Aperture nonviolente dopo il 14 novembre. Lentius, profundius, suavius

21 novembre 2012 | 03:56
Share0
Aperture nonviolente dopo il 14 novembre. Lentius, profundius, suavius

Il commento del Movimento Nonviolento romano agli scontri di piazza

Il Faro on line ā€“ Dal Movimento nonviolento romano riceviamo e pubblichiamo. ā€œIl fatto che si sia tornati a scendere in piazza in tanti, soprattutto ragazzi e ragazze, ĆØ positivo e squarcia finalmente il velo di illusoria pacificazione steso sullā€™Italia dal governo dei tecnici. Un movimento di livello europeo che vede uniti Ā studenti, docenti e il mondo del precariato non puĆ² che donarci speranza per lā€™avvenire. ƈ per questo che molti di noi hanno partecipato fisicamente al corteo pur essendo consapevoli della pericolosa fiducia di certi gruppi di essere efficienti solo urtando direttamente il sistema, rompendone delle parti, cose o persone. Una disposizione dellā€™animo alla violenza (anche se solo di ā€œre-azioneā€) che ci ha reso non sorprendente lā€™esito del corteo.

Lā€™attenzione di questi gruppi ĆØ verso i nemici contro cui lottare (il poliziotto, il politico, lā€™uomo occulto della finanza), invece che alla solidarietĆ  con le persone per cui e con cui operare: queste passano in seconda linea e non sono continuamente nel pensiero dei mezzi e del fine perchĆ© ciĆ² che interessa ĆØ lā€™urto, lo ā€œspaccamo tuttoā€ come si dice a Roma. Non basta dire contro il capitalismo, contro il potere, contro le banche, contro lā€™austerity se non si ha la coscienza precisa dei perni guasti del sistema da mutare ā€“ il militarismo della societĆ  in primis diciamo noi ā€“ : la rabbia va bene per la spettacolarizzazione dei media, ma non ĆØ un programma politico.
Poi bisogna saper distinguere i singoli atti di violenza da quella strutturale, altrimenti qualsiasi condanna dei primi rimane senza senso. Certamente tirare pietre o altri oggetti contro la polizia ĆØ inaccettabile violenza.

CosƬ come non ĆØ ammissibile lanciare lacrimogeni dal Palazzo di Giustizia (per poi dire che sono rimbalzati sulla finestra per sbaglio) o tantomeno manganellare un manifestante, tenendogli stretta la testa fra le gambe, quando ĆØ giĆ  a terra inerme. NĆ© ĆØ concepibile in uno Stato democratico che le forze dellā€™ordine, come ĆØ successo in tutte le piazze europee, si dividano in squadre per caricare indiscriminatamente i manifestanti in fuga.

Questa violenza ci indigna ancor di piĆ¹ e ci spinge a chiedere delle risposte ad alcune pressanti domande: chi ĆØ in Europa che ha interesse alla gestione brutale delle piazze e alla chiusura degli spazi democratici? Chi ĆØ che in Italia, ma non solo, si sta occupando della formazione degli agenti di polizia? E se formassimo i poliziotti a gestire diversamente i conflitti in maniera creativa e nonviolenta?In ogni caso, quali che siano le risposte, se si vuole trovare una via dā€™uscita, non cadere piĆ¹ nelle trappole, uscire dalla violenza e avviarsi sulla strada della nonviolenza, bisogna cambiare totalmente strategia. Lo avevamo giĆ  detto dopo il 15 ottobre, continuiamo a ripeterlo ora. Non si tratta di isolare o respingere i vandali ā€“ ammesso che esistano ā€“ ma semplicemente di creare le condizioni affinchĆ© ogni manifestazione di dissenso non finisca in guerriglia urbana. Non ci interessa di chi sia la colpa. Innanzitutto bisogna proclamare preventivamente il carattere nonviolento delle manifestazioni. E poi bisogna metterlo in pratica davvero. Basta con i cortei gridati. Si pensi piuttosto a dei sit-in in grandi spazi, meglio ancora se nei parchi, con la musica classica come colonna sonora. In un contesto cosƬ gli scudi e i caschi dei manifestanti cosƬ come quelli della polizia sarebbero fuori luogo.

Poi, si rinunci alla mega manifestazione, sempre a Roma, e si privilegino tantissime piccole manifestazioni, collegate fra loro, in ogni cittĆ  e in ogni paese, dando davvero a tutti la possibilitĆ  di partecipare, soprattutto alle famiglie, ai bambini, agli anziani. Anche in questo caso chi cercasse lo scontro sarebbe messo alla berlina, ed invece della polizia ci sarebbe il vigile. Che i prossimi cortei, che le prossime occupazioni siano talmente assordanti da restare festosamente in silenzio: questo ĆØ insieme il nostro augurio e il nostro impegno. Il movimento per una liberazione nonviolenta dalla dittatura della finanza ha bisogno di chiarezza. La nostra deve essere una proposta assolutamente limpida: nella strategia, negli obiettivi, nella tattica, nelle alleanze, nel linguaggio, nello spirito. La violenza ci indigna sempre, continuamente la nonviolenza ci ingegna.

P.S. Sarebbe bello vedere nelle caserme di polizia circolare la rivista ā€œAzione Nonviolentaā€ fondata dal filosofo Aldo Capitini nel 1964, come segno e garanzia che la tutela dellā€™ordine sta dalla parte degli ultimi, dei deboli, delle vittime e non del Potere occulto o menoā€.