B4a, quei possedimenti che non generano ricchezza

3 dicembre 2012 | 04:05
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B4a, quei possedimenti che non generano ricchezza

Tra tasse, ritardi e svalutazioni ciò che una volta veniva considerato un “bene” sta perdendo progressivamente il proprio valore

Il Faro on line – E’ il periodo in cui si deve pagare l’Imu. Sulla prima casa – ed è una fitta al cuore (e al portafoglio) di migliaia di famiglie – sulla seconda casa, e sui terreni. A Fiumicino quest’ultima tipologia si scontra con una situazione sulla quale vale la pena fare un ragionamento. E il ragionamento si fonda sul concetto di ricchezza individuale e di ricchezza collettiva.

Il periodo storico nel quale stiamo vivendo sta lentamente, ma neanche troppo…, depauperando le ricchezze delle famiglie italiane. Già abbiamo scritto che il famoso “tesoretto” che molti italiani – e in special modo molti fiumicinesi che hanno avuto la fortuna di entrare nel mondo lavorativo nei cosiddetti “anni d’oro” potendo mettere da parte cospicue somme, forti anche di proprietà di terreni dovute alla spartizione avvenuta nella metà dello scorso secolo – sta diminuendo a vista d’occhio. Ma la cosa grave è che oggi come oggi sta sparendo anche il valore oggettivo dei possedimenti. In particolare per i “famosi” B4a, per i quali da anni viene chiesto un pagamento come se fossero terreni edificabili quanto tali ancora non lo sono a causa dei vincoli di natura idrogeologica che bloccano qualsiasi sviuppo.

Su quei terreni lo Stato, sotto forma di Comune, chiede il pagamento di tasse molto onerose per le famiglie (e qui parliamo di loro, non dei costruttori in gradi di fare speculazioni edilizie); chiede anche gli arretrati, mandando in ginocchio un’intera generazione. In sostanza, con la promessa che un domani (già trasformato in “dopodomani” dai ritardi degli amministratori pubblici e dalla contorsione burocratica) il terreno produrrà reddito, oggi si chiede un esborso economico. Ma così facendo, si arriva ad un bivio. Chi non ce la fa perde il bene di sua proprietà ricevendo un compenso molto minore rispetto a quello di valore reale, chi invece ce la fa a costo di grandi sacrifici continua a tirare fuori soldi, magari anche indebitandosi per pagare le tasse, fino ad arrivare al monto in cui potrà vendere, ma dovrà togliere dal totale che riceverà come compenso tutto ciò che nel frattempo è stato speso per mantenerne la proprietà. Insomma, l’arricchimento o non c’è o è davvero esiguo. Moltiplicare questo per tutte le famiglie interessate da la misura di come sia stato politicamente miope essere arrivati a questo punto.

Ricordo che non sto parlando di costruttori che muovono denaro anche potendo aspettare anni prima di monetizzare (ma ho qualche dubbio che i piccoli costruttori ancora riescano a sostenere questo standard…) bensì di semplici famiglie, che hanno ricevuto in eredità un pezzo di terra o che magari l’hanno acquistata sperando di poterci costruire casa per i figli. Le regole vanno rispettate, siamo d’accordo. Ma da tutti, a cominciare dalle Istituzioni, che troppo spesso “fanno la cresta” sui problemi della gente. E vanno scritte secondo scienza e coscienza. In questo momento le regole sembrano tanto scritte senza scienza – cioè senza avere chiari i problemi dei cittadini ma al solo scopo di fare cassa (per dare quali servizi, poi?!) – e interpretate senza coscienza. Poi ci lamentiamo se i nostri giovani abbiano come unico obiettivo quello di andare all’estero.

Angelo Perfetti
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I commenti

B4a, su questa storia si è scritto e detto fin troppo, ora basta! E’ ora che i cittadini  proprietari di questi terreni si riuniscano in una associazioneper intraprendere, in autonomia, una azione legale (class action) contro lo stato (in primis contro  il nostro Comune che non ha fatto nulla, ma proprio nulla, per sbloccare questa situazione) per richiedere un risarcimento dei danni subiti denunciando chi non ha fatto il proprio dovere difendendo gli interessi di pochi a danno di una interà comunità. Le recenti storie italiane ci hanno dimostrato che oggi, in Italia, solo la Magistratura può difenderci. Non fidiamoci dei politici chi di tanto in tanto si affacciano su questa vicenda per dire e non dire, per promettere facili soluzioni o aggiungere confusione alla confusione. Il mio è un appello, uniamoci solo cosi potremo difendere i nostri diritti.
Claudio De Biase

VIDEO ♦ In home page la puntata settimanale di “Dentro Fiumicino, approfondimento del Faro on line sull’attività politica locale. Per una visione senza interruzioni si consiglia di cliccare sull’icona YouTube appena sotto al video.