungo il corso del fiume all’interno della citta’ di Roma. “Sul fronte operativo i volontari della Protezione civile regionali insieme a quelli di Roma Capitale, stanno operando laddove si sono creati disagi a causa di rigurgiti del sistema fognario – informa una nota della Regione Lazio -. In particolare all’ospedale Fatebenefratelli sono al lavoro diverse squadre di volontari per pompare l’acqua da alcuni locali seminterrati allagati a causa di una infiltrazione”.   Inoltre l’Ardis (Agenzia regionale difesa del suolo) sta monitorando gli argini a valle di Roma e, in generale, tutto ilcorso del Tevere fino alla foce. Previsti anche dei presidi all’idroscalo di Ostia e in accordo col comune di Fiumicino al passo della Sentinella per verificare che il deflusso delle acque a mare avvenga con regolarita’. L’Unita’ di Crisi permanente, che coinvolge, oltre alla Protezione civile regionale, rappresentanti della protezione civile di Roma, Anas, Acea, Ato2 e Ardis, continuera’ a garantire un costante monitoraggio della situazione e a fornire i necessari aggiornamenti.

Un intero canile spazzato via dall’acqua: morti 30 animali
Un intero allevamento di cani, tra Orte Scalo e Gallese, e’ stato travolto ieri dall’ondata di piena del Tevere. Una trentina di cani, rinchiusi nelle gabbie, sono morti annegati. Lo ha reso noto il sindaco di Orte Dino Primieri. “Il loro proprietario – racconta il sindaco – ha fatto tutto il possibile per salvarli, ma non c’e’ stato nulla da fare: il livello dell’acqua del Tevere e’ salito troppo velocemente. L’uomo – dice ancora – e’ riuscito a mettere in salvo solo pochi esemplari di cane e alcuni gatti che ospitava a ‘pensione’. In suo aiuto sono accorsi alcuni volontari ma sono riusciti amettere in salvo solo cinque cani e venti gatti”. L’ondata di piena del Tevere ha compiuto una vera e propria strage di animali. “Sono annegati tantissimi polli, galline, conigli e qualche vitello – precisa il sindaco Palmieri – e ilbilancio è ancora provvisorio. I danni riportati dalle persone che hanno i terreni vicino alle sponde del Tevere sono ingenti. Cosi’ come quelli subiti dalle attivita’ commerciali e dalle strutture pubbliche di Orte Scalo”. 
Angelo Perfetti