Eurispes, luci e ombre della Regione in vista del voto
Presentato a Roma il Rapporto realizzato da Eurispes su impulso dell’Associazione che riunisce gli ex consiglieri regionali. Il presidente Mario Abbruzzese rivendica i provvedimenti già adottati dalla Pisana contro la crisi
Il Faro on line – È stato presentato come un “libro di testo fondamentale” da studiare e tenere a mente per chi si candiderà nei prossimi mesi al governo della Regione. Non a caso, l’Associazione ex consiglieri e l’istituto di ricerca Eurispes hanno intitolato “Agenda Lazio 2013”il rapporto sui principali indicatori socio-economici del territorio, illustrato oggi per la prima volta a Roma, nella sede di Unioncamere, partner del progetto. Lo studio, infatti, mette in luce i punti sui quali la politica regionale sarà chiamata giocoforza a fornire risposte adeguate in tempi rapidi, al fine di contenere gli effetti della crisi globale e porre argine allo “smottamento del ceto medio” fotografato da Eurispes. Diminuzione del numero di imprese fuori dall’area metropolitana di Roma, calo costante dei depositi bancari delle famiglie, scarso accesso al credito, insufficiente valorizzazione dell’immenso patrimonio storico e culturale sono le criticità maggiori “raccontate” dai dati raccolti nel corso del 2011 dai ricercatori.
“I numeri del rapporto – ha commentato il presidente del Consiglio regionale, Mario Abbruzzese, intervenendo alla presentazione – ci dicono chiaramente in che posizione siamo e dove siamo diretti. È chiaro che in risalto ci siano le emergenze, i punti deboli del nostro sistema; ma è pur vero che in controluce possiamo e dobbiamo analizzare anche l’impegno istituzionale del Consiglio in questi ultimi anni sul fronte di quelle stesse problematicità, attraverso l’approvazione del Piano triennale del Turismo, della legge sull’Open Data, del Piano Casa, di nuove normative in materia di energie rinnovabili e di sviluppo del comparto agricolo”. Per Abbruzzese, il lavoro svolto dalla Pisana “rappresenta una traccia importante a vantaggio dei futuri candidati alla guida del Lazio, che mi auguro possano dare continuità ai nostri provvedimenti migliori”. Vede il bicchiere mezzo pieno anche il presidente dell’Associazione ex consiglieri, Enzo Bernardi: “Nonostante le difficoltà legate alla crisi globale, il settore della cultura continua a generare ricchezza nel Lazio, facendo registrare incrementi interessanti, sia in termini di visitatori, sia in riferimento agli introiti realizzati. È da qui che bisogna ripartire per produrre più posti di lavoro”.
I dati regionali in sintesi
I dati del Rapporto evidenziano innanzitutto una crescita dell’8,5% nel 2011 della popolazione residente nel Lazio rispetto al precedente rilevamento del 2001. Un incremento che ha interessato soprattutto la provincia di Latina (+10,7%). Parallelamente, è aumentato anche il numero di stranieri residenti, anche se in questo caso l’81,6% del totale regionale si concentra nella sola provincia di Roma. La popolazione straniera più rappresentata resta quella della Romania (36%), seguita a grande distanza da cittadini provenienti dalle Filippine, che nella provincia di Latina formano una comunità pari al 18,9% della presenza straniera su base locale. Quanto al versante economico, a trainare i conti delle imprese laziali sono le esportazioni del settore manifatturiero, che registra una crescita superiore rispetto al dato medio nazionale, con tendenza ad ulteriore rialzo nell’ultimo biennio.
A prediligere i prodotti made in Lazio è essenzialmente la Germania, con un aumento del 21,2% del volume d’affari nel 2011 rispetto al 2010. A seguire, Stati Uniti e Francia ma, mentre nel primo caso le esportazioni risentono della difficile congiuntura economica Usa (-24,7% rispetto al 2010), oltralpe i prodotti laziale aumentano del 28,1% la propria presenza. Tra le economie emergenti in cui l’export laziale registra le migliori performance, particolarmente interessanti sono gli incrementi registrati in Arabia Saudita (+287%) e Kazakistan (+198,4%). Le note dolenti riguardano il sistema bancario e l’accesso al credito da parte delle aziende. A partire dal 2009, nel Lazio sono diminuiti gradualmente i depositi bancari nominali, principale indicatore della ricchezza disponibile. Tranne il lieve incremento registrato nella provincia di Viterbo (+1,3% rispetto al 2010), è evidente quanto la crisi economica stia erodendo i risparmi dei singoli cittadini: tutte le altre province riportano infatti riduzioni significative dei depositi, dal -7,5% di Rieti al -1% di Roma.
In particolare, nel Lazio è possibile osservare le tipiche dinamiche della cosiddetta “stretta creditizia”, determinata da una riduzione della propensione al prestito del circuito bancario e dal contemporaneo aumento dell’ammontare del credito al consumo delle famiglie, perlopiù presso istituti finanziari alternativi. Tuttavia, gli sportelli bancari sul territorio sono aumentati del 21,1%,a fronte di un dato nazionale fermo al +14,8. L’Agenda Eurispes indica infine nell’investimento pubblico su nuove tecnologie e banda larga un’ipotesi concreta per garantire rapidamente più competitività alle imprese e tentare un riequilibrio economico tra le cinque province del Lazio. Proprio al fine di ammodernare la realtà produttiva e sociale, la Regione da tempo sta lavorando all’implementazione della propria dotazione infrastrutturale informatica. Grazie al finanziamento del ministero dello Sviluppo economico, è già stata predisposta, per questo 2012, la posatura di 504,8 chilometri complessivi di banda larga, di cui più della metà distribuiti tra le province di Frosinone (26,3% del totale) e Rieti 25,1%).
Le Province laziali in sintesi
Nel 2011 nella Provincia di Viterbo erano registrate 38.430 imprese e, da una lettura diacronica della serie storica, si può osservare, da un punto di vista unicamente quantitativo, una minore incidenza del territorio sul tessuto produttivo regionale. Negli ultimi dieci anni, infatti, le imprese di Viterbo sono le uniche che registrano un calo di quasi un punto percentuale; nel 2001 rappresentavano il 7,07% del totale imprese, nel 2011 la quota si è ridotta al 6,32%. Per contro, occorre evidenziare che nella provincia il numero delle società di capitale in dieci anni è raddoppiato, passando da 2.672 unità nel 2001, a 5.076 nel 2011, l’incremento maggiore in termini percentuali, anche se i valori rimangono ancora lontani dalla media regionale: sono il 13,2%, contro la media del 37,3%.
Tra le province laziali, Rieti è quella in cui sono localizzate il minor numero di imprese registrate, solo 15.232 unità, che rappresentano appena il 2,5% del tessuto produttivo regionale. Anche in questo caso, si fa riferimento ad una qualità imprenditoriale molto legata a settori tradizionali dell’economia, essenzialmente all’agricoltura (27,5%) e al commercio (22,5%), con una quota di imprese edili (19,5%) che si pone sopra la media nazionale. Anche dalla forma giuridica delle imprese reatine si evince il profilo di una struttura imprenditoriale ancora molto debole, caratterizzata soprattutto dalle ditte individuali, che nella provincia rappresentano il 67,2% del totale.
La Capitale continua ad essere dominante sul resto della Regione dal punto di vista economico. Persiste, infatti, il forte squilibrio evidenziato dai principali indicatori, con un numero di imprese romane che confermano la forza centripeta della provincia, che nel corso degli ultimi anni si è ulteriormente consolidata; nel 2005 le imprese romane rappresentavano poco meno del 72% dell’intero tessuto imprenditoriale regionale, nel 2011 le oltre 450mila imprese registrate corrispondono al 74% del totale regionale. Delle 227mila società di capitale presenti nella Regione Lazio, oltre 193mila sono registrate presso la Camera di commercio di Roma. L’estremo dinamismo dell’area romana e la sua capacità reattiva è dimostrato dal tasso di crescita delle imprese che sta tornando, seppur con difficoltà, ai livelli pre-crisi, con il 2,3%, a fronte dell’1,9% registrato a livello regionale e allo 0,8% della media nazionale.
Anche la Provincia di Latina come le altre province laziali, risente della forza attrattiva dell’area romana; infatti, se nel 2005 l’incidenza della provincia sul totale delle imprese regionali era pari al 10,5%, nel 2011 le 57.812 imprese registrate rappresentano il 9,5% sul totale imprese del Lazio, un’incidenza in calo di mezzo punto. Il settore agricolo registra una maggiore incidenza sul territorio, con il 19,6% a fronte del 14,6% rilevato a livello nazionale. Latina è inoltre la seconda provincia laziale per numero di società di capitali.
Nella provincia di Frosinone le attività che registrano i valori più elevati sono quelle legate all’estrazione di minerali da cave e miniere, con un’incidenza due volte sopra la media nazionale (2,2%), e le attività legate alla fornitura di acqua, reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento, che sul territorio mostrano un’incidenza una volta e mezza quella registrata a livello nazionale (1,4%). Al contrario, le attività immobiliari e quelle legate alla fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata non sembrano incidere in modo significativo sul sistema economico e produttivo della provincia. L’area produttiva di Frosinone, sebbene registri un tasso di crescita delle imprese superiore a quello di Viterbo e di Rieti, ma inferiore a quello di Latina e Roma, negli ultimi due anni sembra essere il territorio che, a livello di dinamicità imprenditoriale, registra le difficoltà maggiori; infatti, tra il 2010 e il 2011 il tasso di crescita delle imprese si è dimezzato, passando dall’1,7% allo 0,9%.