“Pugni nello stomaco”

17 novembre 2012 | 00:59
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“Pugni nello stomaco”

Così gli uomini raccontano la violenza sulle donne. Il 23 novembre reading teatrale in prima nazionale al Club Nautico di Gaeta

Il Faro on line – C’è una malattia che ogni anno colpisce milioni di donne in tutto il mondo. Parecchie non sopravvivono. Quella malattia si chiama uomo. Un estraneo soltanto nella minoranza dei casi: più della metà di tutte le donne che muoiono ammazzate viene uccisa da suo marito, dal suo compagno, dal suo ex. A casa come in mezzo alla strada. La violenza sulle donne è un male tristemente democratico: resiste a tutte le latitudini, è trasversale all’età, alla classe sociale, al livello di istruzione, al credo religioso, dilaga tanto nei Paesi poveri quanto in quelli ricchi. Si consuma nelle forme eclatanti dell’abuso sessuale e dell’omicidio, ma anche in quelle più sottili dell’insulto verbale, della vessazione, della sopraffazione psicologica.

«Aiutateci a mettere fine a questa pandemia di violenza», ha esortato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, che ha indicato anche la strada a governi, istituzioni e cittadini: promuovere modelli sani di mascolinità tra le giovani generazioni. Il messaggio è chiaro e nient’affatto scontato: la violenza sulle donne, contro la quale il 25 novembre si celebra la Giornata Internazionale, non è un problema delle donne. È sbagliato relegarlo ad “affare” delle vittime. Il silenzio degli uomini sull’argomento non è più tollerabile. Così come non è più accettabile la reazione maschile comune che oscilla tra la caccia al mostro (l’equazione, anch’essa assolutoria, tra violenza e follia) e la continua ricerca di giustificazioni inaccettabili (la gelosia, la passione, la vendetta). 

Dall’esigenza di affrontare la questione rovesciando la prospettiva nasce il reading teatrale “Pugni nello stomaco – La violenza sulle donne raccontata dagli uomini”, a cura di Manuela Perrone e Vincenzo Schirru, che va in scena in prima nazionale a Gaeta venerdì 23 novembre (Club Nautico, ore 21, ingresso libero): un viaggio alla scoperta di come gli uomini hanno raccontato la violenza – fisica, verbale o psicologica – esercitata contro le donne. 

Le voci e i corpi dello stesso Schirru con Simona Augelli, Paola Iacobone e Fortunato Leccese (tutti attori professionisti legati a Gaeta), accompagnati dalle improvvisazioni musicali del maestro Guido Terracciano, guidano il pubblico in un itinerario scioccante, puntellato di monologhi autoassolutori, barzellette violente quanto una coltellata, stupri, omicidi improvvisati commessi da mariti e padri esemplari, umiliazioni, metafore folgoranti. Una scaletta di brani a tinte forti (gli autori sono Gabriele Aprea, Stefano Bergamasco, Andrea Brancolini, Ezio Tarantino, Tommaso Valente, con una piccola perla finale dello scrittore Attilio Del Giudice) raccolti e selezionati appositamente per l’evento, anche grazie alla collaborazione del sito di neo-letteratura Aphorism.it diretto da Luigi De Luca. L’unica narrazione femminile è quella di Elena Tomaini, scelta per la lucidità e il coraggio con cui testimonia le macerie che la violenza psicologica lascia sul campo. Non mancano incursioni in territori celebri, dalla Ciociaria di Alberto Moravia all’America di Raymond Carver e David Foster Wallace, dalle atmosfere elettriche di Stephen King a quelle chirurgiche di Roberto Bolaño, passando per la gelida Svezia di Stieg Larsson . 

«L’intento è quello di dare una scossa agli uomini “sani”», sottolinea Manuela Perrone, giornalista ed esperta di pari opportunità, anche lei di origini gaetane, che ha lanciato l’idea del reading. «Nessuno può più chiamarsi fuori pensando che la violenza sulle donne non lo riguardi. Riguarda tutti, invece, perché è figlia degli stereotipi e degli equivoci con cui tutti siamo stati allevati. Il nostro compito deve essere quello di spezzare la catena di pregiudizi che continua a inquinare i rapporti tra i generi e di offrire modelli alternativi alle nostre figlie e ai nostri figli». 

«Abbiamo aderito all’iniziativa “Pugni nello stomaco” perché siamo sensibili a questi temi», dice Luigi De Luca. «Informazione e cultura formano le coscienze, riducono le incomprensioni  e favoriscono la distensione dei rapporti, in qualsiasi campo. Bisogna raccontarsi gli avvenimenti per fare in modo che non avvengano più, ce lo insegna la storia; mentre girarsi dall’altra parte, far finta di nulla, assumere atteggiamenti ponziopilateschi non serve a nessuno. Noi non temiamo di esporci e condividere con il pubblico argomenti che, purtroppo, sono tristemente attuali: Aphorism è un sito che non ha paura di raccontare la verità, anche quando è brutta».

«Ho voluto fortemente questa iniziativa a Gaeta – spiega Sabina Mitrano, assessore alla cultura del Comune di Gaeta – perché credo che “fare cultura” significhi anche confrontarsi con temi importanti e delicati come questo. La violenza sulle donne è ancora uno degli ostacoli più grandi alla definizione di una società realmente civile ed evoluta. Anche Gaeta deve fare la sua parte per favorire una riflessione seria e consapevole su questo problema. Mi preme, inoltre, ringraziare tutte le persone che hanno ideato questo evento e contribuito a realizzarlo gratuitamente: sono tutti volontari, dai curatori agli attori, mossi esclusivamente dal desiderio di dichiarare, ciascuno con il proprio talento, il loro “no” alla violenza».

Al pubblico non sono risparmiati i dettagli più crudi. «Alcuni brani sono veri cazzotti nello stomaco – conclude Perrone – ma non abbiamo voluto censurare nulla. Abituati come siamo ad ascoltare la sola narrazione delle vittime, è arrivato il momento di prestare attenzione alle parole degli uomini: sono loro, stavolta, a rivelare quel che c’è di marcio e di potenzialmente deflagrante nel loro rapporto con le donne».